Gli Animals sono stati una rock band britannica degli anni sessanta originaria di Newcastle.

The Animals
Eric Burdon (voce) (1963-1966)
Alan Price (tastiera) (1963-1965)
Hilton Valentine (chitarra elettrica) (1963-1966)
John Steel (batteria) (1963-1966)
Chas Chandler (basso) (1963-1966)
Dave Rowberry (organo e pianoforte) (1966)
Barry Jenkins (batteria) (1966)
Eric Burdon And The New Animals
Eric Burdon (voce) (1966-1969)
Barry Jenkins (batteria) (1966-1969)
Danny McCulloch (basso) (1966-1968)
John Weider (chitarra, violino, basso) (1966-1968)
Vic Briggs (chitarra, pianoforte) (1966-1968)
Andy Summers (chitarra elettrica) (1968-1969)
Zoot Money (tastiera) (1968-1969)

Album pubblicati nel Regno Unito
The Animals (ottobre 1964)
Animal Tracks (maggio 1965)
Animalisms (giugno 1966)
Winds of Change (1967) (a nome Eric Burdon and the Animals)
The Twain Shall Meet (1968)
Love Is (1968)
Album pubblicati negli Stati Uniti
The Animals (settembre 1964)
The Animals on Tour (marzo 1965, studio album)
Animal Tracks (settembre 1965)
British Go Go (gennaio 1965)
In the Beginning (Live, 1965)
Animalization (agosto 1966)
Animalism (dicembre 1966)
Eric Is Here (1967) (come Eric Burdon and the New Animals)
Every One of Us (1968)
Love Is (ottobre 1968)
Reunions e album successivi
Before We Were So Rudely Interrupted (1977)
Ark (1983)
Rip It to Shreds (Live, 1984)
The Best of The Animals (Compilation, 1997)
The Best of The Animals (Compilation, 2000)
Interesting Life (2003)
Complete French EP 1964/1967 (2003)
Retrospective (Compilation, 2004)
Singoli
Posizione piĂą alta raggiunta dai singoli nella classifica dei singoli statunitense e britannica
Anno Titolo UK US
The Animals
1964 “Baby Let Me Take You Home” 21 –
1964 “The House of the Rising Sun” 1 1
1964 “I’m Crying” 8 19
1965 “Don’t Let Me Be Misunderstood” 3 15
1965 “Bring It On Home To Me” 7 32
1965 “We’ve Got to Get Out of This Place” 2 13
1965 “It’s My Life” 7 23
1966 “Inside Looking Out” 12 34
1966 “Don’t Bring Me Down” 6 12
Eric Burdon and the New Animals
1966 “See See Rider” – 10
1966 “Help Me Girl” 14 29
1967 “When I Was Young” 45 15
1967 “Good Times” 20 –
1967 “San Franciscan Nights” 7 9
1967 “Monterey” – 15
1968 “Sky Pilot” 40 14
1969 “Ring of Fire” 35 –
1969 “River Deep, Mountain High” – –

Mumford & Sons – Hopeless Wanderer

I Mumford & Sons sono un gruppo musicale indie folk formatosi nel 2007 a Londra.

Marcus Mumford – voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, batteria, mandolino
Winston Marshall – chitarra resofonica, chitarra elettrica, banjo, basso, cori
Ben Lovett – organo, tastiere, cori, fisarmonica
Ted Dwane – contrabbasso, batteria, basso, cori

Di Cecilia Donadio & Felice Iovino.
Girato in un solo giorno nel Gennaio del 2016, Suncity, è un percorso nella musica e l’arte di strada a Napoli.
E’ passato un anno dal quel “one day shot ” in cui facemmo una serie di incontri fortuiti, con artisti, personaggi, emozioni e sensazioni irripetibili.
“Buona la prima”, quindi, non c’era tempo per ripetere, la magìa si avverava, metro dopo metro, pedalata dopo pedalata, quel “palco a cielo aperto” chiamato Napoli, apriva il suo sipario, donandoci il privilegio di assistere al suo “spettacolo di musica e arte varia”.
Ogni suono aveva la sua storia, ogni artista la sua poesia, i suoi sogni, e qualche volta il suo dramma.
Cecilia si è messa in gioco, smettendo i panni istituzionali della giornalista e conduttrice dei TG RAI e inforcando la sua bici buttandosi in questa bellissima avventura.
Io invece mi rivedo con la mia macchina da presa, (le mia vecchia, cara C100) per realizzare la passione di sempre: il cinema.
Sono felice.
Il cortometraggio è stato presentato al Napoli Film Festival 2016

Cinemabreve

L’articolo de “Il Mattino”

The Psychedelic Furs è un gruppo musicale post-punk inglese degli anni ottanta con Richard Butler come frontman ed autore principale.

Lyrics:

Heaven is the home of our hearts
And heaven won’t tear you apart
Yeah heaven is the home of our hearts
And heaven don’t tear you apart

There’s too many kings wanna hold you down
And a world is a window gone underground
There’s a hole in the sky where the sun don’t shine
And a clock on the wall and it counts my time

Pura new wave, quella degli inizi.
Siamo negli anni 80, Reagan è al potere con il suo “edonismo”, e il mondo attraversa un momento di assurda cecitĂ .  L’imperialismo nazionalista americano torna alle vette impensabili appena pochi anni prima, il mondo occidentale è preda del consumismo piĂą sfrenato,  i movimenti ideologici giovanili e proletari degli anni 70  sono solo un ricordo.
Quando ascoltai Doot doot la prima volta, ho visto il futuro. La sintesi FM (la yamaha Dx) era ancora da venire, tutti i suoni erano concepiti con i vecchi analogici con gli oscillatori ad onda. All’epoca c’era il fair light, la prima forma di sintesi generata da un vero e proprio PC, che  pagavi fino a 150 milioni di lire, gli americani con il moog, il Kurzweil, e la scuola della solidissima sintesi nordeuropea (la tedesca PPG wave) , quasi completamente ignorata dal mercato a favore dei colossi giapponesi, korg, yamaha, roland.

Ma rendevano benissimo l’idea.
Per quanto banale, nel contenuto, forse rispecchiando proprio la crisi dei valori del periodo, doot doot è sicuramente una pietra miliare, nella musica elettronica, passata completamente inosservata.

Da ascoltare anche I New Music, molto piĂą radicali nelle loro scelte, mentre “provano” i primi campionatori in Warp.