liveinmarconistreet FLO, Fosse Capace.

Fosse capace
‘e te vení a cercare
fino a ‘nfunn ‘o mare
addò ‘o scandaglio nun po’ arrivare

Fosse capace
‘e te vení a cercare
fino a ‘ncopp ‘o sole
addò l’auciello nun s’azzarda a pensare

Fosse capace
‘e sta deritt’ mmiez ‘o viento
cu ‘na faccia felice
te dicesse nun è niente

Fosse capace
‘e campare ‘na vita ‘o cuntrario
e me stesse cu ‘a capa avutata
pe’ sotto e cu ‘e piere pe’ ll’aria

Fosse capace
scagno ‘a notte p’o juorno
pe te veré ‘e durmì
nun dormo

Fosse capace
ma te guardo ‘a luntano
senza dicere niente
mett’ ‘a faccia dinto ‘e mmane
e m’annasconno

pecché fosse capace e tu
nun te n’accuorge
nun te n’accuorge ‘e me

Fosse capace
e fare sott’ e ‘ncopp o munn’ sano
cammenasse pe’ ddo’ tu cammine

Fosse capace
e te tuccà sultanto chiano chiano
pe’ te tenè vicino

Fosse capace
e scavà dinto ‘o scuro
tutt’ chello ca pierde
je ‘o truvasse sicuro

Fosse capace
ma te guardo ‘a luntano
senza dicere niente
mett ‘a faccia dinto ‘e mmane
e m’annasconno

pecché fosse capace e tu
nun te n’accuorge
nun te n’accuorge ‘e me

e ‘nfunno, sempe cchiù ‘nfunno
astipo o nomme tuoje e ‘o scuorno e ‘nu cecato

‘nfunno, sempe cchiù ‘nfunno
a me nun m’è passata

e ‘nfunno, sempe cchiù ‘nfunno
si n’ata primmavera passarrà

e ‘nfunno, sempe cchiu ‘nfunno
fosse capace e nun ‘a fa passà


Nasce a Potenza nel 1931, si laurea in architettura all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel 1957, entra a far parte nello studio di Francesco Della Sala dove conosce Massimo Pica Ciamarra nel 1963; entrambi realizzarono insieme a Michele Capobianco, il Palazzo della Nuova Borsa Merci. Vive a Napoli da sempre, dove insegna presso la Facoltà di Architettura dell’Ateneo Federiciano. Artista e designer di rilievo internazionale. I suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi Musei europei e d’oltreoceano (Musèe des Art Decoratifs, Parigi; Museo di arti decorative, Groningen – Olanda; Denver Art Museum, Denver-Colorado; Museo d’Arte, Montréal – Canada; Museo della Triennale di Milano). Dalisi appartiene a quella generazione di architetti, cresciuti sulle ceneri di un razionalismo ormai in crisi. Laureatosi a Napoli nel ’57, in pieno “razionalismo organico”, si è distinto come l’architetto inventivo. Allievo di Della Sala, che aveva lavorato con Gropius, imparò, da lui, l’incontentabilità: non essere mai soddisfatti dei risultati, lasciarsi stimolare anche dall’errore, una variabile che apre spazi mai programmabili. Negli anni sessanta si dedica anche al design realizzando un tavolo smontabile e riciclabile mentre nel 1969 diventa professore alla facoltà di architettura di Napoli e nel 1973 è uno dei fondatori del movimento dei Global Tools, che nasce come pura espressione del Radical design e di cui racconta origini e sviluppi nel n° 10&11 della rivista Spazioarte, curato da Ugo La Pietra e dedicato all’Architettura radicale. [1]. Sempre in quegli anni realizza opere di riqualificazione del Rione Traiano sfruttando la cooperazione con gli artigiani locali. Nel 1979, incaricato dalla ditta Alessi di produrre una versione della classica napoletana, inizia il suo lavoro di ricerca sulla caffettiera napoletana. Dai prototipi inventati nel quotidiano rapporto coi lattonai ed i ramaioli di Rua Catalana, Dalisi ha sempre sperimentato nuovi usi e funzioni per quello strumento che è ormai diventato il fulcro di un’opera buffa del design, premiata con il Compasso d’Oro 1981. Questa ricerca, che ha prodotto caffettiere di varie fogge e sculture che giocano con i sottintesi di quelle vecchie forme, sembra non avrà mai fine, come la manipolazione di un oggetto magico, che rivela ad ogni mossa del giocatore una parte nuova di sé e dell’uomo che lo muove. È stato come entrare nei sotterranei della storia d’un popolo, nell’anima di una città attraverso un processo di analisi storica e sociologica; la caffettiera si è animata, si è fatta produzione fantastica, espandendosi sempre più. Nel 1987 la caffettiera napoletana entra in produzione e Dalisi diviene internazionalmente noto.
E’ scomparso a napoli  il 9 aprile 2022

