intervista:

In una giornata troppo soleggiata, è meglio restare a casa e accendere la televisione. Fortunatamente, per puro caso, scopro che è uscita la nuova stagione di Dark, una delle migliori serie TV su Netflix. È tempo di fare un po’ di binge-watching.

All’episodio 2×04 sento una canzone molto bella. Sblocco il cellulare, apro Shazam e, dopo due secondi, scopro un nuovo artista: David O’Dowda. Interessato a conoscerlo meglio, decido di attraversare – virtualmente, ovviamente – il Canale della Manica e di cominciare a chiacchierare con questo compositore, cantante e polistrumentista irlandese, ora residente a Manchester. Ecco di che cosa abbiamo parlato.

Partiamo subito dalla tua esperienza più recente. Com’è stato lavorare con Netflix?

Netflix è un’organizzazione enorme, credo che nessun compositore o musicista abbia mai lavorato direttamente con Netflix. La mia canzone è stata selezionata per lo show dal music supervisor della serie “Dark”. Ho adorato la Prima Stagione della serie ed ero onorato di sapere che avrebbero usato la mia canzone ‘The World Retreats’ nella Seconda. È così piacevole essere inserito in una serie in cui sono presenti tanti altri brani fantastici (bellissima, per esempio, la colonna sonora di Ben Frost).

Fondi nei tuoi brani orchestra, voce e anche musica elettronica. Dove registri i tuoi brani?

Il 99% della mia musica è registrata in un piccolo studio nella mia casa. Attualmente ne sto costruendo uno più grande al lato della casa, ma ho lavorato in piccoli ambienti per anni. Amo lavorare il più vicino possibile alla mia famiglia. Mi fa sentire bene. Alcune persone dicono che bisognerebbe separare la vita di casa dalla vita lavorativa, ma io preferisco poter fare la passeggiata col mio cane quando voglio, sedermi nel mio giardino per una pausa e, in generale, sentirmi vicino a casa. Ho tutto quello di cui ho bisogno per registrare nel mio studio, e quando ho bisogno di registrare archi o orchestra, posso andare in un altro studio per farlo oppure farlo fare a distanza.

Quando hai iniziato a suonare musica e a sentirti ufficialmente un musicista?

Mi sono sempre sentito un musicista. La musica è stata presente nella mia famiglia da sempre ed è un modo di vivere più che un’ambizione. Suono il piano dall’età di 4 anni, principalmente come passatempo. Non è cambiato poi così tanto da allora.

Parliamo ora dei tuoi riferimenti musicali. Nella tua musica sento personalmente qualcosa di simile agli ultimi lavori di Bon Iver e Glen Hansard, ma dimmi tu quali artisti ti hanno ispirato nell’arco della tua carriera da compositore.

Ohhh… Questa sì che è una domanda difficile. Glen Hansard qui da noi è un eroe nazionale! Ricordo di averlo visto live in un concerto nella mia città con la sua band (The Frames) in Irlanda nel 1997. La sua musica mi è sempre rimasta in testa. Cerco di ascoltare più musica possibile, e non posso dire esattamente quali artisti o generi mi ispirino particolarmente. Provo a portarmi in uno stato aperto di meditazione quando scrivo nuova musica, e qualsiasi cosa viene fuori, viene fuori. Una volta che l’ho scritta liberamente, la parte dell’editing e della produzione è molto più attenta. È in questa fase che posso comparare la mia musica a quella di altri artisti per verificare se le loro qualità coincidono.

Cosa consiglieresti a un artista emergente in cerca costante di riconoscimenti che tardano ad arrivare?

Se senti di non essere notato, il mio consiglio è di continuare a scrivere. Poi scrivi ancora di più. Devi arrivare alla consapevolezza di essere bravo a concludere più lavori possibili. È importante essere capaci di concludere canzoni, a prescindere dal fatto che siano belle o meno. Fallo. Tanto. Lavora più duramente di tutti quelli che conosci. Dormi bene. Mangia bene. E punta alla qualità e alla creatività. L’originalità verrà poi come conseguenza: puntare sin da subito a essere originali funziona raramente