Grace Jones: La Regina Indomabile della Cultura Pop

Nel panorama della cultura pop, poche figure incarnano l’audacia e l’innovazione come Grace Jones. Modella, cantante, attrice e icona di stile, Jones ha ridefinito i confini dell’arte e dell’identità con una forza che ancora oggi lascia il mondo senza fiato.

Nata a Spanish Town, Giamaica, nel 1948, Beverly Grace Jones cresce in un ambiente rigido e religioso prima di trasferirsi a New York con la sua famiglia. È proprio qui che la sua metamorfosi ha inizio, trasformandola da timida studentessa in forza della natura che avrebbe conquistato il mondo della moda e della musica.

La Rivoluzione dello Stile

Nei primi anni ’70, Grace esplode nella scena fashion parigina come un fulmine a ciel sereno. Con il suo fisico androgino, la pelle ebano e quell’taglio flat-top, diventa inconfondibile la musa di Yves Saint Laurent e Claude Montana. Il suo look non era semplicemente “diverso” – era rivoluzionario. Il fotografo Jean-Paul Goude, suo collaboratore e compagno, contribuisce a creare quell’immagine surreale e futuristica che diventerà il suo marchio di fabbrica.

Regina dei Nightclub

La sua transizione alla musica è altrettanto dirompente. Nel 1977, Jones firma con la Island Records e conquista le discoteche con hit come “La Vie en Rose”, “Pull Up to the Bumper” e “Slave to the Rhythm”. Ma non è solo musica: i suoi concerti sono performance art totali. Chi può dimenticare le sue esibizioni in cui cantava “Corporate Cannibal” coperta di vernice argentata, o quando si esibiva facendo hula-hoop per intere canzoni?

“Slave to the Rhythm” è una pietra miliare della musica degli anni ’80, con una storia di produzione affascinante.

Il brano fu prodotto nel 1985 da Trevor Horn, già famoso per il suo lavoro con i Frankie Goes to Hollywood e gli Art of Noise. La produzione fu incredibilmente elaborata: ci vollero tre mesi di registrazione e si dice che il costo totale superò le 300.000 sterline (una cifra enorme per l’epoca).

Horn adottò un approccio quasi maniacale alla produzione. La versione base della canzone è stata registrata più di 150 volte e Grace Jones ha registrato la voce ripetutamente, anche se alla fine Horn ha utilizzato principalmente la prima take. L’aspetto interessante è che queste registrazioni multiple non furono sprecate: divennero la base per un intero album, sempre intitolato “Slave to the Rhythm”, dove ogni traccia è una diversa interpretazione della stessa canzone.

La batteria è stata suonata da Ian McIver e registrata ai Sarm West Studios di Londra. Il suono percussivo caratteristico fu ottenuto utilizzando uno dei primi campionati digitali, il Fairlight CMI, che era all’avanguardia per l’epoca.

Il basso fu suonato da Bruce Smith e Andrews Newmark, mentre i sintetizzatori furono programmati da Andy Richards e Luis Jardim contribuirono alle percussioni. La sezione di fiati fu arrangiata da Gary Maughan.

Un elemento chiave della produzione fu l’uso innovativo del campionamento. Horn ha utilizzato frammenti di dialoghi, effetti sonori e persino parti di altre canzoni, creando un collage sonoro complesso che era molto avanti per i suoi tempi. La voce di Jones fu trattata come uno strumento, tagliata e riassemblata per creare nuovi pattern ritmici.

La canzone raggiunse la #12 posizione nella UK Singles Chart e divenne uno dei pezzi distintivi di Grace Jones, rappresentando perfettamente la fusione tra arte pop, musica dance e avanguardia che caratterizzava il suo lavoro in quel periodo.

Nel corso degli anni, “Slave to the Rhythm” è diventata non solo un classico della musica dance, ma anche un esempio studiato di produzione musicale innovativa, dimostrando come la tecnologia potesse essere utilizzata creativamente per spingere i confini della musica pop.

Diva Senza Compromessi

Gli aneddoti sulla sua personalità sono leggendari quanto le sue performance. Come quando si presentò a un talk show televisivo schiaffeggiando ripetutamente il presentatore Russell Harty per averle dato le spalle, o quando arrivò al suo stesso compleanno in topless, cavalcando un cavallo rosa attraverso Studio 54. Ma dietro questi gesti teatrali si nasconde una profonda comprensione dell ‘arte della provocazione e del potere dell’immagine.

