2) L’operazione Gladio

La storia dell’Italia dal dopoguerra in poi, in tutto il periodo della Prima Repubblica, è stata pesantemente influenza dall’anti-comunismo statunitense. La paura era reale laddove il Partito Comunista Italiano (PCI) e il Partito Socialista Italiano (PSI) raccoglievano crescenti consensi nell’elettorato del paese. Inoltre non è una scoperta che il PCI, in particolare, fosse finanziato direttamente dall’Unione Sovietica. Dall’altro lato, CIA e i servizi segreti italiani foraggiavano l’organizzazione stay-behind italiana, Gladio, con l’appoggio di membri della Democrazia Cristiana.

Dopo la sconfitta delle forze dell’Asse, di cui l’Italia mussoliniana faceva parte, il Presidente statunitense Roosvelt, il Primo Ministro britannico Churchill e il leader dell’Unione Sovietica Stalin, si incontrarono nel febbraio del 1945 nella città di Jalta, nell’incontro passato alla storia come “Conferenza di Jalta” dove le tre grandi potenze avversarie dell’Asse si “spartirono” il mondo: durante questa conferenza, il futuro dell’Italia prevedeva l’inclusione della penisola nell’area di influenza statunitense.
Inizialmente, gli Stati Uniti e la CIA puntarono alla mafia siciliana, come affermato dall’agente dell’agenzia statunitense Victor Marchetti, che ha dichiarato come “la natura anti-comunista” della mafia era uno degli strumenti che gli USA volevano utilizzare per controllare l’Italia.

La mafia però risultò più che altro utile per lo sbarco in Sicilia delle forze Alleate, con l’operazione Husky. Successivamente, Washington e Londra si preoccuparono della crescente popolarità dei moti partigiani comunisti, che arduamente combatterono il regime fascista, guadagnandosi un certo rispetto tra la popolazione italiana. Al termine della guerra, l’attenzione degli Stati Uniti e del Regno Unito nei confronti dell’Italia fu massima: l’obiettivo era evitare in qualsiasi modo che i neo costituiti partiti di sinistra riuscissero a vincere le prime elezioni della storia repubblicana italiana. Il Presidente statunitense era infatti preoccupato della popolarità del Partito Comunista Italiano, il più grande nell’Europa occidentale, e il Partito Socialista Italiano, che insieme formavano una coalizione denominata Fronte Democratico Popolare.

I sondaggi davano il Fronte come possibile vincitore delle elezioni, dopo che nelle elezioni locali si era distinto per essere la seconda forza dopo la Democrazia Cristiana, ampiamente supportata da Washington. Le elezioni portarono alla vittoria la Democrazia Cristiana, che con oltre il 48% dei voti guadagnò 305 seggi, mentre il Fronte Democratico Popolare si fermò a quasi il 31%, con soli 183 seggi guadagnati.

Da qui, la Democrazia Cristiana segnò la posizione atlantista dell’Italia e l’alleanza con gli Stati Uniti, con cui sin da subito si instaurarono ottimi rapporti che portarono rapidamente agli investimenti statunitensi per la ricostruzione (Piano Marshall). Il PCI fu estromesso dal governo e nel 1949 l’Italia entrò a far parte dell’Alleanza Atlantica con il Trattato di Washington, poi organizzatasi nella NATO.

Il pericolo comunista era però ancora sentito dall’altra sponda dell’oceano, e proprio pochi giorni prima dell’adesione dell’Italia alla NATO, venne istituito il primo servizio segreto italiano dopo la guerra: il Servizio Informazioni Forze Armate (SIFAR), sotto il controllo del Ministero della Difesa e il cui direttore divenne il Generale Giovanni Carlo Re. Il SIFAR fin da subito iniziò a collaborare con la CIA (che a conti fatti gestiva il servizio segreto italiano, scegliendone addirittura il personale) nel profilare gli appartenenti ai partiti comunisti e, più in generale, di sinistra, influenzando la politica dei primi anni della Repubblica.

