Andrea Tartaglia è il mio modello di vita. Se qualcuno mi chiedesse: “Cosa vuoi fare da grande?” risponderei senza esitazioni: “Voglio vivere come Andrea Tartaglia”. La sua esistenza è interamente dedicata alla natura, all’ambiente, agli affetti, agli amici, alla musica e ai testi che rappresentano la somma di tutte queste esperienze.

Ho condiviso momenti con Francesco e Gabriel (i miei figli, II e III), “alla terra” come lo definisce lui, attribuendo a questa espressione un significato molto più ampio, un legame profondo con la natura e i suoi frutti. Andrea coltiva di tutto, con un fico che regala frutti deliziosi, pomodori di varie specie (i migliori provenienti dal Vesuvio) e piante officinali con aromi così intensi che non avevo mai sperimentato prima.

Con lui ci sono gli amici di sempre, quelli che condividevano l’amore per i graffiti sui muri dell’area flegrea: Mattia, Paolo, Federico, Anna. Non sono semplicemente un gruppo, ma un autentico modo di vivere, sentito e genuino.

Andrea proviene da una famiglia di professionisti, con un fratello che è medico. Mi ha raccontato che la sua famiglia ha inizialmente faticato ad accettare il suo stile di vita libero e ribelle, finché non lo ha visto in televisione a Music & The City. A quel punto, hanno compreso e accettato la sua autenticità.

Bellissimo finale intorno al fuoco con altri amici che ci hanno raggiunto

Oltre

Le Range fellon’

So Vivo

Respira cummè




Il 21 Luglio ho incontrato gli ‘A67 nello studio Arte58 di Roberto Perrone a Bagnoli .
Ho usato la mia Focusrite (18/20) per catturare il suono.
Roberto ci ha fornito i microfoni giusti per strumenti e voci, l’astmosfera doveva essere quella di un video di 15 anni fa.
Il suond check mi ha restituito immediatamente un’energia incredibile.
Ricordo di essermi estraniato per qualche minuto a ballare su una sedia con gli occhi chiusi a ricordare che cos’è stato il Rock: Energia pura, sentita, quella di chi si sta liberando (e ribellando), un’emozione che non provavo da tempo.
I ragazzi forse se ne sono accorti e mi guardavano compiaciuti, come se avessi fatto un tiro della migliore erba 🙂 ( sono allergico 🙁 )
Poi ho pensato che se certe cose non le hai vissute sulla tua pelle non le puoi simulare. Quell’energia, quel fluido, erano autentici, diretti, senza alcun filtro.
E’ questa la grandezza di ‘a camorra song’ io degli ‘a67.
In post produzione avevamo un bellissimo suono pulito e non è stato difficile ottenere un discreto risultato.
E’ stata così forte la carica di energia che ho voluto chiudere il progetto nella stessa giornata: all’1,30 del 22 luglio Daniele ed i suoi amici avevano la prima bozza del video e dell’audio, e le modifiche sono state davvero irrilevanti.

directed by: Tato Strino & Yulan Morra
produced by: Upside Production
DOP: Fabio Niro, T. Strino, Y. Morra
make up: Rossana Giugliano
body/FX make up: Veronica Bottigliero

thanks to:
Cento2 Rent & Service
Linda Scala
Salvatore Centomani

A song by Greta Zuccoli and Ernesto Nobili
produced, played, and Arranged by Ernesto Nobili for Musique d’Ailleurs
featuring Caterina Bianco : violins and organelle
Michele De Finis : Organelle Design
Mixed By Phil Weinrobe
Mastered By Chab

Lyrics:
I wish I’d never liked it
I wish I’d never liked it
I wish I’d never liked it to be
I wish I’d never liked it
I wish I’d never liked it
I wish I’d never liked it to be
All I’ve ever lost is inside my head
All I’ve ever lost is a crowd in my head
All I’ve ever lost is inside my head
All I’ve ever lost is a crowd in my head
Once we were river, weren’t we?
That time we were real
Once time we were river, weren’t we? That time we were real

I wish you’d never liked it
I wish you’d never liked it
I wish you’d never liked it to be
All you’ve ever lost is inside my head
All you’ve ever lost is a crowd in my head
All you’ve ever lost is inside my head
All you’ve ever lost is haunting my head

Once we were river, weren’t we?
That time we were real
Once time we were river, weren’t we? That time we were real