L’Eredità di un’Icona

L’influenza di Grace Jones sulla cultura contemporanea è impossibile da sovrastimare. Da Lady Gaga a Rihanna, da FKA Twigs a Janelle Monáe, generazioni di artisti hanno tratto ispirazione dalla sua audacia nel sfidare le norme di genere e razza. Il suo memoir del 2015, “I’ll Never Write My Memoirs”, rivela una donna consapevole del suo impatto: “Ho visto troppi cloni, troppi imitatori. Io sono l’originale.”

Oggi, a più di quattro decenni dall’inizio della sua carriera, Grace Jones rimane un simbolo di fierezza artistica e autenticità selvaggia. La sua arte continua a sfidare le convenzioni, il suo stile continua a ispirare, e la sua presenza continua a elettrizzare ogni spazio che occupa.

Non è solo un’artista: è un fenomeno culturale che ha dimostrato come la vera ribellione non stia nel rifiutare le regole, ma nel creare le proprie. In un’epoca di conformismo digitale, la sua individualità granitica brilla più che mai, ricordandoci che la vera libertà sta nell’essere ferocemente se stessi.

Come lei stessa ha detto: “Non mi adatto alla società. La società deve adattarsi a me.” E il mondo non potrebbe essere più grato per questa sua intransigenza.

Scandalo al sole – quella melodia che ha segnato l’estate della nostra infanzia e della nostra giovinezza, era una colonna sonora per sogni che non ci appartenevano, ma che ci facevano immaginare. Un’estate incastonata tra i sorrisi misteriosi di Brigitte Bardot, Sophia Loren , personaggi che sembravano danzare su spiagge incantate, sospesi in una felicità malinconica, consapevoli che il sole, presto o tardi, sarebbe tramontato anche su di loro. Avevamo una radio a transistor a batteria, dove ogni tanto suonavano gli Intilimani con il loro caratteristico flauto traverso, Serge Gainsbourg & Jane Birkin con Je t’aime… moi non plus, Claudio Baglioni con E tu, Mina, Lucio Battisti… e ogni tanto arrivava A summer Place a ricordarci che altrove esisteva un’altra estate, più felice, talmente felice da diventare malinconica perchè la felicità non dura mai toppo a lungo.

Noi, con i nostri abiti di cotone leggero e le radio che gracchiavano in sottofondo, sognavamo quelle estati dorate: Capri con le sue grotte segrete, Portofino che brillava di eleganza e mistero, e la Riviera dei Fiori, profumata di promesse lontane. Erano luoghi che abitavano le riviste patinate e i cinema all’aperto, ma per noi restavano come dipinti da ammirare dietro una vetrina.

Intanto, con la nostra piccola 600, ci avventuravamo verso Licola o Varcaturo. Carichi di ombrelloni, borse di paglia e quel profumo di crema solare che ancora oggi ci riporta lì, sotto un cielo azzurro che per noi era il più bello del mondo. Non c’erano yacht, ma secchielli e palette. Non c’erano resort di lusso, ma il gusto semplice di una frittata di maccheroni e un’anguria tenuta fresca nella borsa termica. Il lido si chiamava L’oasi del mare, esiste ancora, qualche volta sono passato da quelle parti a raccogliere un po di nostalgia ma non c’era più quella magia, e gli spazi pur essendo gli stessi, mi sembravano diversi.

In quelle giornate c’era una magia unica, un senso di libertà fatto di piccole cose. La pelle scaldata dal sole, la promessa di un gelato al ritorno, quei tramonti bellissimi.

La musica di Scandalo al sole ci faceva sognare, ma anche insegnava qualcosa: che la bellezza sta nei momenti che viviamo, ovunque ci troviamo. Che la malinconia del “prima o poi finirà” è la stessa ovunque, su una spiaggia di Portofino o su quella di Varcaturo. Ed è proprio quella consapevolezza che rende tutto più prezioso, più autentico.

Hiromi Uehara: La straordinaria pianista giapponese che ha conquistato il mondo del jazz

Hiromi Uehara, conosciuta semplicemente come Hiromi, è una delle pianiste jazz più talentuose e acclamate a livello internazionale. Nata il 26 marzo 1979 a Shizuoka, Giappone, Hiromi si è distinta non solo per il suo virtuosismo tecnico, ma anche per la capacità di fondere generi e stili musicali, rendendola una figura di spicco nella scena jazz contemporanea.

