Annalisa e Lello, una storia vera, insieme da sempre, entrambi docenti universitari, rivoluzionari e pionieri di nuovi linguaggi e tecnologie. Conosco Annalisa dai tempi della tv sperimentale sulle reti private, e con lei testavamo nuovi linguaggi, quelli che sarebbero poi diventati quelli della rete (viralitĂ etc…). Quando Lello mi ha chiesto di realizzare “il disegno di Manara” non ho avuto nessun dubbio: “non chiamiamo modelle, il Disegno di Manara è Annalisa Buffardi “. Non è stato facile convincerla ma credo abbia dato al racconto lo spessore che solo la realtĂ può dare. Grazie a Lello e Annalisa.
Non so per quale motivo non riesco a non pensare a te, anche quando faccio finta che non sei importante, la mia mente non riesce a staccarsi da te, anche quando mi ignori, dopo averti dato tutto me stesso, mi lasci sempre li, col cuore a pezzi e i fiori in mano, come un amante ferito, è sempre quello il premio, Ma sei bellissima al mio sguardo, piccola stella, volubile e amara. non puoi sapere quante volte ho pensato di allontanarmi da te, perchè sei ingiusta, capricciosa, effimera.
Tuttavia, non riesco a non pensare a te, alle tue mille facce, ai mille cuori che battono per te ogni giorno, ai loro sorrisi che mi riempiono l’anima, alle tue mille veritĂ , alle tue mille bugie, alla bramosia di qualcuno, e la vanesia incapace di altri, ai tuoi eroi di giornata, che dimentichi presto,
Tuttavia sono in tanti quelli che non riescono a non pensare a te, è scritto nei loro occhi, i miei stessi occhi, nei loro gesti, i miei stessi gesti, li riconosco hanno lo sguardo limpido, fiero, innocente.
non riesco a non pensare a te, quando mi sei lontana ed ho bisogno di ritornare, perchè è da te che ritorno, ogni volta, a pochi passi dalle mie vere radici, dalla mia gente, che mi chiama da sempre senza che io sapessi ascoltare non riesco a non pensare a te, alle tue rughe, ai segni del tempo, ai segreti e ai dolori
Anche quest’anno il tema è la tradizione, ed il passato. Alcuni degli abitanti di Sasso ci raccontano i loro ricordi in un epoca senza Tv, e con poche Radio, e soprattutto senza cellulari e computers. Erano felici.
Oggi ho scoperto una nuova parola: Cosplay. Si tratta di quelle persone, per lo piĂą ragazzi, che indossano un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e ne interpretano il modo di agire. Lo so, quelli della mia generazione giĂ mi hanno perso, ma posso garantire che la lista delle parole che non capirebbero è lunga. Esiste un mondo parallelo, a noi sconosciuto, che spiega le tante ore passate davanti ad uno schermo da parte dei nostri ragazzi. Detto questo non posso fare a meno di sentirmi vecchio, nonostante le conoscenze artistiche e tecnologiche. Comincio ad avvertire un certo gap generazionale con i miei figli, che ho cercato in tutti i modi di staccarli da quello schermo per farli vivere nel mondo reale, avvertendo il pericolo che puo dare una fortissima dipendenza dai giochi on line. E non so ancora se ci sono riuscito. Age of Empire poi Metin, poi League of legend, passando per i vari scenari di guerra con Call of Duty, hanno scandito la vita ed i giorni di molti ragazzi tra i quali i miei, che avrebbero potuto rispondere a tutte le domande che ho posto, in quanto padroni di quel mood e di quel linguaggio. L’unica cosa che posso fare adesso è cercare di capire. Ho cominciato oggi, con i Cosplayers del Comicon di Napoli. Cosplay al Comicon di Napoli 2016