Don’t tell me to mend it
Leave golden cracks
Don’t tell me to mend it
Leave golden cracks
Don’t tell me to mend it
Hold golden cracks

Ho sentito cantare Fabiana per la prima volta su youtube accompagnata da una chitarra in un negozio di strumenti musicali.
Ed ogni volta che l’ho risentita sono entrato in quella che lei chiama “la bolla emotiva”, una connessione che cerca di creare con quelli che la ascoltano. Lei scherzando in un altra intervista a Music&thecity con Cecilia Donadio si definisce “jazz oriented”, ed in effetti la sua musica tra le varie matrici ha sicuramente anche il jazz.

Architetto e laureata in canto jazz (appunto) Fabiana ha un rapporto particolare con il mondo, ed uno dei suoi modi di essere libera e ribelle è quello di coltivare un pezzettino di terra al giardino dell’orco “un’azienda agricola sita nel cuore dei Campi Flegrei che affaccia sul Lago d’ Averno” [dal sito].
Mi ha ricevuto li, con lei c’era Luigi Esposito il bravissimo “pianista amico del cuore” un attore comico RINCHIUSO in un ragazzo timido lo definisce lei, con il quale collabora da sempre per comporre e per suonare dal vivo.
Pur conoscendolo da diversi anni e stimandolo come musicista e come persona, ho fatto l’imperdonabile cazzata di chiamarlo Stefano (sono stato poi per tutto il tempo a scusarmi 🙂 [oramai sono alla demenza senile 😀 ]).

Fabiana in quel paradiso che si affaccia sul Lago D’Averno mi ha rivelato:
“E’ un modo simbolico di affermare la mia indipendenza dal resto del mondo” raccontandomi la sua visione del consumismo e della sostenibilità.
Luigi mi ha parlato delle doti in cucina di Fabiana e delle sue sorelle che vivono con lei.

Oggi sono a Scampia su uno dei terrazzi con Peppoh che suona live per liberi&ribelli, alle 16,30 “forse” mi raggiunge Annalisa Buffardi 🙂 .
Stay tuned!

😀

“‘A camorra song’io” – A67 : il remake Liberi&Ribelli L’appuntamento era alle 11 del 21 Luglio nel fantastico studio/sala prove Arte 58 di Roberto Perrone nel cuore del quartiere di Bagnoli.
Dovevamo realizzare il remake di “‘A camorra song’io” con gli A67, che a 15 anni esatti dalla sua uscita conserva intatta la sua potenza.
Non posso usare la parola “canzone” per definire “‘A camorra song’io”, è qualcosa di più, è un manifesto, qualcosa che ho incontrato centinaia di volte quando cercavo musiche per gli approfondimenti di cronaca nel periodo delle faide di camorra.
Per questo motivo gli associo immagini di dolore e crudeltà, e quindi forse su di me ha un impatto emotivo molto forte.
“Se a paura fa 90, a dignità fa 180” è l’urlo di Daniele Sanzone, voce e autore degli A67, che sintetizza un meccanismo basato sulla paura, sull’omertà, e sulla voglia di liberarsi e ribellarsi a quel sistema così radicato nel nostro tessuto sociale, che sembra che non possano esistere altri tipi di realtà.
E la Scampia del 2005 è uno scenario surreale dove lo spaccio “quasi libero”, le continue faide e i morti innocenti sono diventati la normalità.
Gli A67 si sono trovati al centro di quel tifone, proprio dove il vento non è fortissimo, e hanno avuto un punto privilegiato (e doloroso) di osservazione.
Sanno di portarsi quel mondo addosso, come una seconda pelle, che condiziona i loro atteggiamenti e le relazioni con il resto del mondo.
In quell’inferno nasce questa Rock band che nel corso del tempo ha lavorato sul suo sound introducendo anche suoni elettronici, ma il suono crudo della chitarra distorta di Enzo e l’incalzante incastro tra basso e batteria sono sicuramente l’urlo degli A67, che continua a farsi sentire anche a 15 anni di distanza.
Il video uscirà nei prossimi giorni. Stay tuned!

Abbiamo registrato ‘a camorra song’io dal vivo utilizzando la mia 18/20.
Ieri sera ho terminato la produzione audio ed il montaggio delle riprese video. Tutto in un giorno!