C’è chi, per sembrare più importante o per affermare un’autorità che non ha, si aggrappa a un intercalare come “ciccio”. È il tipico vezzo di chi finge di non ricordare il tuo nome per darsi un’aria distratta e dominante, sottolineando che non meriti la fatica della memoria. Un clichè di alcuni registidel passato che chiamano tutti “rospo” o “spa” o altre cazzate, per creare quell’aura di familiarità fittizia, in realtà studiata per mantenere le distanze. Insomma, un esercizio di prepotenza mascherata da ironia.

L’effetto? Zero carisma, tanto cringe.

La cosa più spassosa, quasi teneramente fantozziana, è che chi si atteggia a “boss del mondo con intercalare” non si sogna mai di usare “ciccio” o simili con qualcuno che riconosce come gerarchicamente superiore. Prova a chiamare “ciccio” il tuo capo o un cliente importante.

E allora, dato che il loro intercalare è una malattia sociale, mi riservo il diritto di rispondere con una sindrome tutta mia: quella di Tourette, adottando un paio di termini molto napoletani: “chiappariello” o “friariello” alla bisogna.

C’è un’amarezza profonda, un dolore che affonda le radici nelle tue ingiustizie, nei tuoi criteri distorti. È una tristezza antica, che risale a politiche marce, ad abusi di potere, a un sistema corrotto di familismi e clientele. Ho lottato con tutte le mie forze per trovare un posto dentro di te, per comprendere e adeguarmi al tuo mondo; ma è stato come combattere contro i mulini a vento. Ho cercato di sopportare, di adattarmi ai tuoi schemi, eppure più mi sforzavo, più avvertivo un peso insostenibile, una desolazione che mi scavava dentro. Non è il mio mondo, eppure l’hai invaso, l’hai asfaltato, più e più volte, come una macchina inarrestabile. Ho continuato a credere di non essere io l’anomalia, l’errore; e anche se molte cose sono già cambiate, tu rimani come un’ombra pesante che, purtroppo, dovrò sopportare per il resto dei miei giorni. Appartieni al mio tempo, un’eredità scomoda di cui non posso liberarmi, anche se il mondo corre verso nuovi pericoli e minacce, figlie, in fondo, proprio di ciò che tu rappresenti.

Il Centro Nadur di Cicciano, situato nella provincia di Napoli, sarà il palcoscenico per una straordinaria lectio magistralis intitolata “Lo shock dell’arte moderna”, in programma per mercoledì 20 marzo alle ore 10:00. Questo incontro è stato promosso e organizzato dal Liceo Enrico Medi di Cicciano e sarà guidato dal rinomato professore Pasquale Lettieri, noto critico d’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Nelle sue parole, il professor Lettieri pone l’accento sull’eclettismo assoluto che caratterizza lo scenario dell’arte moderna. Questo eclettismo, afferma, è capace di accogliere tutto e il contrario di tutto, eppure trova una sorta di coerenza nell’incoerenza stessa, una leggibilità nell’illeggibile. Tale fenomeno si presta a molteplici interpretazioni: critiche, psicologiche, antropologiche e formali.

Lettieri descrive la contemporanea convivenza conflittuale della diversità come il motore per la creazione di un nuovo concetto di arte. Quest’ultimo si manifesta come una trasmigrazione di linguaggi, in un perenne nomadismo senza sosta. Questo movimento è il frutto di un’endemia avanguardista, che si muove con una velocità sorprendente nel suo concepimento, nella sua esecuzione e nella sua dissoluzione. L’arte moderna è così frammentata, spezzata e ridotta al particolare, alla singolarità, riflettendo così la complessità e la molteplicità del mondo contemporaneo.

L’evento, orchestrato dal professor Giuseppe D’Avanzo, un insegnante presso il Liceo Medi, si apre con i saluti istituzionali della direttrice scolastica del Medi, la dottoressa Anna Iossa, e del sindaco di Cicciano, il professor Giuseppe Caccavale. La responsabilità della documentazione fotografica è stata affidata ad Andrea Bove e Laura Vecchione, mentre le riprese video saranno curate dal regista Felice Iovino.

Durante il corso dell’incontro, l’artista Antonella Pagnotta si esibirà in una performance intitolata “Le donne di Enea”, basata sui testi di Mauro Francolini. Questa performance pone al centro la figura di Enea, un personaggio il cui significato risulta particolarmente rilevante in un momento storico in cui il dibattito sulla discriminazione, la ricerca di nuove opportunità e la ricerca di una dimora propria sono al centro dell’attenzione. Questi sono concetti che Virgilio, attraverso il racconto di Enea, ci ha trasmesso e che dovrebbero permeare la nostra esistenza.

Enea, privato della sua terra e della sua casa, ha vagato in cerca di esse, generando una stirpe senza fine, di cui noi siamo parte integrante. La performance mette in scena Enea e le dee che lo circondano, ognuna con i propri sentimenti: Venere, che lo ha generato e nutre per lui un amore materno infinito; Giunone, che lo ha ostacolato e combattuto; Didone, che lo ha amato fino alla morte.

Attraverso questa performance, Antonella Pagnotta esplora le complesse relazioni umane e divine che permeano il mito di Enea, evidenziando le sfumature e le contraddizioni della condizione umana e portando alla luce il valore universale dei temi trattati nell’opera di Virgilio.

“Alcuni potrebbero interpretare i nostri giorni come un periodo di stagnazione e confusione,” sottolinea la dirigente Anna Iossa, “ma questa percezione non corrisponde alla realtà, poiché gli artisti sono coinvolti, ciascuno, in una rivoluzione personale. Sperimentano con tutti i linguaggi, dai più avanzati ai più tradizionali. Nessuno è immune da un costante processo di esplorazione e sfida, come ci insegna l’arte moderna.”

Gli artisti del gusto dello Sciusciante offriranno un momento di pausa e ristoro con un coffee break per tutti i presenti.

Letizia Bonelli