C’è un momento, ogni tanto, in cui mi siedo davanti allo strumento senza un’idea precisa, senza uno spartito, senza uno schema. Solo io, il suono, e lo spazio vuoto da riempire. Empathy è nata così.
L’improvvisazione è questo: l’attimo in cui smetti di pensare e inizi a sentire. È lì che la musica diventa linguaggio dell’anima, che prende forma senza preavviso, senza filtri, senza trucco. Non c’è niente di preordinato, nessuna architettura razionale. Solo la sincerità del momento che si fa nota, respiro, ritmo.
Questa composizione è una piccola confessione in musica. Non nasce per stupire, non segue una logica commerciale. È un gesto intimo, quasi una meditazione, che ho deciso di rendere pubblico perché credo che la verità – anche quando è fragile, incerta, magari imperfetta – meriti sempre uno spazio per essere ascoltata.
In un mondo in cui tutto è pensato, progettato, ripulito, credo ancora nel valore dell’istinto. Nell’arte che nasce mentre accade. Nella musica come specchio di chi siamo, senza maschere.
Ascoltatela se vi va. E se vi arriva qualcosa, anche solo un respiro, sarà valsa la pena condividerla.
Scandalo al sole – quella melodia che ha segnato l’estate della nostra infanzia e della nostra giovinezza, era una colonna sonora per sogni che non ci appartenevano, ma che ci facevano immaginare. Un’estate incastonata tra i sorrisi misteriosi di Brigitte Bardot, Sophia Loren , personaggi che sembravano danzare su spiagge incantate, sospesi in una felicità malinconica, consapevoli che il sole, presto o tardi, sarebbe tramontato anche su di loro. Avevamo una radio a transistor a batteria, dove ogni tanto suonavano gli Intilimani con il loro caratteristico flauto traverso, Serge Gainsbourg & Jane Birkin con Je t’aime… moi non plus, Claudio Baglioni con E tu, Mina, Lucio Battisti… e ogni tanto arrivava A summer Place a ricordarci che altrove esisteva un’altra estate, più felice, talmente felice da diventare malinconica perchè la felicità non dura mai toppo a lungo.
Noi, con i nostri abiti di cotone leggero e le radio che gracchiavano in sottofondo, sognavamo quelle estati dorate: Capri con le sue grotte segrete, Portofino che brillava di eleganza e mistero, e la Riviera dei Fiori, profumata di promesse lontane. Erano luoghi che abitavano le riviste patinate e i cinema all’aperto, ma per noi restavano come dipinti da ammirare dietro una vetrina.
Intanto, con la nostra piccola 600, ci avventuravamo verso Licola o Varcaturo. Carichi di ombrelloni, borse di paglia e quel profumo di crema solare che ancora oggi ci riporta lì, sotto un cielo azzurro che per noi era il più bello del mondo. Non c’erano yacht, ma secchielli e palette. Non c’erano resort di lusso, ma il gusto semplice di una frittata di maccheroni e un’anguria tenuta fresca nella borsa termica. Il lido si chiamava L’oasi del mare, esiste ancora, qualche volta sono passato da quelle parti a raccogliere un po di nostalgia ma non c’era più quella magia, e gli spazi pur essendo gli stessi, mi sembravano diversi.
In quelle giornate c’era una magia unica, un senso di libertà fatto di piccole cose. La pelle scaldata dal sole, la promessa di un gelato al ritorno, quei tramonti bellissimi.
La musica di Scandalo al sole ci faceva sognare, ma anche insegnava qualcosa: che la bellezza sta nei momenti che viviamo, ovunque ci troviamo. Che la malinconia del “prima o poi finirà” è la stessa ovunque, su una spiaggia di Portofino o su quella di Varcaturo. Ed è proprio quella consapevolezza che rende tutto più prezioso, più autentico.
