SunCity, è il viaggio in bici nella città di Napoli alla scoperta della musica.
Girato in un solo giorno, rappresenta quello che si puo vedere ed ascoltare facendosi un giro nei punti dell’arte e della musica nella cittĂ  di Napoli.
Questo cortometraggio è stato presentato al Napoli film festival ed. 2016, riscuotendo grandi consensi tra il pubblico e gli addetti ai lavori.
Ma il viaggio continua, SunCity è un progetto più ampio, è il racconto di una città che non smette mai di parlarci e stupirci.

Pura new wave, quella degli inizi.
Siamo negli anni 80, Reagan è al potere con il suo “edonismo”, e il mondo attraversa un momento di assurda cecitĂ .  L’imperialismo nazionalista americano torna alle vette impensabili appena pochi anni prima, il mondo occidentale è preda del consumismo piĂą sfrenato,  i movimenti ideologici giovanili e proletari degli anni 70  sono solo un ricordo.
Quando ascoltai Doot doot la prima volta, ho visto il futuro. La sintesi FM (la yamaha Dx) era ancora da venire, tutti i suoni erano concepiti con i vecchi analogici con gli oscillatori ad onda. All’epoca c’era il fair light, la prima forma di sintesi generata da un vero e proprio PC, che  pagavi fino a 150 milioni di lire, gli americani con il moog, il Kurzweil, e la scuola della solidissima sintesi nordeuropea (la tedesca PPG wave) , quasi completamente ignorata dal mercato a favore dei colossi giapponesi, korg, yamaha, roland.

Ma rendevano benissimo l’idea.
Per quanto banale, nel contenuto, forse rispecchiando proprio la crisi dei valori del periodo, doot doot è sicuramente una pietra miliare, nella musica elettronica, passata completamente inosservata.

Da ascoltare anche I New Music, molto piĂą radicali nelle loro scelte, mentre “provano” i primi campionatori in Warp.

E’ questa gente che mi consola e mi fa ricordare perchè 10 anni fa scelsi la croce di essere un “grillino”.
L’avevo quasi dimenticato. Non certo Roberto “Figo” (), perchè dalle mie parti, nell’azienda a conduzione familiare , non è cambiato un emerito cazzo (anzi)

Haux – Seaside

Non mi va di pensare.
Ne di tirare le somme, scoprire chi vince e chi perde.

Ma una cosa la so: Tu non hai vinto e non vincerai,
perché in tanti sono testimoni di quello che fai,
tu e il tuo fottuto sistema di complicitĂ 
basato sul familismo amorale e i suoi “simpatizzanti”.
Tu non hai vinto, perché non si vince occultando la verità e le persone
sporcandole a tutti i costi per continuare nei tuoi traffici.
Non si vince quando non si lascia niente
che valga la pena ricordare,
Non vinceresti nemmeno se trasformassi la mia vita
in una parete a picco, da scalare con le mani,
perchè non puoi fermare i fiumi, ne contenere il mare.
Rappresenti la maledizione del nostro tempo,
un brutto vecchio strascico che tende ad amplificarsi,
perpetrando all’infinito il tuo modo di agire e pensare,
facendolo diventare “sistema”.
Nel frattempo mi ispiri.

In quei treni sono passati tanti sogni, tante speranze, tante generazioni, tante vite.Per tanto tempo è stata l’unica cosa che ci collegava al mondo esterno, per certi versi, l’unica via di fuga verso le proprie aspirazioni, per altri una comoda sponda di un fiume che scorre dove sedersi ed ispirarsi.Dev’essere bello sedersi ad osservare, per capire gli altri, dai dettagli, dal modo di incedere, dalle espressioni del volto, da una ruga. Puoi assaporare l’attesa.
Mi piacerebbe avere il tempo per farlo. In quei treni la vita si ferma, almeno fino alla tua fermata.