Oggi è il primo lunedì del mondo, …vuoi che resti in piedi o vuoi che cada?

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    Il videoclip di LUNEDI’, quarto estratto dall’album “IL PRIMO LUNEDI’ DEL MONDO” (Zahr/Gibilterra). Regia di Ludovica di Benedetto e Claudia Tittarelli.

    Lunedi – Virginiana Miller
    Sono le 5 di mattina del 5 novembre del 2020 la Campania è zona arancione, e ci apprestiamo ad entrare nel II lockdown per il coronavirus.
    Carlotta, il mio cane mi fa il suo solito gioco di passarmi tra le gambe.
    Non durerà molto, le sue feste durano pochi secondi.
    Intorno a me si continua giocare on line da ore.
    Io invece ho smesso di dormire, e ascolto Lunedì anche se è solo un fottuto Giovedì, di un esistenza inutile
    .
    (Intanto è partito “el dindondero” (campane della chiesa suonate a tutto spiano) sono le 6.)
    ___________________________
    Suona la radio e mi sveglia
    La bella canzone
    Cerco qualcosa da fare
    Se doveva piovere
    Invece c’è il sole
    Comincia così
    Oggi è il primo lunedì del mondo e ho chiuso la porta alle spalle
    Ora scendo giù
    Girano al vento le foglie
    Le buste di plastica bianche
    I pensieri di ieri
    E le nostre parole non fanno più male così
    Eh si
    Oggi è il primo lunedì del mondo e ho chiuso la porta alle spalle
    Ora scendo
    Cosa vuoi che faccia adesso
    Vuoi che resti o vuoi che vada
    Vuoi che resti in piedi
    O vuoi che cada giù
    Giù nel primo lunedì del mondo
    E cammina cammina
    Le scarpe non fanno più male
    Le nostre parole non saranno più nuove
    Mai più (x 2)

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      Alessio Arena vive a Barcellona dal 2008, dove si è laureato in letteratura comparata all’Universidad Autonoma.

      Ha pubblicato il suo primo romanzo dopo aver partecipato al festival letterario “Scrittorincittà” di Cuneo nel 2009, dove ha preso parte alla quarta edizione del contest “Esor-dire” vincendo il premio del pubblico.[1] Il libro esce per Manni Editori con il titolo L’infanzia delle cose e vince il Premio letterario “Giuseppe Giusti” opera prima[2]. In seguito, alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su riviste letterarie, fra cui «Linus», «Nazione indiana», «‘Tina», «Nuovi Argomenti». Negli stessi anni inizia a interpretare i suoi primi brani come cantante, partecipando ad album di altri artisti, come La versione dell’acqua (Meridiano Zero) e Canzoni (Magma) che contiene il suo brano L’uomo con la finestra in petto.

      Nel 2010 vede la luce il suo primo ep musicale dal titolo Autorretrato de ciudad invisible (autoprodotto), con canzoni in spagnolo e contenente un omaggio a Joan Manuel Serrat, l’interpretazione del suo brano Paraules d’amor. Lo stesso anno esce il suo secondo romanzo, Il mio cuore è un mandarino acerbo, nella collana “Novevolt” di Zona Editrice curata da Enrico Piscitelli e Alessandro Raveggi.

      Per il teatro ha scritto Sciore Arancia presentato al festival “Settembre al Borgo” e prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, e i testi in spagnolo Hielo e Árbol (o las manos abiertas de Celidonia Fuentes) prodotti dal Nudo Teatro di Madrid e messi in scena dal regista Ángel Málaga[8].

      Nel 2010, insieme al fratello Giancarlo Arena, cantante del gruppo catalano Puerta 10, ha composto il duo acustico Lacasavacía e ha pubblicato il singolo Pasos de zebra. Partecipa come interprete, insieme con la cantante jazz catalana Judit Neddermann, agli album Tot aquest silenci (Nómada 57) e Tot aquest soroll (Nómada 57), rispettivamente terzo e quarto album della pianista Clara Peya.

      Nel 2013 esce il singolo in italiano Tutto quello che so dei satelliti di Urano, finalista al concorso-festival della canzone d’autore “Musicultura”, che anticipa il disco Bestiari(o) familiar(e), uscito nel 2014 in due edizioni diverse, contenente canzoni in quattro lingue: spagnolo, catalano, italiano e napoletano. Nel giugno 2013 Alessio Arena si esibisce all’Arena Sferisterio di Macerata, nelle ultime serate del festival “Musicultura”, vincendo il primo premio assoluto e la targa AFI (Associazione Fonografici Italiani) per il miglior progetto discografico. Lo stesso anno Arena è anche tra i vincitori del concorso Area Sanremo, la cui giuria è presieduta da Mogol.

      Il suo romanzo La letteratura tamil a Napoli arriva secondo al Premio Neri Pozza e lo stesso editore lo pubblica nel 2014.