O core me fa boom – Laura&Radio La versione di Laura Battiloro
E po quanne te vedo o core me fa boom E nu riesco a parlà e allora parle tu Me mette rirere pecchè staje vicino a me Se ne po carè o munn che teng a verè
La notte poi non dormo ci sto male Stanotte è un altra notte senza te
Perchè ti penso ancora ti vorrei Perchè sei dentro a tutti i sogni miei Perchè non trovo le parole Per spiegarti quel che sei Chi o sape si me piense pure tu Chi o sape si a te o core po fa boom E nun me sacce arrennere E nun te voglie perdere
E po quanne te pense o ciele se fa blu E me vene e cantà “o sole mio si tu” Pe mieze a gente ie veche sulo a tte Se ne po carè o munne che tengo a vedè
La notte poi non dormo ci sto male Stanotte è un altra notte senza te
Perchè ti penso ancora ti vorrei Perchè sei dentro a tutti i sogni miei Perchè non trovo le parole Per spiegarti quel che sei Chi o sape si me piense pure tu Chi o sape si a te o core po fa boom E nun me sacce arrennere E nun te voglie perdere
Testo e musica arrangiamenti e produzione di Felice Iovino Piano and Keyboards Felice Iovino Drums Roberto Perrone Basso Pippo Matino Chitarra acustica Sergio Casamassima Chitarra elettrica Gennaro Porcelli Key Caracter Roberto Battiloro Recording, Mixing e Mastering: Andrea OLuWong Esposito presso Arte 58 studios
Notte di strada – Radio Bonn Oggi mi sono ritrovato un regalo da Aniello Miele, il fotografo: un DVD contenente la nostra epica esibizione a Sanremo nel lontano 1990. Un vero pezzo d’antiquariato, considerando che la registrazione originale aveva passato più fasi di transizione tra analogico e digitale di quanto un camaleonte cambia colore. Un vero capolavoro del periodo 1994-1995, quando il VHS era il re indiscusso e il digitale comninciava a fare capolino. Il video, estratto con maestria da quel caro vecchio VHS, si vede molto meglio. Che emozione rivedere il giovane me stesso! Anche se, va detto, in quel momento ero il mio critico più feroce. Sempre qualcosa da ridire: il suono, la canzone, la mia performance canora, gli altri… ma chissà, magari era solo questione di tendenza. E che dire del look? Oh, sì, il “look”! Un termine che ora chiamerei “scelte discutibili” ma all’epoca sembrava la cosa giusta. Poco prima di noi si erano esibiti i depeche mode con l’anteprima di Enjoy the silence (era la prima volta che la facevano in pubblico) e Sinead ‘o Connor con “nothing compares to you”. Avevo capito che avrei dovuto muovermi meno sul palco, ma ero così teso che non riuscivo a pensare a nulla e restavo in apnea fino alla fine, per poi poter scappare prima possibile. Ero abituato a suonare sui palchi, non a fare il playback. Con noi c’era sempre Germano, con lui abbiamo condiviso tutte le nostre esperienze belle e brutte, e lui mi ha visto saltare dietro le quinte dell’Ariston per smaltire la tensione dell’eurovisione. Chiaramente, per il ruolo di “frontmen” evrei dovuto lavorarci ancora un bel po. I veri frontmen godono ogni attimo, fissano la telecamera con uno sguardo magnetico e sorridono in modo affascinante. Io, invece, sembravo più un contorsionista in difficoltà. Dopo qualche apparizione televisiva, avevo imparato la lezione. Cominciavo finalmente a guardare nella giusta direzione e a non fare movimenti da artista circense in sciopero. Si sa, sbagliando si impara. Ah, e quello con il basso nel video? Mio fratello Pasquale, scomparso nel 2020. Guardando il video, mi rendo conto che ancora non ho elaborato il tutto. L’accettazione del dolore è rimandata, probabilmente insieme a qualche movimento di troppo sul palco. Eravamo confusi e felici, anche se Pasquale aveva questa strana idea di voler sconvolgere il mondo, ma soprattutto sbancare il Casinò di Sanremo. Ma, come prevedibile, alla fine fu il mondo a sconvolgere noi. 😅 Grazie Aniello. #sanremo1990 #sanremointernational