Un Flashback 😉
1984 Fiesta Ferrero Ti tenta tre volte tanto
Non c’è da stupirsi: nel pieno della confusione collettiva legata all’emergenza coronavirus, c’è chi non perde occasione per speculare sulla paura. Matteo Salvini, il maestro della propaganda, torna puntuale all’appuntamento con il caos. Per lui, ogni crisi è una potenziale opportunità elettorale, e la salute pubblica sembra interessargli solo in funzione del prossimo sondaggio.
Oggi mi sono imbattuto in uno dei suoi ennesimi post allarmistici su Twitter. Ha fiutato la notizia dell’arrivo del virus anche in Italia e, come un esperto di marketing del panico, ha subito colto la palla al balzo per lanciare l’ennesimo messaggio ansiogeno. Il pubblico? Quello stesso popolo che, dai tempi della TV generalista berlusconiana, si è semplicemente spostato sugli schermi degli smartphone — e ora riceve la dose quotidiana di paura direttamente dal profilo di Matteo.
Salvini è un trasformista: comunista, fascista, populista, purché funzioni. L’importante è mantenere alto l’engagement. È figlio della televisione commerciale, uno che in un’altra vita avrebbe venduto pentole con Mike Bongiorno. E con lo stesso entusiasmo.
Il suo modus operandi ricorda certe figure locali: come quel sindaco del mio territorio che tiene ancora accese le luminarie natalizie nonostante sia quasi febbraio. Un gesto che sfida ogni logica di risparmio energetico, ma utile a mantenere viva l’illusione e l’ego. Recentemente premiato da un portale online come “miglior sindaco”, sarebbe capace di tutto per una comparsata in TV — magari anche pagandola il doppio della tariffa normale.
Alla fine, sembra proprio che l’Italia sia ancora popolata da “italioti” con l’anello al naso. E in fondo, Silvio ci aveva visto lungo.
#mavevulitescetà?
Li ricordo quei tempi, e ricordo esattamente la sensazione di grande liberazione che ho provato. Eravamo e siamo un paese corrotto, ma all’epoca si poteva vedere ad occhio nudo. Quell’atteggiamento era la normalità, e la vera anomalia era rappresentata da quel magistrato contadino che si veste da fesso e aggiunge “scarpe grosse e cervello fino”, ignorando forse molti fattori che hanno giocato a suo favore nella sua inchiesta. Ma questa è un altra storia.
Sta di fatto che dopo anni di razzie, finalmente quella corruzione era stata portata alla luce.
Al Sud la percezione dell’assalto alla diligenza di quella classe politica era palesemente visibile ogni volta che c’era un bottino pubblico da spartirsi. c’era una terribile commistione tra la politica e la criminalità organizzata dell’epoca.
Non salvavano nemmeno le apparenze, consapevoli che quel mix di ostentazione di potere, ricchezza e intimazione al voto, portava al successo elettorale, quindi altre scorpacciate di soldi pubblici.
Ed infatti i soldi a pioggia cadevano su tutti quelli che in qualche modo partecipavano al banchetto (il terremoto dell’Irpinia non era molto lontano), nullafacenti costruivano le proprie ville, ed andavano in giro con macchine lussuose, nessuno li controllava. Le faide erano continue sulle carcasse che cadevano dall’alto già mezze spolpate dalla politica.
Intorno ad esse vigeva la legge del più forte, ogni clan cercava di accaparrarsi il pezzo più succulento e carnoso e nessuno osava protestare, chi lo faceva veniva ucciso. Questa è la fottuta storia che non vi racconta nessuno, perché è rimasto tutto così com’era. La storia della Prima Repubblica non è stata ancora raccontata perché non è mai finita. Sono solo cambiati i soggetti ed i metodi ma la sostanza è rimasta la stessa: corruzione, corruzione, corruzione.
Anzi questo breve sprazzo di luce nella storia Repubblicana era probabilmente fortemente voluto da chi la tramava da troppo tempo: la P2 e le mafie hanno scritto la storia successiva che ci porta fino ad oggi, cancellando una classe politica figlia di quella Costituente, che aveva dilapidato tutto il patrimonio di principi etici dei padri fondatori a favore dei propri conti correnti aperti nei paradisi fiscali. Quel sistema smantellato apparentemente da Di Pietro, ha lasciato in eredità attraverso le sue clientele una rete impenetrabile di cellule dormienti nei punti chiave della società.
Sono loro (dirigenti, funzionari, giornalisti) parte dell’ establishment, che tengono in equilibrio un sistema che dona loro grandi privilegi, riportandolo sempre al punto di partenza, tra le mani di quelli che possono garantire la stabilità del loro Status.
Finché questa rete rimarrà in piedi nessuna rivoluzione sarà possibile nel nostro paese.
Chi vorrà farlo non dovrà mai fare alleanze con nessuno di loro.
Mentre vi scrivo nelle sale cinematografiche viene proiettato Hammamet, un film che cerca in qualche modo di descrivere la figura di Craxi durante l’esilio-latitanza nella sua villa costruita in Tunisia, che lo vedrà morire nel giro di pochi anni,
Al momento della morte Craxi aveva collezionato due condanne definitive (5 anni e 6 mesi per corruzione nell’inchiesta Eni-SAI, 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito della Metropolitana Milanese) .
