C’è un’amarezza profonda, un dolore che affonda le radici nelle tue ingiustizie, nei tuoi criteri distorti. È una tristezza antica, che risale a politiche marce, ad abusi di potere, a un sistema corrotto di familismi e clientele. Ho lottato con tutte le mie forze per trovare un posto dentro di te, per comprendere e adeguarmi al tuo mondo; ma è stato come combattere contro i mulini a vento. Ho cercato di sopportare, di adattarmi ai tuoi schemi, eppure più mi sforzavo, più avvertivo un peso insostenibile, una desolazione che mi scavava dentro. Non è il mio mondo, eppure l’hai invaso, l’hai asfaltato, più e più volte, come una macchina inarrestabile. Ho continuato a credere di non essere io l’anomalia, l’errore; e anche se molte cose sono già cambiate, tu rimani come un’ombra pesante che, purtroppo, dovrò sopportare per il resto dei miei giorni. Appartieni al mio tempo, un’eredità scomoda di cui non posso liberarmi, anche se il mondo corre verso nuovi pericoli e minacce, figlie, in fondo, proprio di ciò che tu rappresenti.