L’1% dei più ricchi al mondo ha accumulato il 43% di tutta la ricchezza mondiale.
Oggi si parla molto dell’ineguaglianza, e del fatto che l’1% dei più ricchi abbia così tanto di più di tutti gli altri. Il discorso però è focalizzato soprattutto sugli Stati Uniti, mentre sembra che la situazione dell’ineguaglianza sia molto simile anche a livello globale. Questi sono i risultati di una serie di ricerche fatte su fonti affidabili, come ad esempio le Nazioni Unite. Mentre risulta che le cose siano decisamente sbilanciate negli Stati Uniti, la situazione è addirittura peggiore se si guarda al mondo intero. Cominciamo con questo grafico, che rappresenta una distribuzione perfettamente equilibrata delle ricchezze fra tutte le persone viventi, divise in cinque gruppi uguali fra loro. Vediamo adesso quanto ciascun gruppo veramente possiede rispetto agli altri. L’80% della popolazione mondiale non ha praticamente nessuna ricchezza. È addirittura difficile vederli, nel grafico. Mentre il 2% fra i più ricchi possiede più ricchezze di metà del resto del mondo. Guardiamo il grafico in un altro modo. Prendiamo l’intera popolazione mondiale, 7 miliardi di esseri umani, e riduciamola ad un numero di 100 individui che li rappresentino tutti. Eccoli qua. La gente più povera è a sinistra, la più ricca a destra. Vediamo ora come è distribuita la ricchezza totale del mondo, circa 223 mila miliardi di dollari. La stragrande maggioranza della gente non ha praticamente nulla. Nulla con cui pagare l’educazione ai propri figli, nulla con cui comprarsi le medicine più essenziali. Mentre l’1% dei più ricchi ha accumulato il 43% di tutta la ricchezza mondiale. L’80% alla base, nel frattempo, dispone di circa il 6% delle ricchezze mondiali, da dividersi fra loro. Ma nemmeno questo mostra quanto estrema sia diventata la situazione. Le 300 persone più ricche di questa terra hanno la stessa ricchezza dei 3 miliardi di persone più povere della terra. In altre parole, un gruppo di persone che può stare dentro un aereo di medie dimensioni, possiede più ricchezza dell’intera popolazione dell’India, della Cina, degli Stati Uniti e del Brasile messe insieme La differenza si vede anche geograficamente, con uno scarto sempre maggiore tra le poche nazioni più ricche e il resto del mondo. Per la maggior parte della storia, le cose sono state molto più equilibrate. Duecento anni fa le nazioni più ricche erano soltanto tre volte più ricche di quelle più povere. Alla fine del colonialismo, negli anni 60, erano 35 volte più ricche. Oggi sono circa 80 volte più ricche. Le nazioni più ricche cercano di compensare la differenza, offrendo aiuto alle nazioni più povere: circa 130 miliardi di dollari all’anno, che sono una bella cifra. Ma allora, perché lo scarto a livello mondiale continua a crescere? Uno dei motivi è che le grandi corporation tolgono alle nazioni più povere circa 900 miliardi di dollari all’anno, attraverso una forma di frode fiscale basata sulla manipolazione dei prezzi nel commercio. Oltre a questo, le nazioni più povere pagano circa 600 miliardi di dollari all’anno di debito alle nazioni più ricche, su prestiti che vengono ripagati molto più di una volta. E poi ci sono i soldi che le nazioni povere perdono a causa delle regole sul commercio imposte delle nazioni più ricche, che grazie a queste regole hanno un più facile accesso alle loro risorse e ad una manodopera a basso costo. Gli economisti dell’università del Massachusetts hanno calcolato che questo venga a costare alle nazioni più povere circa 500 miliardi di dollari all’anno. Se si mette tutto insieme, risultano circa 2 mila miliardi di dollari che fluiscono ogni anno dalle nazioni più povere verso quelle più ricche. I governi delle nazioni più ricche amano dire che vogliono aiutare le più povere a svilupparsi, ma chi sta veramente aiutando chi a svilupparsi, a questo punto? Questo fa pensare che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nelle regole fondamentali dell’economia globale. Non può essere giusto che la ricchezza del nostro pianeta sia stata tutta concentrata in questo modo nelle mani di un numero così ridotto di persone. L’unica soluzione ragionevole, e l’unica speranza, sembra essere quella di cambiare le regole.