Vittorio Feltri, l’uomo che ha dato un nuovo senso al giornalismo Italiano proiettandolo verso gli abissi più profondi, cambiando i connotati ad un lavoro che dovrebbe essere tutt’altro, stamattina dopo le regionali in Emilia Romagna profetizza:
“Pd e M5s, in ogni caso zombie destinati alla tomba”
Un momento di grande giornalismo, come al solito. Così alla categoria del mio blog “Giornalisti da non dimenticare” ho dovuto aggiungere la categoria “Nun cia faccio”, per descrivere le cazzate quotidiane che escono dalla mente di queste vere e proprie macchiette della prima e della seconda Repubblica (con banana e senza).
Il bello è che queste grandi menti che hanno circondato Berlusconi per decenni, sono tutt’altro che stupidi. Sanno perfettamente di dire cazzate ed è questa la cosa imperdonabile “mentire sapendo di mentire”.E purtroppo quando metti sulla bilancia da un lato verità e dall’altra la menzogna sostenuta da persone intelligenti ma pagate per farlo, la verità diventa un opinione.
Veniamo da stagioni di Talkshow dove l’ovvia colpevolezza del suo mandante veniva difesa oltre il difendibile, la mafia non esisteva, Ruby era nipote di Mubarak, e tante altre balle che sono diventate l’altra verità, quella di una parte rilevante del nostro paese fatta di un mix di ignoranti, furbi, collusi, che aspettano lo slogan da ripetere nelle discussioni, che li faccia sembrare informati ed intellettuali. Abbiamo avuto in parlamento gente come Razzi e Scilipoti e tantissimi altri, personaggi di enorme spessore politico (meglio specificare che sto facendo ironia), simboli indelebili di quella che è stata la politica degli ultimi 30 anni, non hanno mai smesso di additare il M5S come il male assoluto del nostro paese..
Quei ragazzi ci hanno provato, hanno avuto contro tutta la stampa (TUTTA), tutti i corrotti e i collusi, le lobbies, e chiunque aveva il suo orticello indisturbato nel nostro paese.
Sono diventati la peste nera, parlamentari che restituivano parte dei propri stipendi creando fondi con varie destinazioni. Hanno creato un supporto alle classi più deboli, hanno toccato i grandi evasori, la prescrizione “salvaladri”, hanno fatto decine e decine di riforme per riportare il nostro paese alla normalità dopo i decenni scellerati che ci vedevano a fasi alterne svenduti alle mafie o ai potentati internazionali. Ma lo slogan è “sono incompetenti”, quando è probabilmente il primo governo del dopoguerra eletto dalla gente (in parte, non avevano il 51%) e che fa gli interessi della gente.
Si è inoculato il virus, ed il M5S è ai suoi minimi storici, ma sono colpevoli solo di una cattiva comunicazione, di una cattiva distribuzione del potere che hanno lasciato tra le mani dei vecchi centri di potere e infine, cosa più grave, hanno smesso di essere quel movimento rivoluzionario, che ha fatto battere il cuore di molti, me compreso.
Hanno dato la sensazione che si fossero seduti al tavolo a banchettare con i lupi.
Ma il seme rivoluzionario non è morto, il seme di quelli che hanno messo in moto il movimento per poi cederlo tra le mani di burocrati e uomini di apparato, è ancora li, forse ci chiameremo diversamente, grillini, sardini, minollini, ma l’essenza sarà sempre quella, via la mafia, i corrotti, le lobbies, i fascisti, i razzisti, dal potere!
Il vero problema è Il nostro paese non riesce a distinguere chi sono i veri Zombies…..
Il voto minuto per minuto. A partire dalle 22.45 la diretta di RepTv per analizzare l’esito delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna e Calabria e le sue conseguenze sulla maggioranza e il governo. Dalle 23 gli exit poll, seguiti alle proiezioni e dalla spoglio in tempo reale. Il flusso dati sarà decifrato con commenti a caldo, collegamenti con gli inviati, interviste. In studio il direttore Carlo Verdelli e Laura Pertici, insieme alle firme del nostro giornale: Concita De Gregorio, Ilvo Diamanti, Stefano Folli, Massimo Giannini, Gad Lerner, Francesco Merlo, Sergio Rizzo, Claudio Tito. Dalla redazione politica, Stefano Cappellini e Annalisa Cuzzocrea, dal sito Alessio Sgherza, dalla redazione di Bologna Giovanni Egidio. E poi gli inviati nelle piazze del voto: Paolo Griseri, Carmelo Lopapa, Giuseppe Smorto.
Evadere dal Tempo, cedere alla tirannia dello Sguardo, vivere in una Città-immagine: emozioni o rimozioni? Il Novecento ha cambiato il nostro modo di sentire e affrontare la realtà; su queste trasformazioni, profonde ma non sempre percepite nel loro divenire, Edoardo Sant’Elia propone, attraverso il duplice filtro delle idee e delle storie, una riflessione interdisciplinare, coniugando linguaggi sia classici: arte, architettura, teatro, sia moderni: cinema, fumetto, letteratura di genere o di nicchia. Un mosaico di autori, studiosi, personaggi – Kubrick e Gombrich, Beckett e Manganelli, Batman e Peter Pan tra gli altri – tasselli di una nuova disciplina, Filosofia delle narrazioni contemporanee, in grado di sciogliere per riannodare le trarne intellettuali e sentimentali del nostro presente, come la disperata ricerca del Sacro, il Viaggio in un futuro interiore, le imperfette suggestioni del Sogno… Emozioni o rimozioni?