E’ proprio in quell’anno che Gladio sarebbe nata, seppur con una denominazione diversa. In base alla Relazione del Comitato Parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato del 1995, la nascita di un’organizzazione stay-behind in Italia risale al 1949, con il nome di “Duca”.
L’ufficialità di Gladio (seppur rimasta ovviamente segreta), è datata 1956: è in quest’anno che la CIA e il SIFAR stilano un protocollo d’intesa che sancisce la definitiva consacrazione dell’organizzazione. Nella relazione inviata dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti alla Commissione Stragi, nel 1990, si fa infatti riferimento ai documenti secretati dell’accordo (a firma di Giovanni De Lorenzo, capo del SIFAR nel 1956 e fortemente voluto dalla CIA, nonché famoso per essere l’ideatore del Piano Solo) nel quale si confermava la presenza di impegni precedenti a quella data.

A seguito del protocollo, venne istituita, nell’ambito dell’Ufficio “R” (ovvero l’ufficio di controspionaggio) del SIFAR, una sezione di addestramento denominata “Studi Speciali e Addestramento del Personale” (SAD). La SAD, divisa in 4 gruppi, vedeva nei suoi responsabili anche i coordinatori dell’Operazione Gladio. Il quartier generale della stay-behind fu il Centro Addestramento Guastatori (CAG) di Capo Marriargiu, nei pressi di Alghero, in Sardegna.

Negli anni successivi, un’importante passaggio ci viene dato dal documento top secret dello Stato Maggiore della Difesa intitolato “Le forze speciali del SIFAR e l’Operazione Gladio” del 1 giugno 1959, a firma di De Lorenzo. In questo documento si afferma che la pianificazione militare NATO in merito ad operazioni anti-comuniste in Europa era coordinata da due comitati, il Coordinating and Planning Committee (CPC) e l’Allied Coordination Committee (ACC), che non facevano parte della NATO ma erano direttamente collegate al Supreme Headquarters Allied Powers Europe (SHAPE), l’entità responsabile delle attività di comando sulle forze alleate impiegate in operazioni in Europa e nel mondo. Nel documento si sottolinea la preoccupazione dell’Alleanza per sovversioni interne in caso di invasione sovietica e in Italia, in particolare, per il ruolo sempre più forte di PCI e PSI. Nel documento si cita esplicitamente il nome di Gladio nell’accordo tra il servizio italiano e quello statunitense nel campo delle operazioni stay-behind. Nel documento si conclude infine che l’accordo tra CIA e SIFAR del 1956 pone le basi operative per la missione Gladio.

Nel gennaio del 1961, John F. Kennedy divenne Presidente degli Stati Uniti d’America. Nei confronti dell’Italia, Kennedy si distanziò dai suoi predecessori, mostrando simpatie per il PSI. Credeva infatti che i socialisti italiani avrebbero cercato forme di socialismo all’interno del contesto democratico. Tuttavia, l’idea di Kennedy incontrava le resistenze di CIA e Dipartimento di Stato. Nel 1963, l’incubo della CIA si materializzò: nelle elezioni italiane di aprile, comunisti e socialisti guadagnarono numerosi seggi, a scapito delle altre liste. La DC scese al 38%, il peggior risultato sin dalla sua creazione; il PCI raggiunse il 25% dei voti che, unito al grande successo del PSI, al 14%, portava per la prima volta la sinistra unita ad avere la quota di maggioranza nel Parlamento. Al governo tuttavia, dopo mesi di negoziazioni, si instaurò una coalizione di centrosinistra con l’accordo di DC, PSI e altre formazioni minori, con Presidente del Consiglio Aldo Moro. Si tratta di un accordo storico, in quanto vede per la prima volta la partecipazione dei socialisti al governo, con Pietro Nenni, leader del PSI, vicepresidente del Consiglio.

Il governo tuttavia non durò molto: alcune decisioni in materia economica mettono in crisi l’accordo tra socialisti e democristiani, e inoltre, i socialisti perdono un importante alleato dall’altra parte dell’oceano: nel novembre del 1963, il Presidente statunitense Kennedy viene assassinato a Dallas, in Texas.

