Nei giorni scorsi a Venezia si è celebrato il matrimonio di Jeff Bezos. La cosa non mi avrebbe fatto particolare effetto se non fosse per ciò che ho visto (e che mi ha fatto riflettere) in piazza San Marco: un gigantesco striscione di 20×20 metri con la scritta “If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax”, ossia “Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, allora puoi pagare più tasse”. A srotolarlo sono stati attivisti e attiviste di Greenpeace Italia insieme al gruppo britannico Everyone Hates Elon.

Perché parlo di questa protesta

Mi ha colpito come la protesta sia riuscita a concentrare in un’immagine e in poche parole un messaggio potente. Nel leggere le motivazioni di Greenpeace ho ritrovato molte delle mie convinzioni: da una parte l’ostentazione di ricchezza di pochi miliardari che vivono senza limiti, dall’altra milioni di persone che subiscono gli effetti della crisi climatica. Secondo Greenpeace, stili di vita come quelli dei super ricchi stanno letteralmente “portando il pianeta al collasso”. Jeff Bezos – terzo uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato in oltre 200 miliardi di dollari – è diventato il simbolo di questa disparità: la città blindata per il suo matrimonio mentre chi non ha voce soffre le conseguenze dell’emergenza climatica.

Cosa chiedono gli attivisti

La protesta non è solo un gesto dimostrativo: chiede un cambiamento concreto. Greenpeace sostiene che tassare i super ricchi e i settori più inquinanti (industria fossile e difesa) sia un passo necessario per finanziare la transizione energetica e colmare le diseguaglianze. Secondo l’organizzazione, se le fortune dei miliardari venissero tassate in modo equo, si potrebbero trovare risorse per investire nelle energie rinnovabili e per rafforzare il welfareh. Leggendo questi dati mi sono chiesto: perché chi inquina e accumula ricchezza dovrebbe essere esentato dal contribuire alla soluzione?

Verso una giustizia fiscale globale

Nel comunicato di Greenpeace si fa riferimento anche alla convenzione fiscale dell’ONU, un possibile strumento per armonizzare le regole fiscali a livello mondiale e chiudere le scappatoie che permettono ai super ricchi di eludere il fisco. Questa proposta è sostenuta da numerosi Stati e da centinaia di organizzazioni della società civile. Personalmente ritengo fondamentale che la giustizia fiscale diventi una questione globale: non è accettabile che poche persone possano usufruire delle infrastrutture pubbliche senza contribuire al loro mantenimento.

Il messaggio che porto a casa

Quella in piazza San Marco non era solo una protesta contro Jeff Bezos, ma un invito a guardare oltre. Mi ha ricordato che la lotta per la giustizia sociale e climatica passa anche dalla capacità di mettere in discussione un modello economico ingiusto. La frase “Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, puoi pagare più tasse” sintetizza un concetto semplice: chi ha di più deve fare di più per il bene comune. È un’idea che mi appartiene e che voglio condividere anche qui, su queste pagine.