      Nel febbraio 2016 esceo il suo secondo album: La secreta danza (Temps Record), registrato in presa diretta durante il concerto al Music Hall di Barcellona il 28 gennaio 2016. Il disco viene presentato il 31 marzo all’Auditori Barradas di L’Hospitalet, nell’ambito del Festival Barnasants 2016, e portato in tour anche a Madrid, Praga, Santiago del Cile, Montevideo, Arequipa, Santo Domingo.

      Nel 2017, durante un viaggio in Cile, collabora con il cantautore Manuel García, con il quale si esibisce al Telethon di Arica e alla Fiera Pulsar di Santiago. Ha accompagnato la sua esperienza cilena con un documentario dal titolo Atacama. In seguito esce il singolo Diablada, un canto di speranza ispirato a canzoni tradizionali delle popolazioni del nord del Cile, mischiato a suoni della musica urbana napoletana. Questo singolo anticipa l’uscita del suo nuovo disco cantato interamente in italiano.

      È traduttore in italiano dei romanzi di Alejandro Palomas Capodanno da mia madre e Un figlio (Premio Letteraria 2017 per la miglior traduzione) – entrambi pubblicati da Neri Pozza -, della biografia di Enrique Vargas e di diversi racconti dello scrittore cubano Reinaldo Arenas.

      A ottobre 2018 esce per Fandango Libri il suo romanzo La notte non vuole venire, un romanzo ispirato alla vita della cantante e sciantosa napoletana Gilda Mignonette, attiva nella prima metà del secolo scorso a New York. In occasione dell’uscita del libro, Arena mette in scena un recital tratto dal suo romanzo, che vede Cristina Donadio nei panni di Gilda. Lo spettacolo debutta al Nuovo Teatro Sanità di Napoli il 6 ottobre.

      A maggio 2019 pubblica il nuovo disco Atacama!, inciso tra Cile, Spagna e Italia.

      “Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù” Rumi

      Jalāl ad-Dīn Moḥammad Rūmī   (Balkh, 30 settembre 1207 – Konya, 17 dicembre 1273) è stato un ʿālim, teologo musulmano sunnita, e poeta mistico di origine persiana. è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana. In seguito alla sua dipartita i suoi seguaci si organizzarono nell’ordine Mevlevi, con i cui riti tentavano di raggiungere stati meditativi per mezzo di danze rituali e musica (nella quale predominante era il suono del flauto ney, da Rumi esaltato nel proemio del suo Masnavī).

      “Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù” Rumi

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        Ho cominciato a scrivere questa canzone il 10 Agosto 2018, pensando ad un addio tra un uomo ed una donna.
        Mentre la registravo con la mia pessima voce, e la mandavo a Cecilia (per essere sistematicamente ignorato 😀 ) il 15 Agosto mi arriva l’assurda notizia dei fatti di Genova.
        Non avevo collegato le cose immediatamente (questa canzone la doveva cantare Carlo De Rosa dei 29 & 30) ma forse proprio nel momento del disastro il mio pezzo ha cambiato la sua destinazione.
        L’ascoltavo continuamente pensando al dolore che provava Roberto, il mio amico-collega, padre di Giovanni Battiloro, una delle vittime del crollo.
        Ai funerali sono andato in macchina con Cristina Fayad e Augusta e per tutto il viaggio cominciato dalla Rai e finito a Torre del Greco abbiamo ascoltato questa canzone.
        Avevamo gli occhi lucidi, cosi come quelli di Laura qualche giorno dopo quando l’ha ascoltata insieme a Roberto, e mi ha detto che quelle parole, le sentiva fortemente una per una.
        Per questo motivo ho voluto che diventasse coautrice del testo.
        Siamo usciti ad Aprile del 2019, dopo lunghe trattative per Sanremo, sembrava cosa fatta fino alla fine quando ci hanno escluso, perchè il circo di Sanremo non avrebbe tollerato il padre di una delle vittime, il più agguerrito (Roberto non ha voluto il risarcimento e continua a ribadire che si tratta di un omicidio di stato), calcare le scene, rivendicando giustizia davanti alle telecamere dell’evento mediatico più visto in Europa, con milioni e milioni di telespettatori davanti allo schermo.
        Ieri uno dei video contenenti la canzone ha raggiunto 2,4 milioni di visualizzazioni, ed ho capito che doveva andare così.



        Piove sulla mia anima
        Laura Battiloro (Felice Iovino)

        Piove sulla mia anima
        mentre ti allontani
        sento ancora il tuo respiro
        sento ancora le tue mani ….