Vedi anche: LA RICCHEZZA È APPANNAGGIO DI POCHI: SARÀ POSSIBILE INVERTIRE LA TENDENZA

Propaganda Salvini

Indovinate un po chi cavalca l’onda della psicosi corona virus che in ITalia sta dilagando? Matteo Salvini ovviamente, il manipolatore di disperazione, il creatore indiscusso di caos. Per Matteo l’unica cosa importante è fare qualche voto in più, del resto non gliene frega niente. Oggi mi sono imbattuto in uno dei suoi post terroristici su twitter. Ha sentito parlare della nuova influenza il corona virus ed ha trovato un ottima occasione per fare un po di terrorismo psicologico sulle menti nude dei poveri italioti, che dal tubo catodico di Silvio sono passati direttamente allo smartphone di Matteo (il passo è breve).
Matteo si sa, riesce ad essere comunista, fascista, tutto quello che vuoi tu l’importante è fare engagement (è un figlio di Mike, in un altra vita faceva televendite con le pentole).
E’ un po come un famigerato sindaco delle mie zone che tiene ancora accese le lampadine di natale per il paesino (siamo quasi a febbraio) in barba ai canoni del risparmio energetico, per mera demagogia e megalomania (ultimamente si è fatto premiare come miglior sindaco da un giornale locale online irpino, si farebbe uccidere per un passaggio in tv (o pagherebbe il doppio della normale tariffa non dovuta).
gli italioti hanno l’anello al naso, Silvio Docet.
#mavevulitescetà?

Li ricordo quei tempi, e ricordo esattamente la sensazione di grande liberazione che ho provato. Eravamo e siamo un paese corrotto, ma all’epoca si poteva vedere ad occhio nudo. Quell’atteggiamento era la normalità, e la vera anomalia era rappresentata da quel magistrato contadino che si veste da fesso e aggiunge “scarpe grosse e cervello fino”, ignorando forse molti fattori che hanno giocato a suo favore nella sua inchiesta. Ma questa è un altra storia.
Sta di fatto che dopo anni di razzie, finalmente quella corruzione era stata portata alla luce.
Al Sud la percezione dell’assalto alla diligenza di quella classe politica era palesemente visibile ogni volta che c’era un bottino pubblico da spartirsi. c’era una terribile commistione tra la politica e la criminalità organizzata dell’epoca.
Non salvavano nemmeno le apparenze, consapevoli che quel mix di ostentazione di potere, ricchezza e intimazione al voto, portava al successo elettorale, quindi altre scorpacciate di soldi pubblici.
Ed infatti i soldi a pioggia cadevano su tutti quelli che in qualche modo partecipavano al banchetto (il terremoto dell’Irpinia non era molto lontano), nullafacenti costruivano le proprie ville, ed andavano in giro con macchine lussuose, nessuno li controllava. Le faide erano continue sulle carcasse che cadevano dall’alto già mezze spolpate dalla politica.
Intorno ad esse vigeva la legge del più forte, ogni clan cercava di accaparrarsi il pezzo più succulento e carnoso e nessuno osava protestare, chi lo faceva veniva ucciso. Questa è la fottuta storia che non vi racconta nessuno, perché è rimasto tutto così com’era. La storia della Prima Repubblica non è stata ancora raccontata perché non è mai finita. Sono solo cambiati i soggetti ed i metodi ma la sostanza è rimasta la stessa: corruzione, corruzione, corruzione.
Anzi questo breve sprazzo di luce nella storia Repubblicana era probabilmente fortemente voluto da chi la tramava da troppo tempo: la P2 e le mafie hanno scritto la storia successiva che ci porta fino ad oggi, cancellando una classe politica figlia di quella Costituente, che aveva dilapidato tutto il patrimonio di principi etici dei padri fondatori a favore dei propri conti correnti aperti nei paradisi fiscali. Quel sistema smantellato apparentemente da Di Pietro, ha lasciato in eredità attraverso le sue clientele una rete impenetrabile di cellule dormienti nei punti chiave della società.
Sono loro (dirigenti, funzionari, giornalisti) parte dell’ establishment, che tengono in equilibrio un sistema che dona loro grandi privilegi, riportandolo sempre al punto di partenza, tra le mani di quelli che possono garantire la stabilità del loro Status.
Finché questa rete rimarrà in piedi nessuna rivoluzione sarà possibile nel nostro paese.
Chi vorrà farlo non dovrà mai fare alleanze con nessuno di loro.

