2 Marzo 2021

Per qualche settimana la mia attenzione è stata focalizzata sul culto di San Gennaro. E come al solito Napoli mi ha regalato la meraviglia e lo stupore. Girando il piccolo documentario con Gabriel e Francesco ho scoperto cose bellissime, straordinarie.
Avevo sempre visto da fuori il fenomeno, la liquefazione del sangue, le imprecazioni delle fedeli, e tutto il folklore che ruota intorno a tutti i culti. Ed invece ho scoperto che quel culto è diverso, è il primo esperimento di culto dal basso, appartenente al popolo per una legge scritta molti secoli fa. Appartiene al popolo il culto, il tesoro e tutto quello che ruota intorno al santo. Ho chiesto per strada e alcune persone mi hanno detto che erano atee ma che credevano in San Gennaro 🙂 ! E’ ovvio che la chiesa non tollera questa forte ingerenza, e nel corso dei secoli ha sempre tentato di fare qualcosa per attenuare il fenomeno, cercando di interrompere quella tradizione lasciandola nell’oblio, tentando di declassare San Gennaro a Santo minore, inserendo elementi togati nella deputazione, dando una nuova definizione da miracolo a prodigio.
Sta di fatto che ho scoperto che il vero miracolo lo fanno i Napoletani, con il loro credere, con il loro fatalismo, collegando il presagio, trasmettendo il culto per generazioni. E’ lunga da spiegare, ci sono testi appositi per capire ma come al solito posso solo dire Ti amo Napoli perchè sei differente 🙂 !.

I programmi trasmessi in Eurovisione sono preceduti e seguiti da un’apposita sigla (dagli anni novanta comune a tutte le emittenti affiliate) che, seppure sia variata negli anni per quel che riguarda la grafica, è stata sempre accompagnata dal preludio del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier, pure più volte riarrangiato.

Peppoh, il cantante di Rap, è’ una delle storie di questa estate, l’estate di Liberi&Ribelli.
Peppe mi racconta il suo mondo, Secondigliano, una Napoli nella Napoli, un luogo nel luogo, dove Berlusconi e Ernesto Guevara, più noto come el Che, stanno nella stessa foto, come in una realtà parallela dove tutto è possibile e la visione del mondo assume contrasti e priorità diverse dal resto della città. Essere di Secondigliano è come avere una seconda pelle che ti rende riconoscibile agli occhi del mondo, per una serie di atteggiamenti e soprattutto per lo slang.
“Ammò, cugì”, fanno parte di un intercalare che identifica un gruppo, una Nazione che troppo spesso ha usi e regole differenti dallo Stato, e rimarca con forza il diverso significato dei due concetti.
Mi parla di un recente passato, quello dei Bipiani, un quartiere nel quartiere, fatto di prefabbricati che fino a qualche anno fa hanno ospitato storie di grande abbandono, miseria ed illegalità, a pochi passi da casa sua. Ma non si può fuggire da quello che sei, dalle tue radici, però si può evadere, essere differenti da quello che ci circonda, colorare il grigiore di quella periferia facendo la differenza, portare a tutti la propria visione del mondo.
Peppoh è un “bravo ragazzo” e l’accezione di bravo ragazzo in quei luoghi ha un profondità e una serie di ragionamenti che non faresti altrove. Abbiamo occupato un terrazzo per un tramonto a Scampia dove il sole è sparito tra le vele, abbiamo registrato dal vivo alcune sue canzoni, vi proponiamo Passione e Where is the rapstar? il resto lo ascolterete durante l’inverno, quando la nostalgia per l’estate sarà un sentimento più forte 🙂 . Grazie Peppe.

feliceiovino

Ho seguito Davide dai tempi in cui faceva le riproduzioni “mostruosamente esatte” dei dischi dei Pink Floyd, con tanto di indicazioni dello strumento usato compresi i parametri di fine tuning, era poco più che un teenager, attentissimo e sveglio su tutto quello che succedeva nel mondo del Rock progressivo.

Disk 1 Cover The Wall Pink Floyd

Disk 2 Cover The Wall Pink Floyd

Un vero talento, di Aversa, figlio del mio amico Francesco, ingegnere/chitarrista altrettanto talentuoso, con il quale ho suonato durante la mia adolescenza. A confermare la massima attenzione per il rock progressivo è una cover di Davide (forse 15enne?) trovata in rete di una canzone di elio e le storie tese: “il plafone” che ha una sequenza armonica che spiega al primo ascolto cosa significa Rock progressivo.

Quando sono venuti a suonare in Rai (da noi si suonava dal vivo), hanno portato tutta la loro attrezzatura sequencer e pad di batteria elettronica, ed ho avuto la chiara sensazione di un evoluzione del genere, che c’è ancora spazio e che non è stato detto tutto, un po come nella new wave degli inizi degli anni 80.


“Wake Me” live in Marconi Street, Naples (RAI studios)
Broadcasted by RAI 3 television channel during TGR’s program “Music&theCity”.

WILFUL DREAM are
Davide Capolongo – vocals, guitar, keyboards
Giuseppe Scuotri – keyboards

with
Nicola Terzo – drums
Gianni Grappone – keyboards

Felice Iovino – camera & video editing & postproduzione audio
Claudio della Rocca – camera

Composed by Davide Capolongo
Written by Giuseppe Scuotri

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wilfuldream.bandcamp.com
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Il 26 giugno è uscita “Slip Away” (Official Video)

Meet my mind again
I’ll be gone astray

Sometimes I just feel too far
From everything in time and space

You see I can’t walk out
Nor I can stay
So I’ll roam this empty room
Lookin’ at you
And slip away

You see I can’t walk out
Nor I can stay
But I’ll cast my flighty tune
Lookin’ at you
‘Til I find another way for you to tell
I’m doing well.

Nun ce guardammo arete
Pecché sapimm ggià chell’ ca truam
Quant uocchie sconosciut
Cca ‘na vot c’era ‘n frat
E nun dicimm nient
Ma che parlamm a fa’?
Si po nun sentimm tutt ‘e voci
Che sajen ra strada
O core mij nun sap si se vo sceta’
E chest’ notte che ce strigne troppo forte
Nun ce fa respira’
E chest’ notte che ce scenn’ annanz all’uocchie
E nun se fa guarda’
Ma quant vot astrignimm ‘e mman ma in mano nun truamm nient’
E chest’ notte, e chest’ notte
E chest’ notte
Ma nun me e rat aurienz
Stu core pazzo e già mbriaco
E nun dicimm nient
Ma che parlamm a fa’
Si po’ nun sentimm
Tutt’ ‘e ‘llucch ca sajen ra strada
O core mio no nun sap
Si se vo sceta’
E chest’ notte ca ce strigne troppo forte
Nun ce fa respira’
E chest’ notte che se scenne annanz all’uocchie e nun se fa guarda
Ma quanti vot astrignimm ‘e mman ma n man nun truamm niente
E chest’ notte, e chest’ notte
E chest’ notte, e chest’ notte