        Testo
        Felice Iovino/ Laura Battiloro
        Musica
        Felice Iovino

        Edizioni
        iovinocinemakers

        Producers
        Roberto Battiloro – Felice Iovino – iovinocinemakers

        Assistente produzione
        Carmela Lanza – Pietro e Rosa Di Rosa


        Registrato presso
        Dharma Recording Studio

        Arrangiamenti
        Daniele Franzese


        I bimbi sono
        Giusueppe di Rosa
        Miriam di Rosa

        Direttore fotografia
        Gabriel Isaak Iovino

        Operatore 4k
        Gabriel Isaak Iovino

        Drone
        Mariano Salomone

        Sceneggiatura
        Laura Battiloro – Felice Iovino

        Regia
        Gabriel Isaak Iovino

        battiloro

        pontemorandi

        genova

        piovesullamiaanima

        Siamo al finale dopo il bis
        abbiamo già salutato possiamo andare.
        nella mia mente solo il vuoto
        ed un gran silenzio
        che risuona come un tuono.
        tra lattine e cartacce
        che rotolano spinte dal vento.
        io ti respiro ancora
        mentre scorre la tua immagine.
        Puoi sentirti fortunata
        perchè stai solo sanguinando,
        portati via il mio dolore
        e questo immenso freddo
        portati via il tuo tempo,
        il mio tempo, il mio cuore la mia anima.
        felice iovino

        Visto e considerato che
        non ne potevano più della loro malasorte
        incominciarono ad aggirarsi
        come s’aggirò quel famoso spettro per l’Europa.
        Tutti evidentemente erano dei disgraziati…
        ma ciascuno lo era in maniera differente…
        poichè la disgrazia colpisce i miseri,
        ma con incredibile fantasia nelle forme.
        Infatti c’era quello che aveva perso la casa
        insieme a quello che più semplicemente aveva perso le chiavi di casa,
        e c’era quello che aveva perso la memoria
        e mò non si ricordava manco più che cos’è che si era perso,
        c’era quello che aveva perso la ragione…
        e insieme alla ragione aveva perso anche il torto.
        E infine c’era quello che aveva perso tempo
        e mò non c’aveva più tanto tempo da perdere…
        e difatti fu lui che disse: “Attenzione!”

        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”

        E nel mentre che s’aggiravano
        come s’aggirò quel famoso spettro per l’Europa,
        si trovarono a passare sotto le finestre di quelli
        che una volta dicevano “Avanti Popolo!”,
        e dicevano “Avanti Popolo” perché mandavano sempre davanti il popolo…
        e loro se ne stavano indietro,
        magari d’un passo magari d’un metro
        perché loro ad andare avanti gli veniva da ridere.
        E con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore
        videro lo scompiglio nelle forze dell’ordine
        che mò non erano più né tanti forti né tanto meno ordinate…
        infatti erano scappati via i generali, tenenti, sottotenenti, nullatenenti,
        perfino i Pompieri di Viggiù da qualche minuto
        non c’erano più…
        Erano velocemente scomparsi i galiardi soldati
        che ringhiavano e mostravano i denti.
        Per la strada si vedeva solamente qualche brigadiere in pensione
        che mostrava la dentiera…
        ma è risaputo che anche i militari sdentati
        capiscono bene come va la situazione…
        e si dicono sottovoce…


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        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione…”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione…”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione…”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione…”
        “Tra cinque minuti comincia la rivoluzione…”

        Il capo dei capi delle polizie di tutti quanti gli eserciti riuniti
        stava guardando in televisione un programma
        sui gamberi in salsa rosa
        quando ci fu una spiacevole interruzione…
        il giornalista autorizzato dalla redazione
        disse che il quiz del sabato sera,
        il tirassegno sul negro che passa la frontiera,
        il telegiornale di Paperino, il Grande Fratello
        con suo cugino le olimpiadi di mazza fionda
        non sarebbero più andate in onda
        disse ” è saltata la programmazione…
        che tra cinque minuti comincia la rivoluzione!”

        Cosi il capo dei capi della polizia e di tutti quanti
        gli eserciti riuniti per la prima volta
        durante la sua lunga carriera
        si sentì di essere la persona sbagliata
        nel posto peggiore,
        lui che per tutta la vita era sempre stato cosi tanto sicuro di sé,
        che le parole gli stavano in bocca
        come famosi quadri dentro ad un museo,
        adesso invece si vergognava
        che in una giornata cosi piena di sole
        sporcasse il muro con la sua ombra.
        Quelli che si aggiravano come lo spettro s’aggirò per l’Europa
        si fermarono in silenzio
        poi cominciarono a fare il conto all’incontrario,
        come la notte di capodanno e dissero
        “meno 5
        4
        3
        2
        1″

        -con un po’ di emozione-

        “Gentili signori comincia la rivoluzione!”
        “Gentili signori comincia la rivoluzione!”
        “Gentili signori comincia la rivoluzione!”
        “Gentili signori comincia la rivoluzione!”
        “Gentili signori comincia la rivoluzione!”