Mind Games è il quarto album da solista di John Lennon pubblicato nel 1973.
L’uscita del disco segnò l’inizio del periodo di separazione di Lennon da Yōko Ono, il cosiddetto “weekend perduto”, durato diciotto mesi. Inoltre l’opera è un netto allontanamento dalle posizioni politiche estremiste del precedente LP Some Time in New York City. Mind Games venne ben accolto da critica e pubblico all’epoca della sua pubblicazione, l’album raggiunse la posizione numero 13 in Gran Bretagna e la numero 9 negli Stati Uniti, dove divenne disco d’oro. Con il passare degli anni la reputazione del disco è calata nella considerazione della critica, che spesso ha definito l’album il meno interessante della discografia lennoniana.
A metà 1973, mentre Yoko Ono stava ultimando il suo terzo album solista, Feeling the Space, Lennon decise di registrare un nuovo disco. Trovando di suo gradimento i musicisti che erano stati radunati per suonare sull’album della Ono dalla loro coordinatrice e assistente, May Pang, chiese alla Pang di ingaggiarli anche per lavorare con lui. Quindi Lennon velocemente scrisse le canzoni che poi formeranno Mind Games.
Proprio all’inizio delle sedute di registrazione per il disco nei Record Plant Studios di New York, John e Yoko si separarono. Con il benestare della stessa Yoko, la Pang divenne l’amante e l’assistente personale di Lennon per tutto il lost weekend, durante il quale i due si trasferirono a Los Angeles.
Sotto il nome di “The Plastic U.F.Ono Band”, Lennon ingaggiò il batterista di studio Jim Keltner, il giovane chitarrista David Spinozza, Gordan Edwards al basso e Arthur Jenkins alle percussioni come musicisti per terminare il disco.
Il tono dell’album oscilla fra melodiche canzoni d’amore piene di rimpianto dirette alla Ono (Aisumasen (I’m Sorry), One Day at a Time, Out the Blue, e You Are Here), più ottimistiche e divertite canzoni (Intuition, Only People) ed altre che rispolverano la passione di Lennon per il rock ‘n’ roll (Tight A$ e Meat City). Sorprendentemente, Lennon produsse l’intero album da solo, senza l’ausilio di Phil Spector.
Mind Games, brano che dà il titolo all’album, in origine si intitolava Make Love, Not War, ed era destinata a diventare uno dei grandi inni pacifisti di Lennon. Ritenendo che nel 1973, lo slogan “fate l’amore non fate la guerra” fosse ormai troppo abusato, Lennon decise di cambiare il titolo e il tono generale della canzone. Rimangono tracce di quello che avrebbe dovuto essere il ritornello originale nella coda sfumata verso la fine del brano.
Bring on the Lucie (Freda Peeple), Only People e i 6 secondi di silenzio di Nutopian International Anthem sono le uniche tracce politiche del disco.
In vena di scherzi, Lennon introdusse nel brano finale di Mind Games, Meat City, la frase «Fuck a pig!» (Fotti un maiale!) incisa al contrario, per sfuggire ai censori.
La copertina di Mind Games, ideata dallo stesso Lennon e uscita in due diverse versioni, venne vista da molti (incluso Lennon), come la rappresentazione simbolica del suo allontanamento da Yoko Ono e dell’apparentemente gigantesca influenza di lei sul musicista.
Nel 2002, Yoko Ono ha supervisionato la ristampa di Mind Games in versione rimasterizzata con tre bonus tracks precedentemente inedite. Si tratta di versioni demo di brani dell’album.
Una nuova versione rimasterizzata è uscita nel 2010 con i brani dell’album originale.
Nutopia: La Nazione della Pace
Il primo d’aprile del 1973, John e Yoko introdussero il concetto della nazione immaginaria di Nutopia durante una conferenza stampa tenutasi a New York City. I Lennon si dichiararono ambasciatori della nazione e chiesero lo status di immunità diplomatica (naturalmente senza successo) per porre così fine ai problemi di immigrazione che affliggevano Lennon durante la loro battaglia per restare negli USA. John presentò la nazione immaginaria di NUTOPIA leggendo la seguente dichiarazione:
«Annunciamo la nascita della nazione concettuale di NUTOPIA. La cittadinanza del Paese può essere ottenuta semplicemente proclamando la propria adesione ad esso. NUTOPIA non ha territorio, confini o passaporti, solo persone. NUTOPIA non ha altre leggi che quelle cosmiche. Tutti gli abitanti di NUTOPIA sono ambasciatori del Paese. Come ambasciatori di NUTOPIA, noi due richiediamo l’immunità diplomatica e il riconoscimento ufficiale da parte delle Nazioni Unite della nostra nazione e del suo popolo».
