Il Centro Nadur di Cicciano, situato nella provincia di Napoli, sarà il palcoscenico per una straordinaria lectio magistralis intitolata “Lo shock dell’arte moderna”, in programma per mercoledì 20 marzo alle ore 10:00. Questo incontro è stato promosso e organizzato dal Liceo Enrico Medi di Cicciano e sarà guidato dal rinomato professore Pasquale Lettieri, noto critico d’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Nelle sue parole, il professor Lettieri pone l’accento sull’eclettismo assoluto che caratterizza lo scenario dell’arte moderna. Questo eclettismo, afferma, è capace di accogliere tutto e il contrario di tutto, eppure trova una sorta di coerenza nell’incoerenza stessa, una leggibilità nell’illeggibile. Tale fenomeno si presta a molteplici interpretazioni: critiche, psicologiche, antropologiche e formali.

Lettieri descrive la contemporanea convivenza conflittuale della diversità come il motore per la creazione di un nuovo concetto di arte. Quest’ultimo si manifesta come una trasmigrazione di linguaggi, in un perenne nomadismo senza sosta. Questo movimento è il frutto di un’endemia avanguardista, che si muove con una velocità sorprendente nel suo concepimento, nella sua esecuzione e nella sua dissoluzione. L’arte moderna è così frammentata, spezzata e ridotta al particolare, alla singolarità, riflettendo così la complessità e la molteplicità del mondo contemporaneo.

L’evento, orchestrato dal professor Giuseppe D’Avanzo, un insegnante presso il Liceo Medi, si apre con i saluti istituzionali della direttrice scolastica del Medi, la dottoressa Anna Iossa, e del sindaco di Cicciano, il professor Giuseppe Caccavale. La responsabilità della documentazione fotografica è stata affidata ad Andrea Bove e Laura Vecchione, mentre le riprese video saranno curate dal regista Felice Iovino.

Durante il corso dell’incontro, l’artista Antonella Pagnotta si esibirà in una performance intitolata “Le donne di Enea”, basata sui testi di Mauro Francolini. Questa performance pone al centro la figura di Enea, un personaggio il cui significato risulta particolarmente rilevante in un momento storico in cui il dibattito sulla discriminazione, la ricerca di nuove opportunità e la ricerca di una dimora propria sono al centro dell’attenzione. Questi sono concetti che Virgilio, attraverso il racconto di Enea, ci ha trasmesso e che dovrebbero permeare la nostra esistenza.

Enea, privato della sua terra e della sua casa, ha vagato in cerca di esse, generando una stirpe senza fine, di cui noi siamo parte integrante. La performance mette in scena Enea e le dee che lo circondano, ognuna con i propri sentimenti: Venere, che lo ha generato e nutre per lui un amore materno infinito; Giunone, che lo ha ostacolato e combattuto; Didone, che lo ha amato fino alla morte.

Attraverso questa performance, Antonella Pagnotta esplora le complesse relazioni umane e divine che permeano il mito di Enea, evidenziando le sfumature e le contraddizioni della condizione umana e portando alla luce il valore universale dei temi trattati nell’opera di Virgilio.

“Alcuni potrebbero interpretare i nostri giorni come un periodo di stagnazione e confusione,” sottolinea la dirigente Anna Iossa, “ma questa percezione non corrisponde alla realtà, poiché gli artisti sono coinvolti, ciascuno, in una rivoluzione personale. Sperimentano con tutti i linguaggi, dai più avanzati ai più tradizionali. Nessuno è immune da un costante processo di esplorazione e sfida, come ci insegna l’arte moderna.”

Gli artisti del gusto dello Sciusciante offriranno un momento di pausa e ristoro con un coffee break per tutti i presenti.

Letizia Bonelli

O core me fa boom - Laura&Radio

O core me fa boom – Laura&Radio La versione di Laura Battiloro



E po quanne te vedo o core me fa boom
E nu riesco a parlà e allora parle tu
Me mette rirere pecchè staje vicino a me
Se ne po carè o munn che teng a verè

La notte poi non dormo ci sto male
Stanotte è un altra notte senza te

Perchè ti penso ancora ti vorrei
Perchè sei dentro a tutti i sogni miei
Perchè non trovo le parole
Per spiegarti quel che sei
Chi o sape si me piense pure tu
Chi o sape si a te o core po fa boom
E nun me sacce arrennere
E nun te voglie perdere

