Parla per la prima volta Vincenzo Scarantino, l’uomo che si era accusato, salvo poi ritrattare tutto, della strage di Via d’Amelio che causò la morte di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. Scarantino racconta come un gruppo di poliziotti lo facesse studiare, lo preparasse agli interrogatori: “Le sere prima mi leggevano tutto e io dovevo memorizzare tutto quello che sentivo”. Scarantino, attualmente imputato a Caltanissetta, per calunnia. “La mafia – dice Scarantino – arriva, spara in faccia, spara in testa. Subito uno si accascia, e muore. Lo Stato, invece, ti fa morire giorno dopo giorno”.

“Lo Stato criminale”, è questo il titolo della puntata del 30 gennaio 2014, di Servizio Pubblico, programma di Michele Santoro in onda su La7, alle 21.10. Nel corso della puntata verranno anche ascoltati, per la prima volta, gli audio originali delle intercettazioni tra l’ex presidente del Senato Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio, all’epoca consigliere giuridico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E per la prima volta davanti alle telecamere parla il presunto ‘Faccia da mostro’, un ex poliziotto della squadra mobile di Palermo sospettato di essere un killer di Stato.
Tra gli ospiti in studio, il direttore di Panorama Giorgio Mulé, il giornalista Marco TravaglioI deputati del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, e Giulia Sarti, membro della commissione antimafia e della commissione

La messa in stato d’accusa del presidente Napolitano? È «una cosa che vedrete presto». A dirlo in conferenza stampa il deputato del Movimento 5 Stelle Giorgio Sorial. Davanti ai giornalisti i grillini hanno illustrato la prima di una serie di lettere che verranno inviate proprio a Napolitano per denunciare la violazione della legge e dei regolamenti sull’approvazione di decreti. (Rcd – Corriere Tv)

Siccome la politica italiana è un manicomio organizzato, i giornali di ieri mattina riprendevano le dichiarazioni dei lettiani, dei bersaniani, dei dalemiani e dei napolitaniani, cioè di tutti gli sconfitti da Renzi alle primarie del Pd, con questo titolo: “Se fa l’accordo con Berlusconi, cade il governo Letta”.

Raramente si era concentrata tanta demenza in così poche parole: come può il governo Letta, nato dall’accordo fra B. e il Pd con la benedizione di Napolitano, cadere se il segretario del Pd si accorda con B.?

Si dirà: ma B. e il suo partito non ne fanno più parte. Vero. Ma l’ha deciso B., non gli altri, che lo pregarono fino all’ultimo di restare con loro. Si dirà: ma B. è un pregiudicato per frode fiscale. Vero. Ma lo è dal 1° agosto e ha lasciato la maggioranza e il Senato a fine novembre: per quattro mesi è rimasto, da pregiudicato, alleato del Pd senza che Letta, Bersani, D’Alema e Napolitano muovessero un sopracciglio.

Si dirà: ma se Renzi incontra B. nella sede Pd lo rilegittima e lo resuscita.

Dipende: è vero se fa un accordo per riportarlo al governo; è falso se fa un accordo per una legge elettorale che ponga fine alle larghe intese. Si dirà: ma l’accordo per la legge elettorale va fatto con gli alleati di governo.

Falso: una legge elettorale imposta dalla maggioranza alle opposizioni sarebbe una mascalzonata identica a quella del centrodestra che nel 2005 varò il Porcellum per fregare il centrosinistra alle elezioni 2006.

Se Renzi facesse altrettanto, imponendo il sistema di voto a colpi di maggioranza (fra l’altro puramente virtuale, frutto del mostruoso “premio” del Porcellum appena dichiarato incostituzionale e antidemocratico dalla Consulta), regalerebbe a B. una formidabile arma polemica da spendere in campagna elettorale. È naturale che l’iniziativa di proporre una o più leggi elettorali agli altri partiti spetti a quello che ha raccolto più voti (il Pd); e che i destinatari della proposta siano, nell’ordine, le altre forze più votate (5Stelle, FI, Scelta civica, Lega, Sel ecc).

Renzi s’è rivolto anzitutto a Grillo, che ha commesso un grave errore nel rispondere picche, rinchiudendosi autisticamente nel web-referendum fra gli iscritti (che è cosa buona e giusta, ma che non può legare preventivamente le mani ai “cittadini” di M5S, eletti apposta per occuparsi di questi temi in Parlamento).

Tantopiù che aveva l’occasione di mettere in crisi il Pd, cogliendo al balzo la promessa di Renzi di rinunciare ai rimborsi elettorali, affamando i suoi apparati elefantiaci. In ogni caso, in attesa della consultazione fra gli iscritti, i 5Stelle sono in freezer e dunque Renzi, che ha una fretta boia, è passato al terzo partito classificato: FI.

Si dirà: con B. non doveva parlare perché è un delinquente. Vero, ma con chi altri di FI doveva parlare? Era meglio Verdini, che ha più processi che capelli in testa? Con Fitto o con la Santanchè, condannati in primo grado?

Dialogare con B. è il colmo dell’immoralità. Ma purtroppo nessuno, nel Pd, può credibilmente fare lo schizzinoso dinanzi all’incontro Renzi-B. Non D’Alema che nel ’95 invitò B. al congresso del Pds, poi andò in pellegrinaggio a Mediaset e lo incontrò a fine ‘ 96 per farci insieme non una legge elettorale necessaria, ma una riforma costituzionale inutile anzi dannosa nella Bicamerale.

Non Bersani, che incontrò B. l’anno scorso per fargli scegliere il candidato del Pd al Quirinale nella persona di Marini. Non Letta jr., che si fece scegliere da B. come premier e lo incontrò per farci il governo di larghe intese.

Non Napolitano, che ricevette B. per farsi chiedere di ricandidarsi e poi lo ringraziò per la sua condotta “da statista”? La vera questione, ora, è che Renzi non si faccia fregare da quel noto baro di B., che finora ha messo nel sacco chiunque credeva di farlo con lui. Insomma, ciò che conta è che, se accordo ci sarà, produca una buona legge elettorale, non una qualsiasi, purchessia.

Perciò. finite le consultazioni, Renzi dovrebbe prendere esempio dai 5Stelle e sottoporre il risultato a un referendum online fra gli iscritti del Pd. Lorsignori se lo mettano bene in testa: la legge elettorale non è roba loro. Appartiene a noi cittadini.

Da Il Fatto Quotidiano del 19/01/2014.