Chiesa S. Maria delle Grazie Roccarainola Una chiesa costruita nel 1574 dai feudatari di Roccarainola, i Tomacelli, oramai in disuso per i danni provocati dal tempo e dal terremoto del 1980. Poi 40 anni di oblio. Ci hanno lavorato varie amministrazioni e finalmente oggi con l’amministrazione di Giuseppe Russo viene restituita alla popolazione. Molti rocchesi hanno dei ricordi legati a quella chiesa, e sono persone di una certa età, infatti è stata attiva fino alla fine degli anni 70. Questo è il filmato che abbiamo realizzato e proiettato il 4 Marzo per la sua inaugurazione.
Regia Francesco Maria iovino Gabriel Isaak Iovino Music and Lirics Felice Iovino Produzione Iovinocinemakers
Damigella del mio Re è cantata da Pina Iesu e composta da Felice Iovino
O mio tempo o mia fortuna è cantata da Carmen De Ponte è composta da Felice Iovino
Testo del cortometraggio
O Lucrezia, ambiziosissima Lucrezia! Quanto sei stata amata, invidiata, odiata. Sono passati 600 anni e si parla ancora di te, bellissima, colta, intelligente, poi potente. Avevi in pugno tutta la nobiltà, un popolo e un Re. Alfonso, un uomo, un guerriero, un politico scaltrissimo che sapeva ben tessere le sue alleanze per arrivare al potere, uno che conosceva benissimo l’animo umano, l’avidità, la bramosia. Sei riuscita a metterlo in ginocchio, a farlo sembrare persino una futile marionetta tra le tue mani. Un uomo di 53 anni ammaliato dalla potenza che può sprigionare una giovane donna, consapevole ed ambiziosa, oggi diremmo sveglia. Per dieci anni la tua stella ha brillato luminosissima sul regno di Napoli, al punto da diventarne la regina di fatto. Chi avesse voluto qualcosa dal Re doveva rivolgersi a te. Il re cambiò di fatto la sua residenza, quel presidio chiamato Torre Ottava, quella che oggi è Torre del Greco, divenne il crocevia di affari politici e diplomatici. La tua nobile e decadente famiglia, ebbe una enorme fortuna, in titoli, possedimenti, feudi. Bastava chiedere, il Re non ti avrebbe negato niente, sei diventata ricchissima e sapevi ben gestire i tuoi affari. Somma, Caiazzo, Ischia, oro, gioielli. E pensare che quando incontrasti il Re durante una festa, lui ti porse una borsa piena di “Alfonsini” le monete coniate dal Re, tu ne tenesti uno solo restituendo il resto dicendo “di Alfonsini ne basta uno!”. Dev’essere stato un colpo al cuore per il 53enne. Quell’attenzione disinteressata aveva fatto centro. Avevi scoccato il tuo dardo, e il Re non aveva scampo. Hai usato quel potere che vale più di tutti i soldati, i cavalieri, i cannoni e tutte le armi del regno messe insieme, la seduzione.
Così il Re come avevi ben previsto, ti cercò. All’inizio per gioco, l’avevi incuriosito ed ammaliato. Non era difficile, del resto era sentimentalmente annoiato, con una moglie in Spagna che non vedeva da 30 anni, per giunta sterile e in cattiva salute, e uno stuolo di cortigiane interessate, dalle quali aveva avuto diversi figli illegittimi, tra questi c’era Ferrante il suo erede al trono. Portasti al Re quella ventata di freschezza, quell’energia, quella voglia di ricominciare, ma soprattutto quella grande illusione di essere immortale, che ti da quel bellissimo sentimento che è l’amore. Ma tu eri perfettamente lucida, gestivi quel potere, aumentando il prestigio e le ricchezze della tua famiglia e il Re non aveva nemmeno cura di tenere segreto il suo sentimento, cosi ti ostentava pubblicamente al suo fianco sempre, in cortei, giochi, tornei, nascondendo forse sminuendo anche a se stesso l’esistenza di una moglie, in spagna, forse malata, ma pia, paziente, devota, e soprattutto discendente della potentissima famiglia reale spagnola. Senza contare le altre amanti del Re, i loro figli e le ambizioni di ognuna. Il gioco si era fatto più complicato e pericoloso. L’amore di Alfonso ti ha illusa. Ti ha fatto credere che niente fosse impossibile, o Regina, e tu ci hai creduto, cosi tanto da osare chiedere l’annullamento del matrimonio di Alfonso con Maria, la sterile moglie spagnola del tuo amante. Ed andrai a chiederla al nuovo Papa, Callisto III che tra l’altro è stato un cortigiano di re Alfonso e per giunta è un tuo familiare. Potrà mai negarti questo atto di giustizia?
E invece si, lo farà, facendo finta di temere le fiamme dell’inferno, ma in realtà prevarranno le ragioni di Stato. E cosi la tua, diventerà una corsa contro il tempo, con un Re 64enne ed una corte oramai sempre più gentile, ma intimamente ostile, che sta aspettando solo che il tempo finisca, che arrivi inesorabile il giorno. e il 27 giugno del 1458 la malaria ucciderà Alfonso, e quel giorno cadranno molte maschere, molti sorrisi si trasformeranno in facce minacciose, ogni ipocrisia verrà alla luce. A partire da Ferrante e sua moglie, minacciati dalla tua presenza nella successione al trono. Non c’è più Alfonso a proteggerti, che dio Salvi la tua anima!