E po quanne te pense o ciele se fa blu
E me vene e cantà “o sole mio si tu”
Pe mieze a gente ie veche sulo a tte
Se ne po carè o munne che tengo a vedè

La notte poi non dormo ci sto male
Stanotte è un altra notte senza te

Perchè ti penso ancora ti vorrei
Perchè sei dentro a tutti i sogni miei
Perchè non trovo le parole
Per spiegarti quel che sei
Chi o sape si me piense pure tu
Chi o sape si a te o core po fa boom
E nun me sacce arrennere
E nun te voglie perdere

Testo e musica arrangiamenti e produzione di Felice Iovino
Piano and Keyboards Felice Iovino
Drums Roberto Perrone
Basso Pippo Matino
Chitarra acustica Sergio Casamassima
Chitarra elettrica Gennaro Porcelli
Key Caracter Roberto Battiloro
Recording, Mixing e Mastering: Andrea OLuWong Esposito presso Arte 58 studios

Notte di strada - Radio Bonn

Notte di strada – Radio Bonn Oggi mi sono ritrovato un regalo da Aniello Miele, il fotografo: un DVD contenente la nostra epica esibizione a Sanremo nel lontano 1990. Un vero pezzo d’antiquariato, considerando che la registrazione originale aveva passato più fasi di transizione tra analogico e digitale di quanto un camaleonte cambia colore. Un vero capolavoro del periodo 1994-1995, quando il VHS era il re indiscusso e il digitale comninciava a fare capolino. Il video, estratto con maestria da quel caro vecchio VHS, si vede molto meglio. Che emozione rivedere il giovane me stesso! Anche se, va detto, in quel momento ero il mio critico più feroce. Sempre qualcosa da ridire: il suono, la canzone, la mia performance canora, gli altri… ma chissà, magari era solo questione di tendenza. E che dire del look? Oh, sì, il “look”! Un termine che ora chiamerei “scelte discutibili” ma all’epoca sembrava la cosa giusta. Poco prima di noi si erano esibiti i depeche mode con l’anteprima di Enjoy the silence (era la prima volta che la facevano in pubblico) e Sinead ‘o Connor con “nothing compares to you”. Avevo capito che avrei dovuto muovermi meno sul palco, ma ero così teso che non riuscivo a pensare a nulla e restavo in apnea fino alla fine, per poi poter scappare prima possibile. Ero abituato a suonare sui palchi, non a fare il playback. Con noi c’era sempre Germano, con lui abbiamo condiviso tutte le nostre esperienze belle e brutte, e lui mi ha visto saltare dietro le quinte dell’Ariston per smaltire la tensione dell’eurovisione. Chiaramente, per il ruolo di “frontmen” evrei dovuto lavorarci ancora un bel po. I veri frontmen godono ogni attimo, fissano la telecamera con uno sguardo magnetico e sorridono in modo affascinante. Io, invece, sembravo più un contorsionista in difficoltà. Dopo qualche apparizione televisiva, avevo imparato la lezione. Cominciavo finalmente a guardare nella giusta direzione e a non fare movimenti da artista circense in sciopero. Si sa, sbagliando si impara. Ah, e quello con il basso nel video? Mio fratello Pasquale, scomparso nel 2020. Guardando il video, mi rendo conto che ancora non ho elaborato il tutto. L’accettazione del dolore è rimandata, probabilmente insieme a qualche movimento di troppo sul palco. Eravamo confusi e felici, anche se Pasquale aveva questa strana idea di voler sconvolgere il mondo, ma soprattutto sbancare il Casinò di Sanremo. Ma, come prevedibile, alla fine fu il mondo a sconvolgere noi. 😅 Grazie Aniello. #sanremo1990 #sanremointernational

Senghe - Almamegretta

Dopo sei anni di silenzio discografico, gli Almamegretta sono tornati con un nuovo album, “Senghe”. Il loro precedente lavoro, “Ennenne”, aveva ricevuto reazioni contrastanti, dando a molti l’impressione di una band che fosse rimasta in qualche modo inattiva, nonostante il ritorno del cantante storico Raiz.

“Senghe” ha dimostrato subito di essere un ottimo biglietto da visita, in particolare con il singolo “Figlio”. L’album esplora territori familiari agli Almamegretta, con la fusione di dub, reggae e melodia napoletana, elementi che caratterizzano da sempre il loro stile. La voce di Raiz, tra le più originali del panorama musicale italiano, continua a fare la differenza, così come la scrittura delle canzoni. Un esempio è il brano composto da Danilo Turco, che mantiene lo stile tipico degli Almamegretta con un tocco chitarristico e cantautorale, aggiungendo un elemento eccentrico ma ben integrato alle atmosfere del gruppo. Turco firma anche la musica della title-track e dell’ultima traccia “O’Campo”, arricchita da accenti di chitarra blues.

