Spaceman

LiveinMarconiStreet

‘O Surdato ‘nnammurato Marco Zurzolo e Davide Costagliola LiveinMarconiStreet Ascoltando questa versione della famosa canzone, diventata quasi un inno mi sono reso conto di non averla mai davvero sentita. Per la prima volta ha smesso di essere “una marcetta” ed è diventata quel sentimento struggente di chi l’ha pensata e scritta, una lettera d’amore di un soldato su un fronte della prima guerra mondiale alla sua donna. Ascoltando le armonie di Davide Costagliola e il Sax di Marco Zurzolo, ho provato a metterci sopra le parole originali, impossibile non commuoversi. Questa è la magia di Vesuviana, l’ultimo lavoro di Marco e Davide. Grandi!

Mimmo Langella Trio liveinmarconistreet

Mimmo Langella, chitarrista e compositore napoletano classe ’68, inizia a suonare la chitarra all’età di dodici anni. Le sue esperienze di studio comprendono un seminario alla “Berklee School” nel corso di Umbria ’86, il diploma con lode al “Guitar Institute of Technology” (G.I.T.) di Hollywood conseguito nel’94, le lauree di primo e di secondo livello in “Musica Jazz” conseguite con il massimo dei voti rispettivamente nel 2007 e nel 2009 presso il Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli, la laurea di secondo livello in “Chitarra Jazz” conseguita con il massimo dei voti nel 2015 presso il Conservatorio di Musica “Domenico Cimarosa” di Avellino. Inoltre frequenta corsi di studio, seminari e suona tra gli altri con Scott Henderson, Frank Gambale, Jeff Richman, Don Mock, Norman Brown, Joe Diorio, Ron Eschete, Gary Willis, Steve Bailey, Tim Landers e Jim Hall.

Domenica 10 Febbraio 2019 ore 12.00 Nuovo Teatro Sanità | Via S. Vincenzo 1 – Napoli Gabriele Mirabassi – clarinetto Alessandro Castiglione – chitarra Antonio Napolitano – contrabbasso Massimo Del Pezzo – batteria I Think Of Three sono un trio dalla chiara identità jazzistica con un mondo musicale variegato e un senso cristallino dello swing. Si fanno apprezzare soprattutto per freschezza di idee e sensibilità melodica. Tre personalità, ognuna ben definita nel suo stile, ma in grado di restituire quella complicità necessaria a creare una seconda e nuova natura degli standard. Nelle improvvisazioni, si fanno strada un continuo fluire di idee, il gusto per l’imprevisto e un assoluto controllo delle dinamiche. Il trio incontrerà sul palco Gabriele Mirabassi straordinario musicista tra i massimi virtuosi odierni del clarinetto a livello internazionale, capace di un discorso musicale fortemente suggestivo ed evocativo. #jazz#gabrielemirabassi
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Fred Wesley è un trombonista e compositore statunitense. I generi musicali di elezione di Wesley sono il jazz e soprattutto il funk; sono di rilievo particolare le sue collaborazioni con James Brown Clinton e Parker, con artisti del calibro di Ray Charles, Lionel Hampton, Randy Crawford, Vanessa Williams, The SOS Band, Cameo, Van Morrison, Socalled e De La Soul.

AL Bonne Soirée di San Sebastiano al Vesuvio, siamo arrivati durante l’ultimo Suond Check, Pippo Sergio e Luigi stavano suonando le ultime note prima del concerto. Ero li per un idea che mi frullava nella mente, quella di raccontare la musica dell’area orientale di Napoli, che mi ha sempre dato la sensazione di avere qualcosa di diverso, volevo farne un documentario, ascoltando un po tutti i protagonisti della scena musicale dell’area dal 75 all’85, il periodo di massima espressione artistica. Ma il racconto si è fermato subito, e sta tutto nella sintesi di Sergio di Natale (batterista): che parla della “sensazione di precarietà” di quelli che vivono alle pendici del Vesuvio. Questo “mood inquieto” appartiene anche alla musica in continuo mutamento, nell’osare, nel non aver paura degli standards, “sbeffeggiare” all’interno di un sistema rigoroso che spesso soffoca la creatività. E’ sicuramente singolare che la band non si avvalga di strumenti “armonici” e usi il basso come strumento polifonico e armonico, riuscendo, anche grazie ad uno studio dell’effettistica sul basso, a simulare i colori di un Rhodes o di un pad. La ripresa audio è quella di un club, dove c’è la voce di una donna che per i 14 minuti dell’esecuzione non ha mai smesso di gridare, magari parlava del colore del suo smalto, o di altre futilità, sta di fatto che la postproduzione audio ci ha preso un po di tempo. L’idea iniziale era quella di mcrofonare i singoli strumenti, poi abbiamo optato per la presa diretta. Il suono del basso, spesso rafforzato in ottava è il riconoscibile suono di Pippo Matino, i fraseggi sul basso sono quelli di chi ha attraversato molti lustri musicali e sta tirando le somme facendo una sintesi, lanciando qua e là note che ci ricordano qualcosa, dai Police ai The Manhattan Transfer, da Jaco Pastorious a Stanley Clarke, tra armonie e colori alla Joe Zawinul, su tempi disparissimi, spesso al limite delle possibilità umane, supportato in questo dal magnifico Sergio di Natale, e dal bravissimo e giovane sassofonista Luigi di Nunzio classe 91 ma con una biografia già piena di premi e collaborazioni con tutti i grandi della musica. Questo è solo il primo pezzo. Ne seguiranno altri. A presto! feliceiovino