YouTube“Can’t Find My Way Home”: il vagabondaggio interiore secondo Steve Winwood

Certe canzoni sembrano venire da un altrove sospeso nel tempo. “Can’t Find My Way Home”, scritta da un giovanissimo Steve Winwood ed entrata nella storia grazie all’unico e leggendario album dei Blind Faith del 1969, è una di quelle. Un brano che suona come una confessione sussurrata, fragile e potente allo stesso tempo.

Pubblicata per la prima volta nell’omonimo disco del supergruppo formato da Winwood, Eric Clapton, Ginger Baker e Ric Grech, la canzone fu poi stampata anche come singolo — lato B in alcuni paesi nel 1969, e infine come lato A negli Stati Uniti nel 1977 con l’etichetta RSO.

Origine e mistero
Di questa ballata acustica, che ha il sapore del disincanto e della ricerca spirituale, Winwood non ha mai voluto svelare il significato. Interrogato sul senso del testo, ha risposto:

“Quando scrivo una canzone, non mi piace doverla spiegare. È come raccontare una barzelletta e poi doverla spiegare: la spiegazione non aggiunge nulla.”

Aveva appena vent’anni, forse anche meno, quando la compose — eppure il pezzo sembra scritto da un’anima molto più esperta del dolore e dello smarrimento.

La formazione
Nel brano originale, Winwood canta e suona chitarra e tastiere, Clapton aggiunge il suo tocco chitarristico inconfondibile, Ric Grech è al basso, e Ginger Baker lascia un’impronta distintiva con le sue percussioni. La rivista Rolling Stone, nella recensione dell’album, ne sottolineò proprio l’innovazione ritmica e definì il testo — “I’m wasted and I can’t find my way home” — semplicemente “delizioso”.

Un’eredità lunga decenni
“Can’t Find My Way Home” è diventata una sorta di standard, reinterpretata da generazioni di musicisti, sempre con grande rispetto per l’originale.

La prima a farne una cover fu Ellen McIlwaine nel 1972. Poi fu la volta di Yvonne Elliman, scelta da Eric Clapton per cantarla durante i suoi tour del 1976-77. Nello stesso periodo anche Bonnie Raitt la portò dal vivo con il suo stile blues. Una versione non ufficiale con Raitt, Lowell George, John P. Hammond e Freebo ha raccolto oltre cinque milioni di visualizzazioni su YouTube.

Nel 1989 gli Swans ne offrirono una rilettura intensa e oscura con la voce di Jarboe. Altre interpretazioni memorabili sono arrivate dal grande e piccolo schermo: Alana Davis la cantò per il film The Mod Squad (1999), mentre Alison Krauss ne fece una versione bluegrass per la serie Crossing Jordan (2003). Nel 2018, infine, la cantante Rachael Price ne ha dato una toccante versione acustica nel programma Live from Here, accompagnata dal mandolino di Chris Thile.

Una canzone che ci riguarda
Forse è proprio questa la forza di Can’t Find My Way Home: non importa chi la canti o quando la si ascolti, parla a quella parte di noi che — almeno una volta nella vita — si è sentita perduta e in cerca di ritorno. E in fondo, non è questo che chiediamo alla musica?