“Senghe”, titolo che evoca le fessure nei muri attraverso cui penetra la luce, non presenta sorprese per chi conosce bene gli Almamegretta, ma mantiene una coerenza con il percorso intrapreso dalla band negli anni. L’album riflette l’essenza attuale del gruppo, particolarmente inserita in una nuova scena musicale napoletana che risuona con l’approccio di fusione di stili che ha reso celebri gli Almamegretta. Molti dei nuovi collaboratori sono giovani musicisti ispirati dalla loro musica, tra cui Paolo Baldini, noto musicista dub-reggae internazionale, ora parte integrante della band come bassista, sound engineer, produttore e mixatore.

La varietà di stili proposta in “Senghe” è, come sempre, eclettica. Brani come “Miracolo” si avvicinano alla tradizione della canzone napoletana classica, mentre “Na’ Stella” rappresenta un momento memorabile, con la reinterpretazione di un brano scritto da Fausto Mesolella in onore del musicista degli Avion Travel. Raiz aveva già collaborato con Mesolella per l’album “Dago Red”, un’opera di incontri musicali e suggestioni continue.

“Homo transient” emerge con la sua world music, ispirata a un versetto biblico cantato in ebraico e dedicato ad Abramo, patriarca di popoli e civiltà, visto come un’anima migrante – un tema ricorrente nei lavori degli Almamegretta.

I brani dedicati ai sound system uniscono l’energia del dancehall reggae con influenze dub e richiami alla dance anni ’90. Le aspettative per una band che ha creato capolavori come “Sanacore” sono inevitabilmente alte, ma “Senghe” offre momenti significativi. Ciò che si apprezza maggiormente è la costante volontà degli Almamegretta di cercare nuovi stimoli e sperimentare, pur rimanendo fedeli alla propria identità e alle proprie radici.

I ritornelli – definiti da New Music Express “most explosive chorus” – che nella storia della musica hanno fatto più cantare o piangere o scatenare in pista. O tutte e tre le cose insieme.

Di seguito la Top 10 dei ritornelli più esplosivi che vede in testa gli Oasiscon “Don’t Look Back in Anger”, secondo singolo estratto della band inglese da “(What’s the Story) Morning Glory?” del 1995.

01. OASIS “Don’t Look Back in Anger”
02. THE RONETTES “Be My Baby”
03. THE KILLERS “Mr.Brightside”
04. KINGS OF LEON “Sex On Fire”
05. MUSE “Plug In Baby”
06. BLUR “Song 2”
07. ARCTIC MONKEYS “I Bet You Look Good On The Dance Floor”
08. THE STONE ROSES “She Bangs The Drums”
09. BON JOVI “Livin’On A Prayer”
10. METALLICA “Enter Sandman”

Joey DeFrancesco è morto nell’agosto del 2022, e stamattina mi sono imbattuto in un vecchio post di una sua session di I Wish , un esecuzione fantastica, dove il suo suono inconfondibile mi da sempre delle grandi emozioni.
Era un pò di tempo che non lo ascoltavo e non sapevo della sua morte. Joe è stato un organista jazz, tra i più grandi di tutti i tempi. Ha dato allo strumento un nuovo lustro sfruttandone le grandi potenzialità andando forse anche oltre. Usava la pedaliera come un jazz bass cosi solitamente nei suoi concerti non aveva bisogno di bassista. Il suono del suo Hammond, talvolta caldo e avvolgente altre volte tagliente esprimeva qualcosa di ineguagliabile dalle tastiere e dai plugins in circolazione. Certo, non è facile trovare quel suono con un hammond ed un Leslie, servono anni di esperienza sulla posizione e l’equalizzazione dei microfoni.
Non sono molti quelli che suonano l’Hammond a quei livelli, e soprattutto non sono bianchi: Eddie Howard Jr, Kyle Roussel, Cory Henry , John Peters sono degni di nota.

Joey DeFrancesco Trio “Never Can Say Goodbye” live at Java Jazz Festival 2011

Altri Organisti Jazz

Eddie Howard Jr

Qui troviamo Eddie Howard Jr in un Hammond center

Kyle Roussel Organ Trio – Live from the Jazz & Heritage Center (2018)