Fede ‘n’ Marlen, il suono gitano di una fisarmonica ed il legno duro del folk di una chitarra Napoli, Granada, Buenos Aires, Rione Sanità. Da questi luoghi nascono i suoni che nel 2013 danno vita al sodalizio tra le due cantautrici Fede ‘n’ Marlen, Federica Ottombrino e Marilena Vitale, due ragazze napoletane che si incontrano e scoprono un mondo in comune, che insieme possono creare canzoni…
Qui il Video

The Shak & Speares, band folk-rock made in Pompei, nascono nel novembre 2010 nella Marlowe’s House, una generosa stamberga persa nelle campagne vesuviane.

Tutti partoriti in casa i fratellini Marlowe, in rapida successione, sparati fuori dall’energia della musica che smuove l’anima. Debuttano come spalla degli Orange e dopo appena due mesi e una dozzina di concerti, il 9 luglio 2011, calcano il main-stage del Neapolis Festival con Skunk Anansie, Mogwai e Architecture In Helsinki. Comincia così la collaborazione con la Freak House Records e con la Happy Mopy Records, collaborazione che porterà alla registrazione, presso il Mono Studio di Milano e con la partnership del SAE Institute, di GAGSTER (Mirko Iapicca e Matteo De Marinis – Artist Pruducer, Head Engineer) primo disco dei The Shak & Speares, missato da Ercole Longobardi (Planet Funk, Nobraino) e masterizzato da Francesco Fontanella. Intanto, a riscaldare l’attesa del loro debut-album (21 gennaio 2013), girano 3 videoclip cui ne seguono altri due subito dopo l’uscita dell’album, tutti prodotti con il videomaker Michele Pesce. Il primo, “Zoolander”, viene lanciato in anteprima nazionale dalla rivista on-line Rolling Stone, gli altri invece guadagnano le esclusive su Rockit, La Repubblica XL e FanPage. L’intenso tour promozionale li vede suonare in tutti i club più cool italiani e partecipare a varie trasmissioni radiotelevisive e ai più importanti festival, quali GiffoniFilmFestival, SISLEY Indipendent Tour, Segnali Rock Fest, Neapolis, MilanoFilmFestival, condividendo il palcoscenico con i Dinosaurs Jr, i Blonde Redhead, il Teatro Degli Orrori, gli Zen Circus, i Management Del Dolore Post-Operatorio, Lo Stato Sociale, la Bandabardò, i Vadoinmessico, gli A Toys Orchestra. A chiudere in bellezza il tour, tre tappe in quel di Londra: al 12 BAR CAFE’, storico club nel quartiere Soho, allo YUCK Indie Club, faro nella notte della giovanissima Uxbridge e allo storico The Water Rats, di spalla a Vic Godard con i suoi Subway Sect (Paul Cook dei Sex Pistols alla batteria) il quale decide di regalare loro una “perla” che i The Shak & Speares pensano bene di includere nel secondo album DRAMEDY, uscito il 30 Settembre 2014