Senghe – Almamegretta Erano trascorsi sei anni dall’ultima volta che gli Almamegretta avevano presentato un nuovo album. Le reazioni a Ennenne erano state miste, lasciando a qualcuno l’impressione che la band fosse rimasta in un certo modo inattiva, nonostante il ritorno fisso del vocalist storico Raiz.

Erano trascorsi sei anni dall’ultima volta che gli Almamegretta avevano presentato un nuovo album. Le reazioni a Ennenne erano state miste, lasciando a qualcuno l’impressione che la band fosse rimasta in un certo modo inattiva, nonostante il ritorno fisso del vocalist storico Raiz.

Tuttavia, Senghe si è rivelato un buon biglietto da visita, soprattutto con il singolo “Figlio”. Il terreno esplorato è quello familiare, in cui convergono il dub, il suono radicato del reggae e la melodia napoletana.

La voce di Raiz, uno dei cantanti più originali del panorama musicale italiano, continua a fare una differenza significativa, così come lo fa la scrittura. La traccia composta da Danilo Turco, in perfetto stile Almamegretta – come spiegato da Raiz stesso – presenta un tocco chitarristico e cantautorale che aggiunge un elemento leggermente eccentrico, ma ben intonato alle atmosfere tipiche della band napoletana. Sempre Turco firma la musica della title-track e della traccia finale “O’Campo”, che viene animata da accenti di chitarra blues.

Come ci si poteva aspettare, Senghe (dal titolo suggestivo: rappresenta le fessure nei muri attraverso cui penetra la luce) non rivela stravolgimenti sorprendenti per chi è ben familiare con gli Almamegretta, ma mantiene coerenza con il cammino intrapreso negli anni. Inoltre, rappresenta ciò che la band incarna oggi, particolarmente nel contesto di una nuova scena musicale napoletana che sembra essere in sintonia ideale con l’approccio di fusione di stili che gli Almamegretta avevano portato a livelli elevati. Non è un caso che molti dei nuovi collaboratori della band siano musicisti più giovani che sono stati ispirati dalla loro musica. L’aggiunta emblematica sotto questo aspetto è Paolo Baldini, rinomato musicista dub-reggae a livello internazionale, che ora fa parte stabile della formazione come bassista e sound engineer, nonché produttore e mixatore.

La gamma di stili proposti rimane come sempre eclettica. Si trova, ad esempio, un brano come “Miracolo” che si avvicina molto alla tradizione della canzone napoletana classica. Tuttavia, il momento più memorabile in questo senso è rappresentato da “Na’ Stella”, in cui gli Almamegretta reinterpretano il brano scritto da Fausto Mesolella in onore del musicista degli Avion Travel (con cui lo stesso Raiz aveva collaborato in passato per creare l’album “Dago Red”, un lavoro di incontri musicali e continue suggestioni).

Inoltre, emerge la “word music” di “Homo transient”, che prende spunto da un versetto biblico intonato in ebraico e tratta di Abramo, il patriarca di popoli e civiltà, come di un’anima migrante – una tematica affrontata in passato dagli Almamegretta e che continua ad essere presente nei loro lavori.

Il materiale dedicato ai sound system non esita a coniugare l’energia del dancehall reggae con influenze dub, senza escludere riferimenti alla dance anni ’90. È chiaro che c’è un livello di aspettative più alto per una band che ha creato capolavori unici e irripetibili come “Sanacore”, ed è una sfida inevitabile.

Nonostante ciò, “Senghe” presenta momenti significativi. Ciò che più si apprezza è la volontà costante degli Almamegretta di cercare nuovi stimoli e sperimentare, preservando al contempo la propria identità e le radici, rimanendo fedeli a se stessi.