Biografia

Hiromi ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di sei anni, dimostrando fin da subito un talento eccezionale. A sette anni entrò nella prestigiosa Yamaha School of Music, dove perfezionò le sue abilità e sviluppò una comprensione profonda della musica. Già a dodici anni si esibiva con orchestre di alto livello, mostrando una maturità musicale sorprendente per la sua giovane età.

A soli quattordici anni, Hiromi fu invitata a suonare con l’Orchestra Filarmonica Ceca, un’esperienza che segnò uno dei suoi primi successi internazionali. Ma uno degli incontri che avrebbe influenzato profondamente la sua carriera fu quello con il leggendario pianista Chick Corea, a diciassette anni. Corea, colpito dal suo talento, la invitò a esibirsi insieme a lui in un concerto a Tokyo, un evento che le diede visibilità internazionale.

Nel 1999, Hiromi si trasferì negli Stati Uniti per frequentare il rinomato Berklee College of Music a Boston. Si laureò con il massimo dei voti nel 2003, segnando l’inizio di una carriera brillante. Durante il suo percorso alla Berklee, incontrò il famoso pianista Ahmad Jamal, che divenne il suo mentore e contribuì a rafforzare il suo stile musicale.

Stile

Il talento di Hiromi si esprime attraverso uno stile unico, che fonde jazz, musica classica, rock e influenze elettroniche. La sua tecnica impeccabile è arricchita da una sorprendente energia e inventiva, che emergono nelle sue esibizioni dal vivo. Le sue composizioni sono caratterizzate da cambi di ritmo complessi, armonie sofisticate e una capacità innata di improvvisazione.

Produzione musicale

Hiromi ha prodotto una serie di album acclamati dalla critica, sia come solista che in collaborazione con altri artisti. Tra i suoi lavori più noti ci sono “Another Mind” (2003), “Time Control” (2007) e “Spark” (2016). Ogni album riflette la sua continua esplorazione musicale e il desiderio di spingersi oltre i confini del jazz tradizionale.

Strumenti

Il pianoforte è lo strumento prediletto di Hiromi, e lo suona con una precisione e una passione che catturano l’attenzione del pubblico. Spesso utilizza anche tastiere elettroniche, combinando suoni acustici ed elettrici per creare atmosfere uniche.

Vita privata

Il 1º settembre 2007, Hiromi si è sposata con il designer Yasuhiro Mihara, mantenendo però una discreta riservatezza sulla sua vita personale, preferendo concentrarsi sulla sua carriera musicale.

Conclusione

Hiromi Uehara è una delle figure più innovative e apprezzate della scena jazz mondiale. La sua capacità di trascendere i generi, unita a una straordinaria abilità tecnica e a una forte personalità artistica, l’ha resa una delle pianiste più influenti del nostro tempo. Con una carriera che continua a evolversi, Hiromi rappresenta una fonte di ispirazione per musicisti di tutto il mondo.

Pink + White – Frank Ocean

“Pink + White” è una delle gemme dell’album Blonde del 2016, firmato dal talentuoso cantante R&B americano Frank Ocean. Scritta e prodotta dallo stesso Ocean in collaborazione con il rinomato produttore Pharrell Williams, questa canzone si distingue per la sua profondità emotiva e la raffinatezza musicale.

Una delle particolarità di “Pink + White” è la presenza delle voci aggiuntive della celebre cantante Beyoncé, che contribuiscono a rendere la traccia ancora più suggestiva. Nonostante non sia stata pubblicata come singolo, la canzone ha raggiunto il numero 84 nella classifica Billboard Hot 100, testimoniando il suo impatto e la sua popolarità.

Con la sua fusione di melodie delicate e testi evocativi, “Pink + White” continua a essere una delle tracce più apprezzate di Frank Ocean, confermando il suo talento unico nel panorama musicale contemporaneo.

Yeah, yeah oh
Yeah, yeah yeah

That’s the way everyday goes
Every time we’ve no control
If the sky is pink and white
If the ground is black and yellow
It’s the same way you showed me

Nod my head, don’t close my eyes
Halfway on a slow move
It’s the same way you showed me
If you could fly then you’d feel south
Up north’s getting cold soon

The way it is, we’re on land
So I’m someone to hold true
Keep you cool when it’s still alive
Won’t let you down when it’s all ruin

Just the same way you showed me, showed me
You showed me love

Glory from above
Regard my dear

It’s all downhill from here

In the wake of a hurricane
Dark skin of a summer shade
Nosedive in the flood lines
Tall tower of milk crates
It’s the same way you showed me
Cannonball off the porch side
Older kids trying off the roof