L’anno successivo, all’indomani della crisi politica, l’ormai ex capo del SIFAR De Lorenzo, in quel periodo divenuto Comandante dell’Arma dei Carabinieri, tentò di attuare un piano sovversivo che avrebbe portato all’arresto di numerosi esponenti politici e la presa al potere in Italia dei carabinieri, denominato Piano Solo. Il colpo di Stato prevedeva di occupare questure, sedi di partiti, sindacati, sedi di giornali, radio e televisioni e, ovviamente, centri di potere. Il piano, per varie vicissitudini, non vide mai la sua realizzazione e la scoperta, avvenuta qualche anno più tardi da parte de L’Espresso, portò alla rimozione di De Lorenzo dalla sua carica (De Lorenzo era diventato nel frattempo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito), tuttavia una commissione d’inchiesta istituita per far luce sulla vicenda bollò le azioni di De Lorenzo come “deprecabili” ma non come un tentativo di colpo di Stato.

Il Piano Solo ritornò in auge quando venne resa pubblica Gladio, vista la presenza della figura di De Lorenzo, in precedenza capo del SIFAR e coordinatore dell’operazione stay-behind.  Tuttavia non furono riscontrati mai collegamenti tra il piano e l’operazione, se non nella decisione di incarcerare gli eventuali politici arrestati durante lo svolgimento del piano presso il CAG di Capo Marriargiu.

Gladio è stata collegata anche alla loggia P2 , una loggia massonica parte del Grande Oriente d’Italia che negli anni ’70 adottò una politica sovversiva nei confronti dello Stato italiano. Il capo della Loggia, Licio Gelli, è stato spesso ipotizzato appartenente a Gladio, con ruoli di primo piano. Tuttavia, anche qui le varie commissioni e i procedimenti giudiziari non hanno dimostrato collegamenti reali tra la loggia e l’operazione.

La scoperta di Gladio

Il primo a scoprire di Gladio è stato il magistrato Felice Casson nell’estate del 1990, il quale indagava sul caso della strage di Peteano: il 31 maggio 1972, nei pressi di Gorizia, un’autobomba esplose uccidendo 3 carabinieri e ferendone altri 2. L’attentato, con matrice politica di estrema destra, fu organizzato da Vincenzo Vinciguerra, membro di movimenti neo-fascisti come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, che si consegnò anni dopo alle autorità confessando la paternità dell’azione.

Durante il processo, Vinciguerra fece luce sui collegamenti tra movimenti di estrema destra e politica, mostrando come alcuni esponenti politici avessero coperto la matrice fascista dell’attentato.

Durante il processo, il magistrato Casson attaccò Vinciguerra, in particolare cercò di collegare (dopo la deposizione del Colonnello Notarnicola, direttore della 1a Divisione del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, SISMI, che rivelò l’esistenza dei NASCO, i depositi di armi di Gladio) l’esplosivo utilizzato da Vinciguerra con quelli presenti nel deposito NASCO di Aurisina, smantellato, insieme ad altri depositi, nel 1972.

A seguito delle indagini, nei primi mesi del 1990, il magistrato chiese ed ottenne l’autorizzazione, da parte della Presidenza del Consiglio, di accedere agli archivi del SISMI negli anni dal 1972 al 1974. Nel frattempo, il Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, chiese una relazione sulla stay-behind italiana allo Stato Maggiore della Difesa. Il 15 aprile 1990 venne pubblicato il primo articolo di stampa sul tema Gladio, cominciando ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle indagini del magistrato Casson e sulla misteriosa organizzazione segreta[30]. Con la diffusione delle prime notizie, altri giudici cominciano a chiedere le informazioni ottenute da Casson, per risolvere altri casi simili a quello di Peteano: ne è un esempio la richiesta del giudice istruttore Mastelloni sul caso del volo Argo 16.

Il 24 ottobre 1990, dinanzi alla Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio Andreotti rivela l’esistenza dell’organizzazione Gladio[31]. A seguito della rivelazione, sono numerosi i casi in cui l’organizzazione è stata oggetto di indagini, giudiziarie e mediatiche: Gladio è stata infatti collegata a numerosi stragi, come quella di Bologna[32] e di Piazza della Loggia[33], omicidi, come quello delle giornalista Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin[34], nonché il rapimento e assassinio di Aldo Moro[35]. Nonostante tutte le accuse e le indagini, la Gladio e i suoi membri sono sempre stati assolti: di grande rilievo la sentenza della Corte d’assise di Roma del 3 luglio 2001, che assolveva i capi di Gladio da tutti i reati ipotizzati[36].