Mentre vi scrivo nelle sale cinematografiche viene proiettato Hammamet, un film che cerca in qualche modo di descrivere la figura di Craxi durante l’esilio-latitanza nella sua villa costruita in Tunisia, che lo vedrà morire nel giro di pochi anni,


Al momento della morte Craxi aveva collezionato due condanne definitive (5 anni e 6 mesi per corruzione nell’inchiesta Eni-SAI, 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito della Metropolitana Milanese) .

Benedetto Craxi Il testamento inedito

MONTANELLI TANGENTOPOLI

Diretta La Repubblica

Il voto minuto per minuto. A partire dalle 22.45 la diretta di RepTv per analizzare l’esito delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna e Calabria e le sue conseguenze sulla maggioranza e il governo. Dalle 23 gli exit poll, seguiti alle proiezioni e dalla spoglio in tempo reale. Il flusso dati sarà decifrato con commenti a caldo, collegamenti con gli inviati, interviste. In studio il direttore Carlo Verdelli e Laura Pertici, insieme alle firme del nostro giornale: Concita De Gregorio, Ilvo Diamanti, Stefano Folli, Massimo Giannini, Gad Lerner, Francesco Merlo, Sergio Rizzo, Claudio Tito. Dalla redazione politica, Stefano Cappellini e Annalisa Cuzzocrea, dal sito Alessio Sgherza, dalla redazione di Bologna Giovanni Egidio. E poi gli inviati nelle piazze del voto: Paolo Griseri, Carmelo Lopapa, Giuseppe Smorto.

Comitato Bonaccini

Comitato Borgonzoni

“Quella citofonata ridicola e quasi goliardica è un atto violento, istiga a poterlo fare”. Con queste parole Roberto Saviano commenta nel format “My Way” per Fanpage.it l’ormai famosa citofonata che Matteo Salvini ha fatto a casa di un presunto spacciatore di Bologna e mentre era in diretta su Facebook. Per lo scrittore  “questo è un punto di non ritorno per la nostra democrazia. Su quella citofonata si faranno molti ragionamenti in futuro, molte analisi partiranno da quel momento, il momento in cui la democrazia italiana inizia a perdere le sue garanzie. E tutto è un infinito e squallido teatro di propaganda”. 

Bologna, parla il presunto spacciatore citofonato da Salvini: “Ho 17 anni, non è vero che spaccio”

Durante un blitz a Bologna, nel quartiere periferico del Pilastro, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha citofonato alla casa di una famiglia di origine tunisina accusata, da una residente della zona, di spacciare droga. Tutto è avvenuto in diretta su Facebook, coi nomi delle persone coinvolte ripetuti più volte. “Ho 17 anni, faccio la vita di qualsiasi altro studente” dice il giovane indicato come presunto spacciatore. “Ho precedenti, ma sono pulito da un bel po’” aggiunge suo fratello maggiore, che fra l’altro non vive più nella zona già da tempo. 

Salvini al citofono, Marco Travaglio: “E’ come i testimoni di Geova, mette inquietudine. …

Citofonata al Pilastro, Salvini al videomaker di Repubblica: “Gente che difende gli spacciatori”

Dopo aver visitato la casa circondariale di Bologna, Matteo Salvini è ritornato sulla vicenda del ragazzino a cui ha citofonato al Pilastro. Secondo l’ex ministro dell’Interno, che ha mostrato in diretta Facebook l’abitazione e il cognome del ragazzo minorenne, accusato di essere uno spacciatore, non ci sarebbe alcuna violazione: “Se c’è una mamma che combatte da anni violenza, sopruso e spaccio di droga è mio dovere essere al fianco di queste persone e segnalare un problema, se non è uno spacciatore non ha nulla da temere”. Andando via Salvini ha aggiunto: “Qui c’è gente che difende gli spacciatori” .di Valerio Lo Muzio

NICOLA GRATTERI: LE MAFIE COMPRANO L’INFORMAZIONE DEI MEDIA

Le mafie, così come comprano i ristoranti e locali possono comprare anche pezzi dell’informazione”. E’ quanto ha sostenuto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri rispondendo alle domande degli studenti delle scuole calabresi che ieri hanno partecipato, nella sede Rai regionale  alla presentazione del libro “L’inganno alla mafia” scritto con Antonino Nicaso.