Carlo Lucarelli intervista (tg2 storie) A. Angelone
Un mio vecchio amico direbbe “ne tengo na panza fraceta”. Non riesco a contarle le volte in cui sono stato tradito da questi tribuni dell’ex Pci, che hanno sempre predicato la morale pubblica che corrispondeva inesorabilmente ai vizi privati. Spesso lo hanno fatto anche da postumi. Infatti mi restava solo Enrico, ma tutti i giorni all’ora dei Tg, mi viene ricordato che non si salva davvero nessuno, e che in fondo in fondo Silvio non aveva tutti i torti a chiamarci coglioni. Del senno di poi sono pieni i cimiteri. Mentre scrivo va in scena la farsa dello sciopero generale, fatto da una miriade di sigle sindacali che mai hanno raggiunto e mai raggiungeranno l’unità, nemmeno davanti all’ultimo diritto. Quando li vedo mi faccio sempre la stessa domanda: “perchè Confindustria non si divide in una miriade di soggetti giuridici con diritto vincolante di firma?”. La risposta è sempre la stessa: “perche non sono così stupidi.” “El Pueblo Unido, e i sindacati divisi con possibilità di contrattazione separata” …. da scompisciarsi dal ridere, mi sembra ovvio che a turno verranno presi sottobraccio, ed in piu non saranno mai responsabili delle loro azioni “hanno firmato quelli della Cisl o uil o CGIL o cazzivari”. Mi viene in mente il luccichìo di speranza, colto negli occhi di un vecchio con la barba irta e bianca, la pelle arsa, poggiato all’asta della sua vecchia bandiera rossa con la falce e martello, mentre guarda questi cialtroni che da un palco raccontano la loro verità collusa, fatta di accordi sottobanco, regalìe e prebende, per legare le mani e sedare le rivolte. Moderare, addolcire la pillola, cospargere di vaselina, ecco la loro funzione.
Non pensavo che la facciatosta potesse diventare un professione, ma questa gente l’ha fatta diventare un arte. A partire dal signor “viva e vibbbrante soddisfazione”, il peggiore di tutti i tempi.
“Davigo dice che, dopo Tangentopoli, i politici non hanno smesso di rubare: hanno smesso di vergognarsi“. Marco Travaglio, nel suo editoriale, si dedica alle “ruberie istituzionali” e osserva: “A 6 anni dal boom del libro “La Casta” e dai due V-Day di Grillo, rubano come prima, e più di prima”. Menziona, quindi, le grane giudiziarie di Luigi De Fanis, assessore del Pdl alla Cultura della Regione Abruzzo. E analizza con dovizia di dettagli la sprecopoli italiana e le ruberie sui fondi dei rimborsi politici regione per regione: dall’Abruzzo alla Sardegna fino al Piemonte. Il vicedirettore de “Il Fatto Quotidano” cita gli asciugacapelli per politici pelati, le penne Montblanc, la festa di nozze di Carlo Sanjust messa in conto alla Regione. “E che fanno i partiti?” – chiede Travaglio – “Puniscono i colpevoli? No, di solito li coprono. In Sicilia, ad esempio, invece di rubacchiare, 13 dipendenti della Regione si sono presi 800mila euro di fondi pubblici”. Il giornalista menziona anche Vasco Errani e il suo conflitto di attribuzione in Emilia Romagna, nonché il lucano Marcello Pittella, il fratello del candidato alle primarie del Pd