La bandiera di Nutopia è completamente bianca.
John Lennon – voce, chitarra ritmica, slide guitar, chitarra acustica, clavinet, percussioni
Ken Ascher – pianoforte, organo Hammond, mellotron
Jim Keltner – batteria
Gordon Edwards – basso
David Spinozza – chitarra solista
Arthur Jenkins – percussioni
Rick Marotta – batteria in Meat City
Sneaky Pete Kleinow – pedal steel guitar
Michael Brecker – sax
Something Different Choir – cori
la critica
Un album che non porta nulla di nuovo e nemmeno nulla di vecchio ma solo il nulla.
“E’ solo un album. Si tratta di rock’n’roll suonato a differenti velocità, e non contiene un messaggio particolarmente profondo; l’unica ragione per cui faccio dischi è perché si suppone che li faccia.”
Questo è quello che disse lo stesso Lennon su Mind Games, vi lascio immaginare il suo valore artistico. Per non essere cattivo dirò che Mind Games non è un brutto album ma se l’avete ascoltato vi sarà difficile credermi. Direi che è un album stanco, fiacco, alquanto smorto, questo è tutto. Non ha molto da dire, poche idee riciclate e confuse, ritmi lenti, nebbiosi. Per fortuna non è pretenzioso né velleitario.
Dopo Some Time in New York City, Lennon tornò a produrre un disco rock-pop, finì la sua carriera da radicale arrabbiato e riprese ad essere un musicista. Era in crisi con Yoko e con l’ufficio d’immigrazione, per di più la scena mondiale stava cambiano, morta la Woodstock Generation, il Vietnam stava finendo, Nixon alle corde per lo scandalo Watergate; John si trovò spiazzato ma la cosa non lo preoccupava tanto.
L’album si apre con la Title track Mind Games, la canzone più bella del disco; qualche rimando alla psicologia, qualche rimando al pacifismo, una melodia pop orecchiabile, un brano valido, l’unico che va oltre la mediocrità, l’unico recuperato in seguito per i vari The Best. Potrei fermarmi qui, ma continuerò anche se c’è ben poco da dire. Tight As $ non ricordo neanche bene come faccia eppure l’ho sentita parecchie volte, questo spiega il suo valore. Aisumasen è la solita melensa pretesa di scuse a Yoko, titolo in Giapponese. One day (at a time) potrebbe anche essere bella ma è proprio il tono dell’album a sotterrarla, coretti imbarazzanti che slavano completamente la melodia, che infondo infondo è godibilissima. Bring On The Lucie (Freeda Peeple) ha qualcosa di buono, una piccola dose di impegno arrabbiato e qualche suono rock’n’roll la salvano, ascoltabile e ritmata.
Un paio di secondi di silenzio sono l’inno della nazione Nutopia (New Utopia); nazione creata da John&Yoko, una sorta di rinterpretazione della filosofia di Thomas Moore; idea che non interessò a nessuno, fallimentare e abbastanza ridicola. Il terzetto di canzoni a seguire (Intuition, Out Of The Blue, Only People) non è poi tanto male, canzonette dalla melodia accettabile, facili all’ascolto, pure facili da dimenticare.
I Know è forse l’unica ballata dell’album, la metterei al secondo posto dopo Mind Games (capirai). Un riff di chitarra folk piacevole, accordi lineari, non molto ma sopra la media. Segue You Are Here, finto esotica, inno all’amore interrazziale, canzone evitabile. L’album finisce con Meat City, ruggente rock che ricorda certe canzoni produzione precedenti di John.
Questo è l’album più insignificante di John Lennon che venne prima dell suo famoso lost-weekend con Keith Moon, Ringo e altri “amici di bevute”. E’ proprio l’atmosfera assonnata degli arrangiamenti (dello stesso John) a renderlo mediocre, si sente molto la mancanza di Phil Spector (salvatore dei precedenti lavori di Lennon). I demo voce-chitarra realizzati per le canzoni di Mind Games sono molto meglio delle versioni dell’album.