Giuliano Di Bernardo, l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, mostra in esclusiva per Fanpage.it due lettere originali inviategli dal capo della P2 Licio Gelli nel 1990, in cui compare il nome del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, citato da Gelli come “Un martire dello Stato ma anche della causa massonica […] emarginato, perseguitato e mandato allo sbaraglio perchĂ© massone”. Nella seconda lettera invece Gelli chiede all’allora Gran Maestro di essere riammesso nel Grande Oriente d’Italia ritenendo di aver subito un “processo sommario”. Non ricevendo risposta alle sue lettere Gelli invia a Di Bernardo un emissario, “che si trovava all’epoca ai vertici della massoneria toscana” con il seguente messaggio: se Gelli fosse stato riammesso avrebbe offerto al Gran Maestro l’elenco completo, con i relativi dossier, dei membri della Loggia P2, elenco che la magistratura ha cercato invano per molti anni e di cui non si ha traccia.

Cicciano è un posto che per capirlo fino in fondo devi viverci. In quest’ultimo mese siamo stati adottati da questa cittĂ  ed abbiamo visto quanto siano straordinarie queste persone.
E’ tempo di pace, in queste immagini abbiamo preso i ragazzi delle scuole che svolgevano una manifestazione per la PACE il 2 giugno.
Che siano di buon auspicio per la cittĂ .
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Nelle stragi di mafia del 1992 persero la vita 21 persone, tra cui i giudici Falcone e Borsellino. Il 14 dicembre del 1993, in una conversazione tra il pentito della strage di Capaci Santino Di Matteo e sua moglie, si parla di infiltrati della polizia nella preparazione della strage di via D’Amelio. Attraverso la voce del pentito Santino Di Matteo, del commissario Rino GermanĂ  e di Maurizio Costanzo, entrambi vittime di attentati falliti, dell’avvocato Rosalba di Gregorio, difensore di Bernardo Provenzano e altri boss, e di TIna Montinari, vedova del caposcorta di Falcone, ricostruiamo 25 anni di depistaggi e punti oscuri che hanno ostacolato la ricerca della veritĂ .

E cosi siamo al 20 febbraio 2017, il congresso del PD si è appena concluso, il partito si è rotto, e tutti i mezzi di comunicazione riportano a caratteri cubitali la parola “MINORANZA”, usata da Renzi nel suo discorso. E qualcuno aggiunge “che nessuno seguirĂ ”.
Sono questi i momenti in cui ringrazio la rete, pensando ai tempi in cui il potere di chi faceva informazione era praticamente assoluto.
Oggi con un po di olio di gomito si riesce a leggere il metodo “propaganda”, ferreamente ancora tra le mani dei poteri forti, insieme ai burattini che si muovono sul teatrino della politica.
La rete non dimentica, non è come i mezzi tradizionali, che usano l’oblìo.
La rete scolpisce nel marmo le cose che dici, ed è pronta a presentarti il conto, quando serve.
PiĂą conosci la rete, piĂą il fossato con la vecchia comunicazione ed i suoi soggetti si fa profondo ed incolmabile.
Così riaffiorano i ricordi di Emilio Fede, la Berlinguer, i Vespa, i Liguori e tantissimi altri che più o meno velatamente hanno partecipato al gioco del potere degli ultimi 60 anni, mettendoci la faccia conto terzi.
Avere una certa etĂ  da alcuni vantaggi tra questi c’è la “memoria dei media”.
Ovviamente devi essere stato sempre dall'”altra parte”, per capire come manipolano la veritĂ , su come mentono spudoratamente, rappresentando esattamente il contrario di quello che hai sotto gli occhi, sistematicamente.
Certo c’è sempre qualcuno che te la da a bere (pci, ds, pd per qualche tempo, m5s (talvolta)).
Ma se hai capito i metodi della propaganda, nelle “rivoluzioni all’italiana”, non ci metti molto a capire che spesso, chi muove i fili ha solo cambiato la squadra dei burattini al suo servizio.
Questa diffidenza acquisita ai tempi della “balena bianca”, è un “dono civile”. Lo è stato anche nel ventennio Berlusconiano, continua ad esserlo durante l'”appendice Renzi” (una variante del Berlusconismo).
In questo gioco sono importanti le parole. “Minoranza che nessuno seguirĂ ”, è la frase per isolare i dissidenti, un titolone partito dal cuore delle lobbies, passato attraverso i direttori di testata, e stampato in prima pagina sui quotidiani di regime, e nei titoli dei Tg, finanziati paradossalmente, dallo stesso popolo di cui non hanno il minimo rispetto.
Per non parlare delle bufale sulla Raggi, la distorsione della realtĂ , la concentrazione della vecchia politica con migliaia di indagati in tutte le amministrazioni d’Italia, migliaia di giornalisti affollano il comune di Roma, per un semplice sospetto di corruzione creato ad arte da un burocrate, guidato da chissa chi. E’ una cosa giĂ  vista, a Parma, Quarto, e in altri luoghi dove il M5S governa.
Solo per far dire ai soliti imbecilli lobotomizzati ” e a Roma? Hai visto cosa combina la Raggi?”. Solitamente rispondo: “No, ma ho visto il turbinio della stampa, senza nessuna vergogna, alla ricerca disperata di qualcosa da portare ai propri padroni.”
Ma ho anche visto migliaia di veri corrotti negli altri partiti, in tutte le amministrazioni d’Italia, che continuano indisturbati in pieno anonimato, citati dai giornali, quando li scoprono, con trafiletti in 18a pagina, senza che venga citato il partito di appartenenza. Nella classifica dei paesi piĂą corrotti siamo ai primi posti nel mondo, ma abbiamo una pessima reputazione anche con la nostra stampa, piĂą preoccupata di avere un padrone, che di riportare i fatti.