I Foja – A chi appartieni – #liveinmarconistreet

Te n’hanno luvato ‘e parole
pe’ chest’ nun me parle maje
e ‘mpietto m’he miso ‘nu core che sbatte e nun sape ‘e chi è
nunn’è ca me sento cchiĂą overo si piglio e me invento ‘na via
ma saccio ca n’omme è cchiĂą sulo si resta assettato a guardĂ 
crireme dint’o suonno d’ajere
crireme nun sapevo che fa’?
vaco me ‘mbriaco e tengo mente
tutt’attuorno pare vierno
è ‘nu bene ‘stu dulore
rire sto ‘mpazzenno ‘miezo ‘a gente
sto sbagliando e so’ cuntento
nun me ‘mporta a chi appartieni
a chi appartieni
e ‘ncapa s’è miso ‘o penziero
che rende cchiĂą doce ‘e jurnate
pe’ l’uocchie oramaje sì mistero
ca nun me fa’ cchiĂą arraggiunĂ 
nunn’è ca me sento cchiĂą forte
si piglio e me ‘nvento ‘na via
ma saccio che simme cchiĂą sule
si stamme assettate a guardĂ 
veco chi pe’ te va’ jettanne ‘o tiempo
tutt’attuorno pare niente
è ‘nu bene ‘stu turmiento
rire sto ‘mpazzenno ‘miezo ‘a gente
‘sto sbagliando e so’ cuntento
nun me ‘mporta a chi appartieni
a chi appartieni
a chi appartieni
a chi appartieni

ifoja #music #Achiappartieni

Conversion, software version 7.0
Looking at life through the eyes of a tire hub
Eating seeds as a pastime activity
The toxicity of our city, our cityYou, what do you own the world?
How do you own disorder? Disorder
Now somewhere between the sacred silence
Sacred silence and sleep
Somewhere, between the sacred silence and sleep
Disorder, disorder, disorderMore wood for their fires, loud neighbors
Flashlight reveries caught in the headlights of a truck
Eating seeds as a pastime activity
The toxicity of our city, of our cityYou, what do you own the world?
How do you own disorder? Disorder
Now somewhere between the sacred silence
Sacred silence and sleep
Somewhere between the sacred silence and sleep
Disorder, disorder,…

Bio

I System of a Down (conosciuti anche con l’acronimo SOAD) sono un gruppo musicale alternative metal statunitense, formatosi a Los Angeles nel 1994. Il gruppo è composto da Serj Tankian (voce, tastiera), Daron Malakian (voce, chitarra), Shavo Odadjian (basso) e John Dolmayan (batteria). Tutti e quattro i membri discendono dai superstiti del genocidio armeno del 1915, di cui parlano in molti brani.

Si fanno notare per le numerose influenze stilistiche, ma anche per l’impegno sociale e politico. Insieme al chitarrista Tom Morello guidano l’organizzazione non a scopo di lucro Axis of Justice,[2] che riunisce associazioni politiche, fan e musicisti di varia estrazione per difendere la giustizia sociale. Hanno venduto piĂą di 20 milioni di dischi in tutto il mondo.

Dal 2006 al 2010 il gruppo non è piĂą stato attivo e se ne è piĂą volte vociferato lo scioglimento, ma è tornato sulle scene musicali a partire dall’estate 2011, partecipando a diversi tour mondiali.

System of a Down – Wikipedia

Sono trascorsi 29 anni dal giorno in cui abbiamo assistito a un’altra eclatante dimostrazione di impotenza da parte dello Stato di fronte alla Mafia. Un atto di arrogante forza senza precedenti, un monito diretto alla Politica, alla Magistratura e alle forze di Polizia. Il mostruoso connubio tra le mafie e la politica cercava la sua legittimazione, agendo con il suo stile distintivo.

Con quell’esplosione di un tratto di autostrada svanivano tutte le nostre speranze di vivere in uno Stato libero. Quell’epoca è stata segnata dal “processo alla politica italiana”, con tutto l’apparato costituzionale messo sotto accusa. Il parlamento era svuotato dagli avvisi di garanzia per corruzione e finanziamenti illeciti ai partiti.

Nel frattempo, a Palermo, durante il “Maxi processo alla Mafia”, venivano inflitti decine di ergastoli ai boss mafiosi, che nei decenni precedenti si sentivano al sicuro grazie alle protezioni offerte dagli americani durante l’occupazione e dai favori politici della Democrazia Cristiana in cambio di consensi elettorali.

Sebbene molti omicidi rilevanti fossero stati compiuti in modo quasi silenzioso nei decenni precedenti, come agguati mortali a magistrati, militari e forze dell’ordine, l’assassinio di Falcone e le stragi pianificate nei mesi successivi dovevano fare rumore. Dovevano far capire allo Stato che la mafia era potente e poteva colpire ovunque e in qualsiasi momento.

Solo la fortuna evitò una strage allo Stadio Olimpico durante la partita Lazio-Udinese: i telecomandi delle bombe piazzate in un’auto non funzionarono. Altrimenti, avremmo allungato notevolmente la lista delle vittime innocenti delle mafie.

Con il “senno di poi”, abbiamo compreso che da quelle stragi sono nati i governi e gli assetti costituzionali successivi. Abbiamo dovuto accettare quella che i giuristi definiscono “Costituzione Informale”, basata sulle decisioni contingenti del potere esecutivo, che da un lato nascondeva i suoi legami con le mafie, ma dall’altro cercava di migliorare l’assetto normativo intorno ai mafiosi.

Negli ultimi anni sono emerse molte veritĂ  sulla “Trattativa Stato-Mafia”. Molti protagonisti di quell’epoca sono ancora attivi, con il concreto rischio di ritornare al potere. La cosa piĂą inquietante è che per anni e forse ancora oggi la veritĂ  su questi fatti è stata considerata un’ “opinione politica”, fino a quando non è divenuta un atto giudiziario, anche se oggi potrebbe sembrare irrilevante a causa del tempo trascorso.

L’Italia tende a dimenticare velocemente, e con una certa inclinazione verso il razzismo xenofobo-religioso, potrebbe rilegittimare figure come Hitler, Mussolini, Riina e Provenzano, persino Berlusconi (che sta risalendo nelle preferenze). Tutto ciò senza dimenticare di celebrare i martiri della Repubblica.