Citando il caso del dl Salva Roma,”cui sono stati aggiunti 10 articoli per 90 commi”, il presidente Napolitano ripropone nel suo messaggio “la necessità di verificare con il massimo rigore la ammissibilità degli emendamenti ai decreti legge”. “Rinnovo – conclude Napolitano dopo aver citato sentenze della Consulta e propri precedenti interventi in materia – l’invito ad attenersi nel valutare l’ammissibilità di emendamenti ai decreti legge a criteri si stretta attinenza all’oggetto del provvedimento, anche adottando opportune modifiche dei regolamenti parlamentari”.

 

“Io facevo il fornaretto. Me so’ comprato un piccolo immobile, poi l’ho venduto, poi un altro e un altro ancora. E so’ diventato Sergio Scarpellini. C’ho 76 anni e mi sveglio presto, mai dopo le cinque. Ho coccolato la politica: bei posti, ristrutturati, pulitissimi, pregiati e ora mi sbattono sui giornali”.

Dal lontano ’97, senza un bando pubblico, il romano Scarpellini ospita la politica: uffici per laCamera, un tempo per il Senato, e il Tribunale amministrativo regionale (Tar) e pure il Comune. La cifra, esatta, fa 48 milioni di euro l’anno, compresi i dipendenti che ci lavorano e sempre Scarpellini retribuisce. Montecitorio spende 30,5 milioni di euro a ogni bilancio, i contratti d’affitto non sono unici: tre per i tre palazzi Marini, scadenze dal 2016 al 2018. Il Movimento Cinque Stelle ha tentato di eliminare il rapporto inossidabile con Scarpellini, poi un emendamento delPartito democratico ha rimesso le clausole e poi ancora un cambio. Le interpretazioni sono varie, però “er fornaretto” non è preoccupato.

Scarpellini, la Camera vi lascia.
La rescissione con un mese di preavviso è contro la legge, contro la Costituzione e contro le regole. Se mi assumono il personale, cinquecento dipendenti, me ne vado subito. Io sono pentito, non lo farei più. Ho buttato una balena di soldi, perché non lo dicono questi politici?

Perché?
Non hanno coraggio.

Ha finanziato partiti di destra e sinistra, circa 650.000 euro negli ultimi tredici anni, li considera irriconoscenti?
Io non mi aspettavo nulla. Che farebbe al posto mio? Durante la campagna elettorale vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così.

Come mai?
Un’abitudine. Non lo facciamo mica per piacere…

Come finirà?
Io rispetto i termini previsti dai contratti, mi riprendo i palazzi e ci faccio alberghi di lusso, però devo sbattere in mezzo a una strada più di 500 ragazzi.

La Camera poteva comprare questi palazzi?
Se volevano con questo denaro che mi hanno dato, circa 369 milioni di euro per le locazioni (più i servizi si supera il mezzo miliardo, ndr), un paio li potevano acquistare. Avevano una opzione, perché non l’hanno sfruttata? Se mi chiamano, vendo di corsa. Anzi, ci metto pure un fiocco su, però si devono prendere il personale. Per me questa storia è diventata una rogna. E la Camera ci risparmia.

Addirittura?
Sì, un commesso di Montecitorio costa più di 75.000 euro lordi! E poi i deputati non vogliono ricevere amici e colleghi ai semafori. Vogliono una scrivania, un ingresso, un salotto e noi li abbiamo accontentati. Pure la mensa è nostra! Ma basta infamie, querelo quelli che dicono stronzate.

Perché non s’è fatta una regolare gara d’appalto?
Non potevano. I palazzi vicini erano i miei, potevano venire soltanto da me.

La politica la fa arrabbiare.
Non può sapere quanto. Io non faccio politica, conosco tutti, destra e sinistra. Ho 76 anni, troppo tardi per scendere in campo. Non ho mai ricevuto qualcosa di buono.

Il piano regolatore di Alemanno l’ha trovato conveniente, no?
Per la Romanina, dice? Bè, quando il pubblico è squattrinato chiede soccorso al privato. È vero che Alemanno ha aumentato i metri cubi per costruire, ma io dovrò spendere 364 milioni per fare le fogne e la metro.

Vota a sinistra?
Mah. Forse dicono che sono di sinistra perché il Partito democratico mi paga l’affitto per la sede nazionale.

Non era dei monaci scolopi?
Sì, però i preti si fidano di me e mi fanno gestire il Nazareno. Ha visto che bella sala stampa ho creato per il Pd?

Insomma, dove si posiziona Scarpellini?
Io non sono né di sinistra né di centro o di destra, sono di tutti. Tifo per la Roma e vado a vedere pure la Lazio. Sono un imprenditore da larghe intese. Ma ricordi: chi lavora seriamente fa i soldi, io non conto sui politici. Se mi chiedono un aiuto, li aiuto, però loro non fanno nulla per me.

