Ieri sera su Rai 3 è finalmente andato in onda No Other Land, e uso la parola “finalmente” con un certo peso. Questo documentario avrebbe dovuto essere trasmesso molto prima: prima il 7 ottobre, poi il 21, poi ancora il 15 novembre. Un gioco di spostamenti che ha alimentato domande, sospetti, irritazioni. In tanti hanno parlato di pressioni politiche, di telefonate, di una certa prudenza che – quando si parla di Rai – sa spesso di autocensura più che di cautela.
E forse è proprio da qui che vorrei partire: dal fatto che un film già premiato con l’Oscar, celebrato nei festival di mezzo mondo, abbia dovuto faticare così tanto per trovare spazio nella nostra televisione pubblica. Non perché sia un film “pericoloso”, ma perché racconta una realtà che qualcuno considera scomoda.
No Other Land segue la storia dei palestinesi che vivono nell’area di Masafer Yatta, in Cisgiordania, un territorio dove interi villaggi rischiano di scomparire per far posto a un poligono di tiro. È un documentario capace di avvicinarti a quelle persone in modo diretto, senza filtri retorici: la terra che viene spianata, le case demolite, le famiglie che cercano di proteggere ciò che resta, giorno dopo giorno.
Ma quello che rende questo film davvero unico è chi lo ha realizzato. Un collettivo israelo-palestinese. Gente che, nonostante il muro, le identità contrapposte, le ferite che si tramandano da generazioni, ha deciso di raccontare insieme. Basel Adra, palestinese, che riprende la distruzione del suo villaggio, e Yuval Abraham, israeliano, che sceglie di mettersi dall’altra parte della barricata per mostrare cosa accade davvero.
È un gesto di coraggio e di rottura. Una dimostrazione concreta che la verità non appartiene mai a una sola parte.
Guardare questo film non è facile. Ti mette davanti a immagini che non puoi archiviare in fretta. Ti porta dentro una quotidianità fatta di precarietà, di attese, di ingiustizie troppo spesso ridotte, da noi occidentali, a statistiche o titoli di giornale. No Other Land non cerca la “neutralità”, ma neppure il sensazionalismo: racconta semplicemente ciò che vede. E lo fa con una delicatezza e una forza che raramente convivono.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a due fenomeni paralleli: da un lato le promesse – come quella annunciata da Donald Trump e da Rai – di porre fine a conflitti, dare voce a narrazioni invisibili, amplificare storie come quelle raccontate in No Other Land. Dall’altro lato, però, abbiamo vissuto la diminuzione dell’attenzione collettiva verso questi temi, una sorta di stanchezza emotiva o di distrazione crescente.
È emblematico: Trump ha presentato un piano di pace per Gaza di “20 punti”, eppure molti osservatori sottolineano che, al di là della celebrazione, mancano ancora le condizioni concrete per evitare che tutto resti sulla carta.
E mentre il conflitto continua, la copertura, l’interesse nei media, la pressione internazionale sembrano diminuire.
Ci ritroviamo così a guardare un film che racconta una verità reale, potente, scomoda; a riflettere su una trasmissione che ha incontrato ostacoli; e allo stesso tempo dobbiamo renderci conto che la questione non è più “nuova” o “emergente” – per molti è diventata routine, e per molti altri un argomento da cui volersi distanziare.
Ma è proprio in questo contesto che la visione di No Other Land diventa ancora più importante: non solo per quello che racconta, ma per quel che simboleggia. È un invito a non abbassare lo sguardo, a non cedere all’indifferenza, a non accettare che la “questione palestinese” scivoli nel dimenticatoio delle notizie perché ormai “si sa come va”.
Se decidi di guardare – e magari di condividere – questo film, lo fai anche per contrastare questa tendenza al calo dell’attenzione. Lo fai perché ogni ri-sveglio dell’interesse diventa un atto di rispetto verso chi quella storia la vive davvero.
Ti invito ad aprire il link, a dedicargli tempo. Non perché serva una “lezione”, ma perché merita che ci si fermi, si ascolti, si accenda ancora una volta la curiosità e la coscienza. Qui Trovi in link Rai dove puoi vedere il Film.
Buona visione.