Just the same way you showed me (You showed)
If you could die and come back to life
Up for air from the swimming pool
You’d kneel down to the dry land
Kiss the Earth that birthed you
Gave you tools just to stay alive
And make it out when the sun is ruined

That’s the same way you showed me, showed me
You showed me love

Glory from above
Regard my dear

It’s all downhill from here

Remember life
Remember how it was
Climb trees, Michael Jackson, it all ends here
Say what up to Matthew, to Shoob
Say what up to Danny
Say what up to life immortality
Bending up my Nikes
Running out the melpomene, nicotine
Stealing granny cigs (Take it easy)
Gimme something sweet
Bitch, I might like immortality
This is life, life immortality

Il Centro Nadur di Cicciano, situato nella provincia di Napoli, sarà il palcoscenico per una straordinaria lectio magistralis intitolata “Lo shock dell’arte moderna”, in programma per mercoledì 20 marzo alle ore 10:00. Questo incontro è stato promosso e organizzato dal Liceo Enrico Medi di Cicciano e sarà guidato dal rinomato professore Pasquale Lettieri, noto critico d’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Nelle sue parole, il professor Lettieri pone l’accento sull’eclettismo assoluto che caratterizza lo scenario dell’arte moderna. Questo eclettismo, afferma, è capace di accogliere tutto e il contrario di tutto, eppure trova una sorta di coerenza nell’incoerenza stessa, una leggibilità nell’illeggibile. Tale fenomeno si presta a molteplici interpretazioni: critiche, psicologiche, antropologiche e formali.

Lettieri descrive la contemporanea convivenza conflittuale della diversità come il motore per la creazione di un nuovo concetto di arte. Quest’ultimo si manifesta come una trasmigrazione di linguaggi, in un perenne nomadismo senza sosta. Questo movimento è il frutto di un’endemia avanguardista, che si muove con una velocità sorprendente nel suo concepimento, nella sua esecuzione e nella sua dissoluzione. L’arte moderna è così frammentata, spezzata e ridotta al particolare, alla singolarità, riflettendo così la complessità e la molteplicità del mondo contemporaneo.

L’evento, orchestrato dal professor Giuseppe D’Avanzo, un insegnante presso il Liceo Medi, si apre con i saluti istituzionali della direttrice scolastica del Medi, la dottoressa Anna Iossa, e del sindaco di Cicciano, il professor Giuseppe Caccavale. La responsabilità della documentazione fotografica è stata affidata ad Andrea Bove e Laura Vecchione, mentre le riprese video saranno curate dal regista Felice Iovino.

Durante il corso dell’incontro, l’artista Antonella Pagnotta si esibirà in una performance intitolata “Le donne di Enea”, basata sui testi di Mauro Francolini. Questa performance pone al centro la figura di Enea, un personaggio il cui significato risulta particolarmente rilevante in un momento storico in cui il dibattito sulla discriminazione, la ricerca di nuove opportunità e la ricerca di una dimora propria sono al centro dell’attenzione. Questi sono concetti che Virgilio, attraverso il racconto di Enea, ci ha trasmesso e che dovrebbero permeare la nostra esistenza.

Enea, privato della sua terra e della sua casa, ha vagato in cerca di esse, generando una stirpe senza fine, di cui noi siamo parte integrante. La performance mette in scena Enea e le dee che lo circondano, ognuna con i propri sentimenti: Venere, che lo ha generato e nutre per lui un amore materno infinito; Giunone, che lo ha ostacolato e combattuto; Didone, che lo ha amato fino alla morte.

Attraverso questa performance, Antonella Pagnotta esplora le complesse relazioni umane e divine che permeano il mito di Enea, evidenziando le sfumature e le contraddizioni della condizione umana e portando alla luce il valore universale dei temi trattati nell’opera di Virgilio.

“Alcuni potrebbero interpretare i nostri giorni come un periodo di stagnazione e confusione,” sottolinea la dirigente Anna Iossa, “ma questa percezione non corrisponde alla realtà, poiché gli artisti sono coinvolti, ciascuno, in una rivoluzione personale. Sperimentano con tutti i linguaggi, dai più avanzati ai più tradizionali. Nessuno è immune da un costante processo di esplorazione e sfida, come ci insegna l’arte moderna.”

Gli artisti del gusto dello Sciusciante offriranno un momento di pausa e ristoro con un coffee break per tutti i presenti.

Letizia Bonelli