Ci va a Montecitorio?
Non più. Mi hanno descritto come un mostro, un orco. Mi guardano come se fossi un ladro. Quelli che sparano cazzate, se potessi, li acchiapperei e li ammazzerei. Buone feste, comunque.

da Il Fatto Quotidiano del 24 dicembre 2013 

RESET 20 dicembre: Il portavoce alla Camera del M5S Vincenzo Caso ci racconta la denuncia senza precedenti di una forza parlamentare contro l’azione di pressione delle lobby per ottenere privilegi, sconti o vantaggi in genere dalle leggi in approvazione dal Parlamento italiano, attraverso emissari privati che hanno accesso ai palazzi del potere (con permessi dati da chi?) e che pilotano provvedimenti ed emendamenti a loro favore con l’appoggio silenzioso (fino ad ora) dei partiti politici.
Conduce Matteo Ponzano

 

 

In tempo di crisi sono molti i giovani che s’interrogano sull’utilità di frequentare l’università dopo il diploma. Eppure l‘opinione pubblica è convinta che nel nostro Paese ci siano troppi laureati, che i ragazzi puntino al “pezzo di carta” pur sapendo di dover fronteggiare anni di lavoro “umile” (camerieri, cassieri al supermercato, commessi …) prima di poter aspirare ad un impiego compatibile con la specializzazione ottenuta dopo anni di università.

Le cose, in realtà, sono un po’ diverse. In Italia meno di un lavoratore su cinque è laureato. In Gran Bretagna sono più del doppio. Non è tutto: solo il 30% dei 19enni italiani si immatricolano all’Università. E 17 su 100 di quelli che si iscrivono, abbandonano nel corso del primo anno. Spesso i problemi sono a monte: se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, 44 diplomati su cento cambierebbero l’indirizzo di studi. La scelta sbagliata è dovuta, nella maggior parte dei casi, all’ambizione dei genitori che non ammettono per i propri figli scelte diverse rispetto al liceo. Oggi, infatti, 82 immatricolati su cento provengono da famiglie i cui genitori non hanno esperienza di studi universitari.
Anche se uno studente su due sceglie ancora il liceo, negli ultimi due anni c’è stato un leggero aumento di iscrizioni negli istituti tecnici e professionali, una scelta forse dettata dalla necessità di “volare basso”, facendo i conti con una realtà che vede più del 40% di giovani disoccupati. Meglio, dunque, puntare sui mestieri che sulle professioni.

Ma qual è l’identikit delle matricole che si sono appena iscritte negli atenei italiani?

AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario nato nel 1994 per favorire e monitorare l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro, ha recentemente presentato, nella sede del ministero dell’Istruzione, ilnuovo Profilo dei diplomati che hanno superato l’esame di maturità lo scorso luglio.
Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, ha presentato il profilo dei 48.272 diplomati di 347 istituti scolastici di Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria.
Generalmente, i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica: 31 su 100 si dichiarano addirittura «molto soddisfatti». Una nota positiva: nonostante l’opinione pubblica non sia certo clemente nel giudicare i docenti (nella maggior parte dei casi non a ragion veduta), i ragazzi intervistati esprimono apprezzamenti nei confronti degli insegnanti, sia per la loro preparazione sia per la disponibilità al dialogo. L’80% dei diplomati li ritiene competenti, il 74% ne ha apprezzato la chiarezza espositiva e il 65% esprime parere favorevole sulla loro capacità di valutazione. Più critici sono i giudizi che riguardano le strutture scolastiche: laboratori inadeguati per uno su due, aule soddisfacenti solo per il 51% degli studenti, impianti e attrezzature sportive per 48 su cento.
L’organizzazione scolastica pare non eccellere: solo il 64% dei diplomatile giudica positivamente le attività di recupero per chi ha debiti formativi , e solo il 58% ritiene di aver avuto il corretto supporto all’orientamento per le scelte post-diploma universitarie o lavorative. La tecnologia, nonostante gli sforzi dell’ex ministro Profumo, nelle scuole italiane pare essere una sorta di cenerentola: solo il 56% dichiara di aver ottenuto un supporto alla didattica attraverso l’utilizzo di pc e in genere delle nuove tecnologie.
Non particolarmente efficaci sono ritenute le attività extracurricolari come gli approfondimenti culturali e gli incontri con le aziende e le attività pratiche durante l’orario scolastico (laboratori, stage), lodate solo dal 54% degli studenti intervistati.

Giovani in grado di esprimere critiche ma anche di saper valutare la qualità degli studi superiori in modo onesto. Se le critiche fossero costruttive, cioè servissero a migliorare l’offerta delle scuole italiane, ci sarebbe già materiale su cui lavorare. Ma, si sa, in Italia si tende a risparmiare sull’istruzione. Non solo, manca l’incentivazione per gli studenti migliori e la capacità di venire incontro a quelli che si trovano in difficoltà e che, se non hanno abbandonato gli studi superiori, sono candidati ad essere annoverati tra gli 83 che lasceranno l’università entro il primo anno, andando ad aumentare la già cospicua percentuale di giovani disoccupati.

Questa è l’Italia. Una volta, forse, era il Bel Paese.