Per quanto riguarda la strage di Peteano, le dichiarazioni di Vinciguerra, che aveva rifiutato qualsiasi collegamento con Gladio e specificato il modo in cui aveva ottenuto l’esplosivo, risultarono convincenti e valide dal giudice incaricato, Guido Salvini, che nella sentenza finale del processo rigettò le ipotesi, prive di elementi probanti, formulate dal magistrato Casson[37].

Conclusioni

Fornire un’analisi esaustiva del fenomeno risulta molto complesso: la quantità di informazioni è enorme nonché la varietà presente non permette una facile consultazione. Se risulta abbastanza intuitivo affidarsi alla documentazione istituzionale (sentenze, verbali, rapporti etc.), questa non sempre permette una visione storica del fenomeno e, d’altro canto, alcuni scritti di storici e autori sul tema risultano spesso ideologizzati e quindi strumentalizzati. La complessità del fenomeno, inoltre, costringe l’interessato a dover superare la sterile diatriba tra “complottisti” e “anti-complottisti”, che sul tema risultano i padroni della divulgazione. Solo negli ultimi anni, alcuni autori più giovani e spesso neutrali hanno tentato di analizzare nel profondo il fenomeno, senza cadere nella trappola dell’ideologia [38].

E’ necessario quindi affrontare il tema in maniera chiara e il più possibile neutrale: le sentenze e le istituzioni hanno sostanzialmente scongiurato qualsiasi collegamento tra l’organizzazione e alcune delle pagine più buie della storia italiana, tuttavia risulta difficile non intravedere la presenza di Gladio all’interno di una stagione caratterizzata dalla strategia della tensione, portata avanti da vari gruppi con differenti finalità e idee.

La non totale apertura degli archivi e la “desecretazione” della documentazione inerente a Gladio, sia da parte dell’Italia che da parte di Stati Uniti e NATO,  non  permettono una visione totale del fenomeno. La legittimità dell’organizzazione all’interno dell’ordinamento italiano risulta essere un ulteriore tema di scontro, seppur l’Avvocatura dello Stato, in un parere allegato alla relazione presentata dal Presidente del Consiglio alla Camera, abbia interpretato l’accordo tra SIFAR e CIA del 1956 (e la contestuale creazione di Gladio) come la semplice esecuzione della legge n.465/49, ovvero la legge che ha recepito il Trattato di Washington.

Considerando quindi le contingenze storiche e le sensazioni degli uomini che hanno vissuto il periodo della Guerra Fredda, non possiamo demonizzare l’idea di costituire delle reti che potessero intervenire laddove le democrazie liberali dell’Europa occidentale, nate dopo le vicende della II Guerra Mondiale, risultavano realmente in pericolo. Tuttavia non si può nascondere il fatto che tali reti risultino talvolta coinvolte o imputabili di aver partecipato ad azioni ed eventi che hanno deciso la storia dell’Europa occidentale, in alcuni casi in modo negativo. Solo il tempo, e l’apertura degli archivi, potranno far luce su alcune delle organizzazioni più misteriose della storia europea.
Così, non senza la solita occulta “manina americana”, nascono organizzazioni segrete ramificate sul territorio per attuare un colpo di stato in caso di un eventuale vittoria del PCI , gladio
E già all’epoca non si capiva come un partito come la Dc che tutelava gli interessi delle classi più agiate, potesse raccogliere la maggioranza dei consensi per così tanti anni.
Quel potere era così consolidato che solo una tempesta giudiziaria come “mani pulite” all’inizio degli anni 90 poteva scardinare quelle radicate roccaforti che per 40 anni erano state “La Prima Repubblica”.
Il PCI nonostante i suoi numeri enormi (fino al 34% con Berlinguer), non riusciva mai a prevalere sulla “balena bianca” (era chiamata così la DC). Il PCI è stato sempre un partito di opposizione, e quindi non è mai stato un partito di potere.
Quello più importante era quello ideologico, che impattava con l’ideologia dei “liberatori” americani

Dal canto suo il PCI aveva “il peccato originale” proprio nella sua denominazione,

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