Dietro le quinte: l’impresa della sigla in un’ora sul blue carpet

Quando mi hanno chiamato per realizzare la sigla del programma di presentazione dei palinsesti, sapevo che non sarebbe stato un compito semplice. Una sfida contro il tempo, tra luci, spostamenti e imprevisti. Ma oggi, guardando il risultato finale, so che ne è valsa la pena.

1. Preparazione lampo e “set” improvvisato

Avevo a disposizione solo sessanta minuti per girare e montare la sigla. Doveva esserci un’ambientazione da red carpet / blue carpet e un photo wall — elementi che richiedevano cura anche in pochi minuti.
Per questo ho scelto di installare la mia postazione di montaggio all’interno del bar dell’Auditorium della Musica, a Roma. È stato un compromesso: uno spazio che potesse ospitare PC, monitor, alimentazione, cavi e anche un minimo di tranquillità — pur restando vicino alle aree operative.

2. L’adrenalina delle riprese e i vincoli logistici

Ogni minuto era prezioso. Mi sono mosso rapidamente per girare le inquadrature sul blue carpet, sfruttare il photo wall, eventualmente cogliere dettagli di pubblico, ambientazioni, dettagli di luci e ombre.
Il vero problema logistico è stato raggiungere i pulman Rai, che erano la location finale per alcune riprese: spostarsi in tempo e coordinarsi con i mezzi è stato complicato. Ma con un po’ di audacia e una buona dose di adrenalina ce l’ho fatta.

3. Il labirinto dell’Auditorium

Chiuso il montaggio (o meglio: una versione avanzata), dovevo correre verso i pulman per le ultime riprese o consegna. Però l’Auditorium è un intricato groviglio di corridoi, sale, uscite di servizio. Mi sono perso più volte.
In quei momenti ho ricordato fisicamente cosa significa “lavorare in tempo reale”: devi orientarti, chiedere indicazioni, adattare il percorso, non perdere un secondo.
Ma alla fine, ho trovato la strada, sono arrivato al punto previsto, ho consegnato il girato e “chiuso” la sigla.

4. Soddisfazione e riflessioni

Quando tutto è andato in onda, ho provato una sensazione fortissima: non solo il sollievo di avercela fatta, ma l’orgoglio di aver trasformato un’idea in immagini, in un giro di lancetta che sembrava impossibile.
Questo tipo di lavoro ti ricorda che la tecnica da sola non basta: serve resistenza mentale, decisione, improvvisazione. In una sola ora devi essere regista, operatore, editor, problem solver.

5. Consigli per chi vuole cimentarsi

Progetta in anticipo: anche se il tempo è poco, preparati mentalmente (storyboard, shot list minimali).

Allestisci la postazione “mobile” nel luogo più vicino possibile alle aree operative, ma con spazio sufficiente per lavorare.

Conosci il luogo: se possibile, fai una ricognizione preventiva delle vie d’uscita, dei corridoi.

Usa percorsi ridondanti: quando ti muovi da A a B, tieni in mente alternative in caso di ostacoli.

Rimani freddo sotto pressione: ogni errore ti costa tempo — gestire lo stress è parte del mestiere.

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