Siamo stati alla presentazione del disco di Simona Boo & the cultural boo team, al chiostro in San Domenico Maggiore. Abbiamo diviso le clip in momenti. Questo è l’ingresso dei Pegaonda, un gruppo di percussionisti, che da sempre condividono con Simone l’amore per i ritmi Brasiliani.
Andrea Tartaglia è il mio modello di vita. Se qualcuno mi chiedesse: “Cosa vuoi fare da grande?” risponderei senza esitazioni: “Voglio vivere come Andrea Tartaglia”. La sua esistenza è interamente dedicata alla natura, all’ambiente, agli affetti, agli amici, alla musica e ai testi che rappresentano la somma di tutte queste esperienze.
Ho condiviso momenti con Francesco e Gabriel (i miei figli, II e III), “alla terra” come lo definisce lui, attribuendo a questa espressione un significato molto più ampio, un legame profondo con la natura e i suoi frutti. Andrea coltiva di tutto, con un fico che regala frutti deliziosi, pomodori di varie specie (i migliori provenienti dal Vesuvio) e piante officinali con aromi così intensi che non avevo mai sperimentato prima.
Con lui ci sono gli amici di sempre, quelli che condividevano l’amore per i graffiti sui muri dell’area flegrea: Mattia, Paolo, Federico, Anna. Non sono semplicemente un gruppo, ma un autentico modo di vivere, sentito e genuino.
Andrea proviene da una famiglia di professionisti, con un fratello che è medico. Mi ha raccontato che la sua famiglia ha inizialmente faticato ad accettare il suo stile di vita libero e ribelle, finché non lo ha visto in televisione a Music & The City. A quel punto, hanno compreso e accettato la sua autenticità.
Bellissimo finale intorno al fuoco con altri amici che ci hanno raggiunto
Ho sentito cantare Fabiana per la prima volta su youtube accompagnata da una chitarra in un negozio di strumenti musicali. Ed ogni volta che l’ho risentita sono entrato in quella che lei chiama “la bolla emotiva”, una connessione che cerca di creare con quelli che la ascoltano. Lei scherzando in un altra intervista a Music&thecity con Cecilia Donadio si definisce “jazz oriented”, ed in effetti la sua musica tra le varie matrici ha sicuramente anche il jazz.
Architetto e laureata in canto jazz (appunto) Fabiana ha un rapporto particolare con il mondo, ed uno dei suoi modi di essere libera e ribelle è quello di coltivare un pezzettino di terra al giardino dell’orco “un’azienda agricola sita nel cuore dei Campi Flegrei che affaccia sul Lago d’ Averno” [dal sito]. Mi ha ricevuto li, con lei c’era Luigi Esposito il bravissimo “pianista amico del cuore” un attore comico RINCHIUSO in un ragazzo timido lo definisce lei, con il quale collabora da sempre per comporre e per suonare dal vivo. Pur conoscendolo da diversi anni e stimandolo come musicista e come persona, ho fatto l’imperdonabile cazzata di chiamarlo Stefano (sono stato poi per tutto il tempo a scusarmi 🙂 [oramai sono alla demenza senile 😀 ]).
Fabiana in quel paradiso che si affaccia sul Lago D’Averno mi ha rivelato: “E’ un modo simbolico di affermare la mia indipendenza dal resto del mondo” raccontandomi la sua visione del consumismo e della sostenibilità. Luigi mi ha parlato delle doti in cucina di Fabiana e delle sue sorelle che vivono con lei.
Oggi sono a Scampia su uno dei terrazzi con Peppoh che suona live per liberi&ribelli, alle 16,30 “forse” mi raggiunge Annalisa Buffardi 🙂 . Stay tuned!
“‘A camorra song’io” – A67 : il remake Liberi&Ribelli L’appuntamento era alle 11 del 21 Luglio nel fantastico studio/sala prove Arte 58 di Roberto Perrone nel cuore del quartiere di Bagnoli. Dovevamo realizzare il remake di “‘A camorra song’io” con gli A67, che a 15 anni esatti dalla sua uscita conserva intatta la sua potenza. Non posso usare la parola “canzone” per definire “‘A camorra song’io”, è qualcosa di più, è un manifesto, qualcosa che ho incontrato centinaia di volte quando cercavo musiche per gli approfondimenti di cronaca nel periodo delle faide di camorra. Per questo motivo gli associo immagini di dolore e crudeltà, e quindi forse su di me ha un impatto emotivo molto forte. “Se a paura fa 90, a dignità fa 180” è l’urlo di Daniele Sanzone, voce e autore degli A67, che sintetizza un meccanismo basato sulla paura, sull’omertà, e sulla voglia di liberarsi e ribellarsi a quel sistema così radicato nel nostro tessuto sociale, che sembra che non possano esistere altri tipi di realtà. E la Scampia del 2005 è uno scenario surreale dove lo spaccio “quasi libero”, le continue faide e i morti innocenti sono diventati la normalità. Gli A67 si sono trovati al centro di quel tifone, proprio dove il vento non è fortissimo, e hanno avuto un punto privilegiato (e doloroso) di osservazione. Sanno di portarsi quel mondo addosso, come una seconda pelle, che condiziona i loro atteggiamenti e le relazioni con il resto del mondo. In quell’inferno nasce questa Rock band che nel corso del tempo ha lavorato sul suo sound introducendo anche suoni elettronici, ma il suono crudo della chitarra distorta di Enzo e l’incalzante incastro tra basso e batteria sono sicuramente l’urlo degli A67, che continua a farsi sentire anche a 15 anni di distanza. Il video uscirà nei prossimi giorni. Stay tuned!
