“Milano carabinieri e polizia che ti guardano severi, chiudi gli occhi e voli via”, cantava un tempo Lucio Dalla.

A Napoli invece, ci si puo permettere il lusso di entrare in un quartiere su motorini e sparare  all’impazzata a scopo dimostrativo, per il solo gusto di farlo e per attestare il proprio dominio su un territorio. No, non siamo a Milano, ma forse non siamo nemmeno in Italia. Siamo forse in Colombia, Bolivia, dove forse è meglio non chiamarla la polizia.
Il fenomeno potrebbe essere scongiurato, con una presenza massiva, con marcamento a zona delle numerosissime forze di polizia parallele che operano sul territorio, l’utilizzo delle nuove tecnologie, insomma non è possibile che si possa dare delle dimostrazioni continue alla gente e allo Stato restando impuniti.  Genny Cesarano, colpito da un proiettile vagante, con 18 bossoli intorno, rione traiano centinaia di bossoli sull’asfalto, un bambino colpito di rimbalzo a Marano da un azione dimostrativa, che i delinquenti chiamano ironicamente “la stesa”, perchè quando arrivano con i motorini ed il Kalasnikov, tutti si stendono a terra per la paura di essere colpiti.
E la cosa piĂą nociva non è il raid armi in pugno, ma il terrore psicologico, la sensazione di sudditanza, l’ostentazione di onnipotenza che questi delinquenti spargono sul territorio. Ci vorrebbe una risposta dello Stato altrettanto plateale, con tanto di “stesa” con la faccia sull’asfalto dei delinquenti, nella stessa piazza, fatta con una giustificata violenza da parte delle forze dell’ordine, insomma una figura di merda che dissuada altri stupidi a compiere azioni analoghe, facendo crollare il mito dell’eroe imprendibile a queste persone.
Eh giĂ … se fosse cosi semplice non si chiamerebbe camorra, ma semplicemente “criminalitĂ ”. Sta di fatto che a questo punto dovremmo procurarci tutti un mitra e sperare nella legittima difesa, o per morire almeno in combattimento e non come un povero imbecille che  si è sentito protetto dalle forze dell’ordine,  attente al tuo tagliando dell’assicurazione, che costa 7 volte la cifra che pagheresti a Milano.
Il bello è che quando resti sull’asfalto con un proiettile in testa  (se non abiti in collina) si va ad indagare sulla tua vita, e pure se ha una multa non pagata, diventi un morto di serie B, un regolamento di conti, liquidato con un bel “lasciamoli ammazzare tra loro”, nella piĂą totale indifferenza. Questa scia di sangue va fermata, chi uccide deve scontare un ergastolo, anche quando il bersaglio è il piu feroce dei killer.
Ieri sera l’ennesimo episodio di arroganza, uno sputo in faccia alle istituzioni: un esecuzione ad Acerra alle 21  tra la folla. Vittima un 57enne, Adalberto Caruso, freddato su una panchina di piazza San Pietro con un solo colpo alla testa. Ovviamente nessuno ha visto niente.

Aylan Ă¨  vivo, dentro tantissima gente, dentro di me sicuramente. La sua immagine, su quella spiaggia dove il mare lo ha restituito, la porterò con me per sempre.
Certo, questo non riporterĂ  Aylan in vita, ma a molti darĂ  ancora piĂą energia nella lotta contro il razzismo, l’intolleranza, la strumentalizzazione per scopi elettorali del fenomeno migratorio.
Prima eri un clandestino, extracomunitario, immigrato,  hanno dovuto vederti morire per capire che eri solo un bambino.
Non potevi  sapere dei traffici di vite umane, dei desideri, quasi sempre disillusi, lasciati in una stiva, che  ripartorisce gli uomini ogni volta. Tu non sei rinato, non ce l hai fatta, ma sei vivo, piĂą forte che mai, diventerai un simbolo, il simbolo di chi arriva e  di chi accoglie, e di un sentimento oramai sopito, la pietas, quel rapporto affettuoso e doveroso che un tempo univa gli uomini, e che i Romani elevarono al rango di divinitĂ . Anche per questo sei vivo, sei li a testimoniare, grande come la statua della libertĂ , che in quelle stive, nei centri di accoglienza, nel contatto con le forze di polizia ci sono delle persone, che vanno rispettate, anche prima che muoiano.

feliceiovino

Qualche sera fa ho fatto l’incontro che mi mancava nella vita per poter dire “ho visto tutto”. Si tratta di J. F. (non john fitzgerald) sindaco di un paesino vicino Vicenza. Non vi do nome e cognome e paesino, per non fare il suo gioco: cioè fare propaganda politica sulla pelle e sulle disgrazie degli ultimi. Sembra uno degli ultimi trends quello di violare leggi e costituzione, impuniti, e siccome con Salvini questo atteggiamento ha pagato (come per bossi, calderoli….), o almeno lo pone al centro della peggiore razza di italiani, quella che puzza, dal secolo scorso, quella razzista, fascista, ma soprattutto quella orgogliosamente ignorante, sembra che in molti vogliano seguire la sua scia, fatta di dichiarazioni e atti al limite della legalità. Beh questo sindaco è noto per aver messo un segnale di divieto di sosta per i nomadi, aver reso inagibile uno stabile dove potevano essere destinati alcuni dei profughi che sbarcano dall’africa, e per voler mettere una tassa sulle coppie omosessuali.
Insomma una serie di reati a catena, tra i quali un evidentissima apologia del razzismo, sufficiente “fumus criminis” per partire con un azione giudiziaria. Per J.f. sembra che a fare la differenza tra le persone sia la diversità: razza, sesso, colore della pelle.
beh anch’io sto diventando razzista, non sopporto la gente come lui.

E’ con grande tristezza che ho assistito qualche giorno fa, ai funerali di un boss romano, Vittorio Casamonica. In quelle immagini ho visto l’ennesima sconfitta di quella che dovrebbe essere una societĂ  civile, ed i suoi punti di riferimento per il mantenimento degli equilibri. E’ la sconfitta delle nostre 5 forze di polizia (record mondiale), ed è la conferma che il nostro sistema è marcio dalle fondamenta.
Sembra addirittura che  alla guida dei fiati che suonavano la colonna sonora del Padrino, ci sia stato un carabiniere in pensione da due anni, dal cognome che ricorda scene tratte da film di Totò e Peppino: Francesco Procopio.
Intanto il mondo ci guarda e ride. La notizia è rimbalzata di sito in sito, e non c’è prima pagina di quotidiano on line che non riporti la notizia con note di ilaritĂ .
In qualsiasi altro posto, nel mondo, un evento simile avrebbe dato luogo alla retata dell’anno, mentre nel paese di pulcinella abbiamo accompagnato il boss, suonando “il Padrino” e lanciando fiori dagli elicotteri, con tanto di timbro e permessi.

Se li conosco, come li conosco, se la prenderanno col pilota dell’elicottero, con quelli come me che esternano il loro sconcerto, e con qualche povero cristo che arresteranno facendolo passare per il boss dei boss.