Abbiamo registrato ‘a camorra song’io dal vivo utilizzando la mia 18/20. Ieri sera ho terminato la produzione audio ed il montaggio delle riprese video. Tutto in un giorno!
Liberi&Ribelli con Andrea Tartaglia e Valerio Jovine e Speaker Cenzou. Coming soon
Ieri è stato il mio compleanno, ho voluto regalarmi una serata particolare, in un atmosfera che mi ha riportato indietro ai tempi in cui suonavo, provare di nuovo quelle sensazioni del preconcerto, quel pizzico di tensione, il divertimento. Ho trovato Andrea Tartaglia, Valerio Jovine e Speaker Cenzou in un noto complesso balneare sul litorale domizio. L’esperienza è stata molto divertente, informale, goliardica. Andrea è molto legato alla sua terra, e continuamente si batte contro la devastazione ambientale opera della criminalità organizzata, che da decenni non ha minimamente capito la vocazione di quel territorio, inquinando tutto quello che si poteva toccare. Guardando il sole scendere nel mare ha detto che se avessero potuto avrebbero devastato anche quello. Con Valerio abbiamo discusso dello stato dell’arte della musica a Napoli, della mancanza di strutture e dello scarso interesse delle istituzioni per la categoria, degli effetti del Covid 19 sui concerti e sull’ispirazione che regala una città come napoli.
“Si ‘a paura fa 90 a dignità fa 180” canta Daniele Sanzone nella sua canzone “A camorra song’io”. L’ho incontrato stamattina all’ottavo piano di una delle torri di Scampia, per pianificare il racconto per free&rebels. E’ stato subito feeling, un continuo riscontro sulle varie forme di camorra, nei vari luoghi e nelle varie epoche. In questo primo approccio mi ha parlato del suo rapporto con il padre, pittore e “direttore degli ‘A67” come amava definirsi, e dei valori che ti insegna il nucleo familiare, che alla fine, fanno la differenza in qualsiasi contesto, e che in qualche modo, assicurano una forma di immunità e di rispetto in quel mondo di spietata ferocia che era la Scampia in ostaggio dei clan. Daniele ritornato a casa da poco, vive proprio nella stanza che fu di suo padre, completamente ricoperta dalle sue opere d’arte, compreso il soffitto che raccoglie in sovrapposizione moltissime raffigurazioni.
Daniele, laureato in filosofia, è voce ed autore degli ‘A67 (che sarebbe nello slang napoletano la 167), il quartiere popolare tristemente noto in passato per le piazze di spaccio e le conseguenti faide per il controllo del territorio da parte dei vari clan. La sua ribellione a quel sistema è rappresentata da quell’urlo che arriva diretto allo stomaco che è la sua musica. Esordisce con un album nel 2005 A camorra song’io che è un feroce j’accuse non solo ai clan, ma anche allo Stato che ha latitato per troppo tempo in quei territori, e contro la cinica indifferenza di chi non vive quella quotidianità, quella di chi pronuncia la solita frase “tanto si ammazzano tra di loro” quando il sangue imbratta le strade del quartiere dimenticando che si tratta solo di persone, che spesso non hanno avuto nessun altra scelta.
A Daniele non piace la trasformazione del suo quartiere in “brand di marketing” avvenuto grazie alla trasposizione cinematografica (Gomorra) dei fatti sanguinosi avvenuti nell’arco di moltissimi anni e rappresentati in una contemporaneità che non rispecchia la realtà. Mi ha salutato facendomi ammirare il Vesuvio, di fronte al suo letto, e leggendomi un brano del suo libro che a breve dovrebbe finire e mandare in stampa.
Tra qualche giorno avrò l’onore di girare il video di “A camorra song’io” a 15 anni dalla sua uscita, un testo che sento fortemente.
feliceiovino renegade free&rebel
All’ascensore mi ha parlato della sua esperienza musicale con Edoardo Bennato, un altro rebel che mi piacerebbe sentire. Con lui ha prodotto Accussì va ‘o munno, energia allo stato puro che ti fa dimenticare anche la dichiaratissima somiglianza con song2 dei blur.